«Nel mondo del vino le donne sono molto più agguerrite perché hanno quel senso di rivalsa nei confronti di un settore prevalentemente maschile». Camilla Rossi-Chauvenet, giovane donna e vignaiola di origini venete, esordisce così, con emozione sincera, commentando la recente vittoria dei Tre Bicchieri del Gambero Rosso con il suo Zacinto ’23 di Masseria Cuturi, un negroamaro in purezza dal carattere intenso e sottile, quasi a riflettere la sua personalità. «Non nascondo la sorpresa per il premio, specialmente per un Negroamaro». Ma Camilla non si ferma al riconoscimento: il suo è un progetto di vita che abbraccia la rinascita di un territorio, e una battaglia, gentile ma decisa, per affermare la visione di una nuova Puglia del vino.
La storia della Masseria Cuturi
La storia di Camilla e della sua azienda salentina inizia dalla parte opposta del tacco dello Stivale. Originaria del Veneto, Rossi-Chauvenet ha una radicata esperienza vinicola alle spalle, iniziata quasi per caso in Valpolicella. «Vengo da una famiglia di astemi – racconta – ma avevamo questa tenuta in Valpolicella che vendeva uva ad altre cantine. A 18 anni mi sono iscritta a un corso da sommelier e lì ho capito: il vino era la mia strada». Da quel momento in poi, Camilla non si è più fermata: ha frequentato l’università agraria a Padova, ha fatto un Erasmus a Madrid e un periodo di formazione in Francia, per poi tornare in Italia con un obiettivo chiaro. «Nel 2003 abbiamo imbottigliato le nostre prime mille bottiglie. All’inizio è stato difficile trovare un team, ma con il tempo siamo arrivati a 100mila bottiglie».
Nel 2008, Camilla, dopo qualche anno di esperienza nella sua azienda Veneta, si innamora del Salento, delle sue terre soleggiate e della storia antica della Masseria Cuturi, una proprietà di 300 ettari tra vigne e ulivi secolari a Manduria. «La Masseria era all’asta. C’era una lunga storia da proteggere e un potenziale enorme. Così abbiamo deciso di ridarle vita, ripiantando vigneti e recuperando un territorio unico». Camilla e la sua famiglia investono così nella tenuta, avviando un progetto biologico e sostenibile, volto a rispettare la Conca d’Oro, un appezzamento fertile, irrigato dal fiume Chidro, che si estende tra la masseria e il mare. Ma soprattutto si prendono di nuovo cura di un terreno che era stato totalmente abbandonato e che custodiva la storia della prima barbatella del Primitivo di Manduria in Salento. È infatti all'interno della masseria che nel 1881 Tommaso Schiavoni Tafuri, un ricco possidente di Manduria, prosperosa cittadina della Puglia salentina, sposò la contessa Sabini, di Altamura; la nobildonna portò in dote alcune barbatelle di Primitivo al futuro sposo, che furono piantate per la prima volta nell'areale che oggi è della masseria Cuturi.
La sfida in Puglia
Portare innovazione in un contesto tradizionale non è stato facile. Lei, veneta trapiantata nel Salento, si è subito posta l’obiettivo di valorizzare le caratteristiche autentiche dei vitigni locali, con un approccio moderno e più pulito, come racconta. «In Puglia i vini tendono a essere carichi di zuccheri residui e alta gradazione alcolica. Noi, con Zacinto, abbiamo voluto vinificare in acciaio, puntando su un’espressione essenziale, senza fronzoli».
In una regione che guarda spesso al di fuori per trovare ispirazione, Camilla preferisce concentrarsi sul valore locale. «È assurdo che la Puglia guardi sempre all’esterno quando ha già tanto da offrire. Il prodotto pugliese ha una sua forza intrinseca». Nella sua visione, questo vuol dire riscoprire una tradizione secolare ma con gli strumenti dell’agricoltura moderna e della meccanizzazione digitale.
Essere una donna del vino in un mondo di uomini
Dietro al successo di Camilla c’è anche una storia personale fatta di coraggio e ostinazione. «La mia famiglia mi ha lasciato carta bianca», racconta, ma da giovane imprenditrice ha dovuto fronteggiare molte sfide: «Una donna nel vino viene spesso relegata al marketing, mentre le decisioni spettano agli uomini. È un mondo dove le donne devono combattere di più per essere prese sul serio». Camilla ha trovato sostegno e ispirazione in altre donne che come lei hanno sfidato le convenzioni, come Marinella Camerani o Elisabetta Foradori. «È importante fare squadra tra donne, per affrontare un settore che ci vede ancora come eccezioni». La sua azienda veneta, Massimago, così come Masseria Cuturi, si concentra molto su un'impostazione del lavoro tutta al femminile, dove giovani donne sono attive in tutti i ruoli di lavoro, dalla vendita alla produzione, dimostrando come il talento possa farsi spazio anche in ambienti tradizionalmente maschili.
Sostenibilità e bottiglie meno pesanti
In Puglia, Camilla ha portato non solo un nuovo stile produttivo, ma anche una filosofia alternativa: «Abbiamo scelto bottiglie leggere, da 400 grammi, tra le prime cose che abbiamo deciso. In Puglia si tende a usare bottiglie pesanti per dare l’impressione di un vino di qualità superiore. Ma il peso della bottiglia non è sinonimo di qualità». Camilla racconta con fierezza di aver optato per una bottiglia borgognotta anziché bordolese, andando contro corrente in una regione abituata a seguire le tendenze esterne. Per lei, la sostenibilità è parte integrante del progetto, come lo è la valorizzazione del territorio. Masseria Cuturi si trova all’interno di un parco naturale protetto, dove Camilla e il suo team lavorano secondo i principi dell’agricoltura biologica. «Siamo fortunati ad avere un patrimonio naturale straordinario, e lo tuteliamo con il massimo rispetto. Voglio che Cuturi diventi un esempio per la zona, un punto di riferimento dove natura, innovazione e tradizione convivono».
Oggi Camilla guarda con entusiasmo al futuro della Masseria Cuturi e della Puglia vitivinicola, ispirata dall’esempio di produttori pionieri come Gianfranco Fino: «Ha dimostrato che la Puglia può produrre vini di altissimo livello, e io voglio contribuire a questa rinascita». Il suo è un progetto di lungo termine, una storia che sta appena iniziando, ma già con radici profonde. «Cuturi è il terzo figlio dei miei genitori», dice Camilla con un sorriso. «Mi dà tanta energia e tanto entusiasmo. Mia madre e mio padre ora non sono più del tutto astemi, i miei vini li bevono con piacere. E penso che sia un grande riconoscimento per quello che siamo riusciti a costruire». La sua rivoluzione, gentile ma decisa, continua. E come ci racconta, in Puglia c’è ancora tanto da fare.