A pochi giorni dalle elezioni europee e alla vigilia di una nuova legislatura, Fivi (Federazione italiana vignaioli indipendenti) e Cevi (Confederazione europea dei vignaioli indipendenti) hanno presentato un manifesto in 5 punti (dopo quello di Unione italiana vini della settimana scorsa) che è stato inviato ai candidati italiani al Parlamento Ue, per sensibilizzarli sull’importanza di legiferare in modo efficace, coerente e armonioso, per garantire un futuro al comparto vitivinicolo.
I cinque punti del manifesto
Cinque le richieste delle due sigle, per altrettanti punti. Il primo punto riguarda il riconoscimento del vino come prodotto agricolo, riformando la Pac in modo più inclusivo per i piccoli produttori. Il secondo concerne la sostenibilità economica, attuando misure che riducano i costi di produzione, semplifichino le vendite e rendano più semplice, efficiente e competitiva la conduzione delle piccole imprese vitivinicole. Il terzo è sulla sostenibilità ambientale, con il sostegno alla transizione agro-ecologica e la ricerca di nuove tecniche agronomiche, non puntando tutte le carte solo sulle tecnologie di evoluzione assistita. Nel quarto si parla di sostenibilità sociale, rafforzando il raccordo tra aziende agricole e territorio, valorizzando le esternalità positive delle imprese verticali. Infine, nel quinto, c'è la richiesta di evitare nuove misure restrittive sul consumo moderato e consapevole di vino, sostenendo con forza l'obiettivo di combattere l’abuso e il consumo dannoso.
L'appello del presidente Cesconi
«Il vino non è semplicemente una bevanda alcolica, ma è innanzitutto un prodotto agricolo», sottolinea il presidente di Fivi, Lorenzo Cesconi, che ricorda come senza viticoltura non ci sia paesaggio rurale storico, tutela territoriale contro il dissesto idrogeologico, ma ci sia un abbandono della terra e lo spopolamento delle aree interne. «Senza vignaioli - aggiunge - il mercato del vino sarebbe appannaggio di prodotti industriali avulsi dal territorio. Alle istituzioni europee diciamo: non chiediamo semplicemente sussidi, ma il riconoscimento del nostro ruolo e una strategia coerente che punti a una riforma strutturale del sistema vitivinicolo europeo».