C'è un palese tentativo di demonizzare e ghettizzare i prodotti alcolici a livello globale ma c'è anche un settore che prova a reagire e avviare un dialogo coi governi del G7, riuniti a Siracusa, per difendere un comparto e affermare il valore culturale, sociale ed economico del wine & spirit, nel segno della sostenibilità. L'italiana Federvini ha riunito il 27 settembre a Siracusa (per la prima volta a un G7) le grandi sigle internazionali per mettere in luce il ruolo di vino e bevande spiritose per comunità agricole, consumatori e imprese, e anche tracciare un percorso di sviluppo sostenibile condiviso globalmente. A Palazzo Vermexio di Ortigia, si sono riuniti, oltre alla Federvini, il Ceev (Comité européen des entreprises des vins), Discus (Distilled spirits council of the United States), Fivs (Fédération internationale des vins et spiritueux), Iard (International alliance for responsible drinking), Wsa (World spirits alliance) e spiritsEurope. «Un'opportunità unica - secondo la presidente di Federvini, Micaela Pallini - per avviare un coordinamento e una collaborazione, a livello mondiale, tra organizzazioni di rappresentanza dei produttori di vini e di spiriti, filiere agricole e legislatori».
Le 7 priorità per la crescita sostenibile
Il comparto wine & spirit ha colto l'occasione per avviare un dialogo coi leader presenti al G7 elaborando un documento (Priorities for a sustainable growth) che si ispirerà a sette principi guida. Il primo è il riconoscimento di vino e spiriti come parte del patrimonio culturale e gastronomico dei Paesi del G7 e come pietra miliare della sostenibilità socio-economica delle aree rurali dell'Ue. Il secondo è la garanzia di una maggiore coerenza delle politiche per sostenere una crescita responsabile, inclusiva e sostenibile del settore. Il terzo punto riguarda la creazione di condizioni favorevoli agli investimenti in ricerca e sviluppo orientati a innovazione e sostenibilità. Ma le sigle del mondo del beverage hanno chiesto anche di facilitare l'armonizzazione degli standard normativi per sostenere la competitività; di rafforzare la protezione legale e la promozione dei prodotti di alta qualità; di sostenere un commercio internazionale aperto, equo e basato su regole condivise e di collaborare per eliminare le barriere di accesso al mercato; infine, di formulare politiche che distinguano il consumo moderato dall'abuso di alcol, promuovendo il dialogo costruttivo e lo scambio di buone pratiche tra i portatori di interesse.
L'appello ai governi sul valore del consumo responsabile
Il consumo responsabile è l'altro elemento sui cui le sigle riunite dalla Federvini a Siracusa hanno insistito. L'obiettivo è stato sottolineare ai governi del G7 l’importanza di iniziative e campagne pubbliche di sensibilizzazione per uno stile di consumo responsabile ed equilibrato. Gregor Zwirn, managing director per la società austriaca G.Z. research & consulting KG, ma anche ricercatore associato presso la Cambridge University, ha spiegato che i danni associati all'alcol sono in calo da decenni nei Paesi ad alto reddito e che c'è una chiara tendenza verso modelli di consumo moderati. Secondo Zwirn, attraverso gli health warning - che il mondo del vino e degli spirit conoscono bene, a partire dal caso Irlanda - si tenta di de-normalizzare e ridurre l'accettabilità sociale delle bevande alcoliche. Tuttavia, questi alert «non funzionano, in quanto non incidono sui fenomeni di abuso, mentre generano moral panic e ansia sociale sul 90% dei consumatori di vino e alcolici, che seguono una cultura del bere profondamente radicata e che può migliorare la qualità della vita».
Indiscutibile peso economico
L’industria degli spiriti vale 57 miliardi di dollari per gli agricoltori, produce un gettito fiscale di 390 mld di dollari nelle 20 principali economie mondiali ed esprime 36 milioni di posti di lavoro a livello globale, secondo i dati del report Spirits: global economic impact study del 2024, pubblicato da World spirits alliance. Il comparto vitivinicolo Ue (dati 2022 di Pwc Economic, social and environmental importance of the wine sector in the Eu) ha contribuito per 130 mld di euro al Prodotto interno lordo, generando quasi 3 milioni di posti di lavoro, pari all'1,4% del totale dell’occupazione nell’Unione europea. Infine, in Europa, per ogni posto di lavoro prodotto nel settore spiriti, vengono creati altri 19 posti di lavoro nella catena del valore: 6 nella produzione agricola a monte, due nel settore della vendita al dettaglio e 11 nei settori dell'ospitalità e del turismo.