Il ritorno del vino in anfora
Da passato remoto del vino a fenomeno declinato al futuro. È l’anfora, antico contenitore del nettare di Bacco protagonista al Simei del convegno “Vino e anfore: il ritorno all’argilla”, un focus che ne ha ripercorso la storia e ne ha indagato prospettive e sviluppi commerciali. Il tema è stato trattato su una duplice chiave di lettura: da una parte uno storytelling appassionato ed evocativo capace di catturare sempre più l’interesse tanto dei giovani produttori quanto de consumatori, dall’altra l’evidenza di un nuovo gusto che predilige croccantezza sul piano aromatico e soprattutto una valorizzazione dell’amaro, in sintonia con quanto sta succedendo nel mondo della cucina. Oggi l’anfora è quello che era la barrique negli anni ‘90, un forte elemento innovativo, da dosare e imparare a conoscere a fondo per non ripetere errori visti anche sui legni francesi.
Tra i relatori del convegno, anche l’international editor di Gambero Rosso, Lorenzo Ruggeri, che ha spiegato come i vini in anfora stiano vivendo un momento di forte sperimentazione. “Si tratta di un fenomeno dal futuro roseo” ha detto “in particolare perché sfrutta una dinamica di comunicazione orizzontale che coinvolge da un lato i giovani produttori, molto interessati alla ricerca delle potenzialità di questa pratica di vinificazione, e dall’altro i giovani consumatori, che rispondono con interesse. Un trend che osserviamo anche giornalisticamente: al Gambero Rosso ne riceviamo ogni settimana uno nuovo da campionare”.
"Una novità destinata a crescere ed affermarsi"
Dal canto suo, il professor Attilio Scienza ha parlato della lunga storia dell’anfora: “Non è stato solo il primo contenitore, ma anche uno dei primi strumenti di marketing per il vino, con le incisioni che rappresentavano il commerciante e la forma che ne svelava la provenienza”. Per i produttori che si sono convertiti all’anfora, ha portato la sua testimonianza, Elena Casadei: “L’anfora è come una cassa acustica: fa risuonare la qualità delle uve che ci mettiamo dentro”.
A tal proposito, il capo redattore della casa editrice Meininger, Robert Joseph, ha ricordato che “La varietà dall’uva è cruciale per determinare la qualità del prodotto, ma bisogna ricordare che, nonostante le evocazioni che l’argilla suscita, i vini in anfora non sono necessariamente biologici o sostenibili”. Conclusioni affidate al moderatore dell’incontro, il Master of Wine Gabriele Gorelli: “Il ritorno all’anfora rappresenta oggi una novità destinata a crescere ed affermarsi. Ma bisogna ricordare che, al di là del marketing, questa vinificazione non rappresenta in sé una garanzia di piacevolezza o di stile. I produttori dovranno trovare il modo di differenziare le loro etichette dandone un’interpretazione soggettiva e distintiva”.
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