È l’11 settembre la data indicata dalla Commissione Ue per il primo incontro - a cui ne seguiranno altri tre - del gruppo di alto livello della politica vitivinicola, che coinvolgerà tutti gli Stati membri. All’ordine del giorno la discussione sulla prossima Ocm e soprattutto sulla tanto dibattuta questione degli espianti dei vigneti. Tema, quest’ultimo, che si sta facendo prepotentemente strada in Europa, con la Francia che ha appena chiuso un sondaggio nazionale in cui il 25% delle aziende si è detto favorevole all’estirpazione definitiva. L’Italia, ha due mesi di tempo per trovare una posizione comune e non rischiare di perdere un’occasione importante.
La posizione di Lollobrigida
Dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida arriva una prima indicazione: «Non è necessario arrivare ad una politica degli espianti per aumentare il valore: ciò significherebbe mettere a rischio il territorio», ha detto nel suo intervento all’assemblea generale di Unione italiana vini, affermando di essere allineato sulle posizioni dell’associazione guidata da Lamberto Frescobaldi. Sebbene in una recente intervista al Gambero Rosso si fosse espresso a favore di una "sostituzione dei vigneti" in ottica qualità.
Tra le proposte su cui si potrebbe trovare una quadra c’è quella di allungare i tempi per il reimpianto, passando da tre a sei anni. Un modo per riequilibrare il rapporto tra domanda e offerta. C’è, tuttavia, chi guarda ad una exit strategy. Ovvero, ottenere i finanziamenti europei per poi decidere se reimpiantare o uscire dal settore, come ha spiegato Luca Rigotti (gruppo lavoro vino Copa-Cogeca) nell’intervista al Gambero Rosso di qualche mese fa. Ed è su questo che le posizioni delle diverse associazioni potrebbero essere molto distanti.
Il no di Uiv agli espianti per abbandonare il settore
Dal canto suo, il presidente di Unione italiana vini Lamberto Frescobaldi ha ribadito come espiantare per abbandonare il settore non sia la soluzione: «Abbiamo bisogno di scelte strategiche. Io mi vergognerei nei confronti dei contribuenti a togliere vigneti realizzati con il loro contributo». Poi, incalzando il Ministro ha ricordato i risultati raggiunti dal settore: «Questo mondo del vino non tira la giacca a nessuno, però vuole essere riconosciuto come un prodotto che dà un contributo significativo in termini di Pil, occupazione e valorizzazione dei territori».