«No all’estirpazione dei vigneti». Anche Vinarius, l’associazione delle Enoteche italiane (che conta 120 associati in tutta Italia per un fatturato di 50 milioni di euro), prende parte al dibattito in corso sul futuro della viticoltura. E lo fa con una lettera aperta inviata al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, in vista del 14 ottobre, quando l’Italia sarà chiamata a esprimere una posizione ufficiale in ambito europeo, durante la seconda riunione del gruppo vitivinicolo di alto livello.
Con l’estirpo si rischia l’abbandono delle aree interne
«La proposta di estirpare i vigneti in Europa, inclusa l'Italia - spiega Andrea Terraneo, presidente di Vinarius - nasce dalla necessità di far fronte a numerose problematiche che interessano il settore vitivinicolo, come i cambiamenti climatici, la sostenibilità economica, la sovrapproduzione, la riconversione in funzione della qualità. Questo genere di azioni, che attingerebbero dai fondi di ristrutturazione e riconversione del vigneto, sono fortemente dibattute perché rischiano di penalizzare i piccoli produttori e compromettere tradizioni vinicole locali» Per Terraneo, che si dice d'accordo con la posizione già assunta da Unione italiana vini, non sarebbe, quindi, una «soluzione efficace. I vigneti – spiega - rappresentano un patrimonio vitale per le comunità rurali. L’estirpo comporterebbe un rischio di abbandono delle zone interne del Paese, che già stanno affrontando sfide demografiche ed economiche. Espianti indiscriminati potrebbero aggravare questa situazione, specialmente in aree collinari e montane dove i vigneti sono fondamentali per il mantenimento dell’economia locale e da dove provengono i vini di maggior qualità riconosciuti a livello mondiale».
Dealcolare per far fronte al calo dei consumi
Tra le soluzioni proposte da Vinarius per far fronte al calo dei consumi, c’è quella di «dealcolare per proporre prodotti dealcolati da uve italiane a mercati nuovi dove è interessante la richiesta di prodotti senza alcool ma con origine italiana. Questo – argomenta il presidente dell’associazione - permetterebbe di preservare il vigneto esistente o ridurre al minimo l'abbandono di questi permettendo così ai vignaioli di restare quali presidi e manutentori del territorio, mantenendo anche un ritorno sulla filiera turismo che insieme al vino e agroalimentare è uno dei pilastri del nostro Paese».