Caro Giorgio Conte, attento a non scivolare sul sesso del vino: "la" Barbera non è donna perché "sa sedurre"

28 Ago 2024, 17:18 | a cura di
Il musicista, fratello di Paolo, parla della sua vita e dei suoi amori. Il vino Barbera lo chiama al femminile (antica querelle) ma scivola sui motivi del genere che utilizza

Dalla sua casa di campagna nell'Astigiano, Giorgio Conte - artista fratello del più famoso artista Paolo - racconta al Corriere della Sera la sua vita e le sue passioni. Il vino, Barbera in primis, è una delle più importanti, tanto che il musicista partecipa come ospite speciale al Barbera D’Asti wine festival (ad Asti) domenica 8 settembre. Domanda la collega Roberta Scorranese: Lei dice «il» Barbera o «la» Barbera?. Risponde il musicista: «Quel vino è donna, perché ti seduce sempre, a ogni sorso. Io mi ricordo la Barbera che faceva mio nonno, mica era come oggi che ogni annata deve essere perfetta: all’epoca c’erano annate in cui il vino era buono e altre in cui non lo era. Ma andava bene così, e anche oggi cerco di prendere quello che di bello mi capita».

Lo scivolone: chi beve e chi seduce?

Ora, non vogliamo polemizzare con un grande (e simpatico, spiritoso e gentile) artista. Però... un però ci viene immediatamente in mente. Dalle parole di Conte, infatti, il vino sarebbe al femminile perché "ti seduce sempre". Quindi, la donna è una seduttrice. E il bevitore, cioè l'uomo sarebbe colui che viene sempre sedotto. Nel caso del Barbera, c'è nella lingua parlata un modo diverso di indicare il vitigno (al maschile) e il vino che spesso è al femminile perché termina in "a" nonostante la gran parte dei vini sia indicata con un articolo maschile (l'Amarone, lo Chardonnay, il Brunello). In ogni caso, è corretto usare il maschile anche per il vino in quanto si sottintende appunto il sostantivo: il vino Barbera, il vino Freisa, il vino Albana...

Giorgio Conte e il sesso del vino

Ma torniamo alla spiegazione lessicale di Giorgio Conte, ovvero che la barbera è donna perché seduttrice. Se, mettiamo il caso, avessimo di fronte un Amarone: sarebbe una suadente femmina seduttrice con le sue rotondità e le sue dolcezze, con i suoi contrasti? O sarebbe un bel signore pacioso e simpatico? Oppure, che sesso avrebbe un Buttafuoco? In questo caso, per quanto volessimo degustarlo fresco, sarebbe sempre un vino "maschio"? e chi ne verrebbe sedotto? Una degustatrice femmina o anche un degustatore uomo? E lo Chardonnay? Vogliamo passarlo ai vini Lgbtq+? Ma prendiamo un metodo classico, magari un blanc de noirs dall'Oltrepo: sarebbe mica un transgender? E un rosato? Avrebbe la malizia di un "femminiello"?

Insomma, caro Giorgio Conte, se il vino deve avere "un genere" probabilmente potremmo assegnargliene uno di tipo grammaticale e potremmo disquisire all'infinito se sia meglio dire "la" o "il" Barbera. Come per esempio accade per la disputa tutta siciliana dell'arancino (o arancina?) tra Palermo e Catania. Ma dire che un vino è femmina perché sa sedurre, questo non è più nelle cose. Ormai abbiamo capito che sa sedurre anche un uomo o meglio qualsiasi individuo che ritenga di appartenere al genere che sceglie, così come avviene nell'essere sedotti. Un vino può grammaticalmente essere introdotto da un articolo di genere perché il genere dell'uva (della cultivar) richiama quel tipo di genere.  E anche se non apriamo ora il discorso sull'uso dell'asterisco (*) o del neo-carattere schwa (∂), sicuramente un problema di stereotipi e abitudini vecchio stile si pone: usi e costumi non legti certo non solo al vino e non solo alle parole di Giorgio Conte

Stereotipi e modi di dire che non vanno più bene

Non vogliamo, ora, aprire di nuovo una riflessione accademica sul linguaggio e sulla sua evoluzione. È altresì certo, però, che ad alcune situazioni rispondono spesso reazioni antiche e polverose. Per esempio, basta leggere le reazioni suscitate su Facebook dal racconto che fa Emma Bentley della violenza subita a cena col suo capo dopo un brindisi a base di "vino naturale". Scrive un commentatore: «Non si esce con gli impiegati zozzoni… soprattutto quando cerchi di esplorare il terroir. Per la natura imprevedibile di certi uomini bisogna saper anche evitare situazioni di vulnerabilità. Almeno c’è il lieto fine con il mascalzone pagando per le sue malefatte. Vedrai che gli passa la voglia di pompelmo» (ironizza, alludendo al gusto del Condrieu – un bianco del Rodano da uve viognier - scelto dal boss per la cena "di seduzione".

A questo risponde la stessa Emma Bentley sulla pagina FB del Gambero: «Eravamo in 7 a testimoniare di aver avuto problemi di questo genere con il nostro capo. Siamo noi a dover "evitare certe situazioni"?». O ancora: «Non c’erano mai stati segni premonitori del carattere appiccicoso del soggetto?». Come, appunto, se una donna deve stare attenta di default, perché è il suo stesso essere a imporlo! Come dire: una donna deve sedurre, un uomo deve farsi sedurre. Forse è il caso di farla finita con questi stereotipi e forse è il caso di dire che un vino sa sedurre (chiunque sia il bevitore) anche se ha davanti un articolo maschile. Altrimenti, se non si vuole usare l'asterisco né il schwa, eliminiamo l'articolo di genere, come consiglia la stessa Accademia della Crusca.

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