Anche in Italia si potranno produrre vini dealcolati e parzialmente dealcolati. Il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha firmato il decreto che dà il via libera a questa particolare tipologia di bevande, regolata a livello europeo ormai da più di due anni. L'Italia colma, così, un gap coi competitor e apre a questo segmento rispettando anche i tempi della firma, annunciati un mese fa dal Masaf entro la fine del 2024. Nei giorni scorsi, la filiera nazionale aveva salutato con favore l'intesa raggiunta in Conferenza Stato-Regioni, che ha approvato alcune modifiche rispetto alla prima bozza circolata a novembre. Nel 2025, si dovrà lavorare ai decreti attuativi.
Le novità del decreto
Una delle principali modifiche rispetto alle prime bozze del decreto è proprio la dicitura di questi vini: il termine "dealcolato" si potrà utilizzare, al posto del termine "dealcolizzato", che è una traduzione non proprio felice dall'inglese "dealcoholized". Non consentita la dicitura in etichetta "alcohol-free". Per dealcolati, secondo il decreto ministeriale, si intendono i vini con titolo alcolometrico effettivo del prodotto non superiore a 0,5 % vol.; mentre, sono considerati parzialmente dealcolati i prodotti con titolo alcolometrico superiore a 0,5% vol. e inferiore al titolo alcolometrico effettivo minimo della categoria che precede la dealcolazione. Nel decreto, novità anche sui luoghi di produzione: nella prima bozza si vincolavano le operazioni di dealcolazione a specifici stabilimenti separati da quelli per vinificazione e imbottigliamento; mentre nel decreto finale firmato dal ministro Lollobrigida, dopo il confronto con la filiera del 26 novembre scorso, questi limiti non ci sono più. Pertanto, si potranno effettuare nello stesso stabilimento e in ambienti separati. Inoltre, il sottoprodotto ottenuto con tecniche di dealcolazione a membrana potrà essere usato non esclusivamente per produrre bioetanolo. Resta, ovviamente, il divieto di dealcolare i vini a Dop e a Igp, sebbene all'interno della filiera vitivinicola stia riflettendo sulla opportunità di allargare il panorama d'azione.
La posizione delle associazioni
Federvini ha accolto con favore l’introduzione delle norme che, secondo l'associazione aderente alla Confindustria, consentiranno ai produttori interessati di guardare a nuove fasce di consumatori. «La firma è giunta entro l’anno come promesso dal ministro - ha osservato la presidente Micaela Pallini - e si tratta di un risultato significativo per il comparto vitivinicolo italiano, in una cornice normativa che non lasciava molti margini di manovra». La Federvini aggiunge che continuerà a «lavorare per valorizzare la tradizione e il patrimonio enologico italiano, anche attraverso l’introduzione di nuovi prodotti capaci di rispondere alle esigenze di un pubblico, soprattutto internazionale, sempre più attento e diversificato».
Unione italiana vini, attraverso il segretario generale Paolo Castelletti, apprezza i miglioramenti al testo, come la possibilità di effettuare operazioni di dealcolazione in ambienti separati ma all’interno dello stesso stabilimento, dove avvengono vinificazione e imbottigliamento, e la possibilità di destinare il sottoprodotto ottenuto con tecnica a membrana a strade alternative al bioetanolo. «Dobbiamo concentrarci sulla fase attuativa. Ora - conclude Castelletti - chiediamo massima collaborazione degli organi di controllo per accompagnare e supportare le imprese negli adempimenti previsti dal provvedimento».
Prospettive di crescita da qui al 2028
Il segmento aggregato delle bevande no-low alcol (vino incluso) è stimato, a livello mondiale, in forte espansione per i prossimi anni. Secondo gli ultimi dati Iwsr (istituto londinese specializzato in consulenza e ricerche nel mondo del beverage), nei dieci principali mercati (Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, Spagna, Sudafrica, Uk, Usa), si prevede una progressione annua del 4% in volume entro il 2028, con protagonista il panorama degli analcolici (+7%) rispetto ai prodotti a basso contenuto alcolico (stimati stabili). Il giro d'affari delle bevande analcoliche, in particolare, crescerà di oltre 4 miliardi di dollari entro il 2028. Questo specifico segmento, fa sapere Iwsr, tra il 2024 e il 2022 è stato capace di attirare maggiormente nuovi consumatori rispetto a quanto fatto dal segmento a basso contenuto alcolico, grazie a un aumento di 61 milioni di acquirenti rispetto ai 38 milioni.