La scorsa settimana, il mercoledì 13 gennaio si è spento a oltre novanta anni di età, Olivio Cavallotto, uno degli ultimi grandi patriarchi del vino di Langa. Un lutto che segue quelli di altri grandi nomi della vitivinicoltura, come Paolo Foradori, Giuseppe Zorzettig, Gianni Piccoli, Luciano Pionache ci hanno lasciato in queste settimane. Quella di Cavallotto è stata una vita attiva, quasi interamente dedicata al vino e più precisamente al Barolo che, partito da un territorio povero dove la fame la faceva da padrone, è diventato uno dei vini più famosi del pianeta. In questo lento e lungo percorso di crescita la capacità e la volontà di Olivio e di altri importanti personaggi della zona - per esempio Beppe Rinaldi - sono state determinanti.
Olivio Cavallotto e il Barolo
Tra i soci fondatori del Consorzio e dell’Unione produttori vini albesi Albeisa, Olivio ha anche assolto senza mai tirarsi indietro i suoi impegni istituzionali come consigliere comunale di Castiglione Falletto e come vicepresidente della Coldiretti della provincia di Cuneo. Ma l’impegno che gli è stato più a cuore e dal quale non ha mai distolto la sua attenzione è stato di portare avanti la cantina che porta il suo nome e di lasciare ai suoi figli Laura, Giuseppe e Alfio un’azienda sana e perfettamente avviata.
La storia della cantina e quella del Barolo
La storia inizia quasi un secolo fa, nel lontano 1928, ed è strettamente legata alla nascita del vino Barolo che oggi conosciamo e alla nobiltà piemontese che ne seguì il concepimento e ne favorì lo sviluppo. Giacomo, nonno di Olivio e allora fattore all’Agenzia di Pollenzo, che fu il vero e proprio centro economico-finanziario delle tenute agricole reali di casa Savoia, acquistò insieme ai suoi fratelli 15 ettari di terra su un bricco di Castiglione Falletto. Si trattava di un unico enorme appezzamento che ricopriva l’intera collina e che era stato venduto ai Cavallotto dai discendenti di Giuseppe Boschis che, ultimo fattore dei marchesi Falletti, l’aveva ereditato a sua volta direttamente dalla marchesa Juliette Colbert di Maulévrier moglie dell’ultimo marchese di Barolo. Da allora quella è la casa. la tenuta e la sede dell’azienda della famiglia Cavallotto.
La nascita della Tenuta Bricco Boschi di Cavallotto
Questa magnifica collinetta non molto alta si erge all’ingresso delle valli che dividono Castiglione Falletto da La Morra a Ovest e da Serralunga d’Alba a Est e rappresenta proprio per la sua posizione strategica una sorta di sentinella per coloro che da Alba viaggiano verso Barolo o verso Monforte d’Alba. Per queste sue caratteristiche di stampo militare il Bricco Boschis si è chiamato in passato Bricco Bastiglia o semplicemente il Bricco. Altre voci più datate riportano anche il nome di Monte della Guardia.
L'ingresso in azienda di Olivio e Gildo e il primo Barolo imbottigliato
Subito dopo la seconda guerra mondiale inizia la storia di Olivio e di Gildo. Appena adolescenti i due figli di Giuseppe, aiutati dal padre e dallo zio Marcello che morirà senza eredi, decidono tra i primi in zona di vinificare interamente i frutti delle proprie vigne e di imbottigliare l’intera produzione. Nel 1948 Olivio (18 anni) e Gildo (17 anni) escono per la prima volta con un Barolo a marchio Cavallotto, ben 15 anni prima della nascita delle DOC. Da allora Olivio e Gildo operano in ogni momento per valorizzare il Barolo e per ampliare l’azienda.
Il biologico e l'innovazione, per il Barolo di Gildo e Olivio Cavallotto
Gildo cura le vigne come dei giardini e fa le prime prove di inerbimento, con l’ausilio dell’Istituto di San Michele all’Adige, e inizia a pensare al biologico, mentre in cantina Olivio si mostra un vinificatore attento e meticoloso aperto alla sperimentazione e all’innovazione ma sempre con attenzione alla tradizione. Ad esempio i fratelli Cavallotto sono stati tra i primi ad acquistare un rotomaceratore per dare al Barolo maggior corpo e colore. Anche dal punto di vista dell’immagine, l’azienda è da considerare molto moderna in quanto dalla vendemmia 1965 il Barolo Cavallotto porta in etichetta il nome del cru, ben 45 anni prima delle menzioni geografiche aggiuntive.
Dal 1970 al 1993, oltre alle sottozone i vini riportano anche i nomi delle singole vigne all’interno del Bricco Boschis (Punta Marcello, Colle Sud-Ovest e San Giuseppe). Eppure, fino ai primi anni ’60, l’azienda è anche rimasta molto legata ai metodi di coltivazione degli anziani e fino ad allora la stalla del Bricco Boschis serviva ad ospitare cavalli e buoi con i quali si lavoravano le vigne.
Cavallotto e la terza generazione
Da qualche anno, dopo il passaggio di testimone di Olivio ai suoi figli – Gildo era mancato nel 2013 senza mai essersi sposato e senza figli – l’azienda che conta oggi 25 ettari vitati: 16,3 ettari nel Bricco Boschis di cui possiedono tutta la parte storica e comunque quasi il 95 per cento della superficie totale (17,7 ettari) e il resto nel Vignolo acquistato nel 1989.
Oggi la cantina Cavallotto rimane in eccellenti mani quelle di Laura, Giuseppe e Alfio, che siamo certi sapranno valorizzare al meglio il lavoro iniziato da Olivio e Gildo, che tutti gli appassionati di Barolo non potranno mai ringraziare abbastanza per l’eredità culturale che ci hanno lasciato.
Cavallotto -Tenuta Bricco Boschis - Castiglione Falletto (CN) - Località Bricco Boschis - Via Alba-Monforte – 017362814 - www.cavallotto.com
a cura di Gianni Fabrizio