Alla vigilia della già difficile vendemmia 2023 scoppia anche il caso etichettatura. Il tutto parte dallo schema del Decreto ministeriale aggiornato al 2022 e in attesa di approvazione che prevede una maggiore trasparenza per i consumatori e - nello specifico - all’articolo 16, prevede il via libera ad indicare in retro-etichetta i nomi dei vitigni che compongono i blend nei vini a denominazione.
Il problema è che l’indicazione vale anche quando quei vitigni sono parte costituente del nome di una denominazione, come nel caso di Verdicchio dei Castelli di Jesi, Cannonau di Sardegna, Sagrantino di Montefalco o ancora Montepulciano d’Abruzzo.
Il Montepulciano d’Abruzzo propone un sinonimo
Non ci sta il Montepulciano d’Abruzzo che rivendica l’esclusiva del nome del vitigno. La motivazione? “La denominazione Montepulciano d’Abruzzo, nasce nel 1968 come denominazione-vitigno” ha spiegato il presidente del Consorzio Alessandro Nicodemi, durante una riunione d’urgenza convocata nei giorni scorsi insieme alle principali associazioni regionali di settore.
A tal proposito il Consorzio chiede il reinserimento nel Registro Nazionale Varietà delle Viti del sinonimo “cordisco” per il vitigno “montepulciano”, in modo da tutelare il vitigno montepulciano da usi impropri.
La proposta è già sul tavolo del Masaf dallo scorso marzo.
Spunta il comma “salva Montepulciano d’Abruzzo”
Ma c’è di più. Qualcosa si muove nell’ombra. Nelle settimane scorse a sorpresa è spuntato un nuovo comma (5) al suddetto articolo 16, che di fatto è una sorta di “salva Montepulciano d’Abruzzo” perché vieta l’uso in etichetta del nome di un vitigno laddove tali uve sono prodotte nel medesimo areale in cui è utilizzabile una Doc o Docg che reca nella denominazione il nome del suddetto vitigno.
Una posizione da cui quasi tutte le sigle di settore hanno preso le distanze – in quanto lesiva del principio di uguaglianza - ma che di fatto ha bloccato l’iter di approvazione del Decreto. Tutto rimandato in autunno, quindi, quando si riunirà la Conferenza Stato Regioni.
Imt contro Montepulciano
L’intera vicenda ha, però, scosso tutto il mondo produttivo. L’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) che, al pari del consorzio Vini d’Abruzzo, si ritrova con diversi vitigni che compongono i blend di vini a denominazione (Verdicchio su tutti) va all’attacco del Montepulciano.
“Non c’è ragione di fare eccezioni, violando peraltro il principio di eguaglianza. Il mondo del vino, come previsto dal Testo unico, deve ambire alla massima trasparenza nei confronti dei consumatori, anche e soprattutto per un vitigno, il Montepulciano, coltivato in quasi tutte le regioni italiane per un totale di 35 mila ettari, 2 Docg, 36 Doc e 88 Igt”.
L'articolo completo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 3 agosto 2023
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foto di copertina: Freepik