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"I preparati biodinamici non hanno effetti sulla viticoltura". Le sconvolgenti conclusioni di uno studio svizzero

Secondo i ricercatori di Changins non ci sarebbero benefici consistenti dall'uso del 500 e 501. Da qui il dubbio sul senso di spendere dal 10 al 15% in più per seguire il metodo Steiner

  • 19 Dicembre, 2024

«I preparati biodinamici 500 e 501 non migliorano e non influenzano significativamente la fisiologia della vite, la resa, la qualità delle bacche o le proprietà del terreno». È questa la scioccante conclusione di uno studio svizzero della scuola di viticoltura ed enologia di Changins (Svizzera) che riapre la discussione su un tema molto delicato. L’esperimento è iniziato nel 2015 ed è stato condotto in un vigneto meno di un ettaro a Mont-sur-Rolle a cui sono stati applicati e confrontati metodo biodinamico con i suddetti preparati (cornoletame e cornosilice) e metodo biologico. Da qui la constatazione: «i parametri fisiologici della vite, come la resa per metro quadrato, il peso del legno di potatura, il contenuto di azoto nelle foglie non hanno mostrato differenze significative, così come non ne hanno mostrato la qualità della bacca e le comunità fungine del suolo».

I costi della viticoltura biodinamica

Qual è, quindi, il valore aggiunto della viticoltura biodinamica? «L’assenza di benefici consistenti e significativi dei preparati nel nostro studio solleva interrogativi sul valore aggiunto di queste pratiche – scrivono gli stessi ricercatori – soprattutto se si considerano i costi di produzione più elevati associati all’agricoltura biodinamica, che vanno dal 10 al 15% in più rispetto alla produzione biologica».
Se tutto viene messo in discussione, cosa rimane, quindi, della filosofia steineriana, seguita, con reale coinvolgimento, anche da produttori di un certo peso, che vanno da Gravner a Alois Lageder, passando per Gerard Bertrand? Solo pura omeopatia? I ricercatori, tuttavia, sottolineano di essersi soffermati solo sull’utilizzo dei preparati e non su altri aspetti del metodo biodinamico, come ad esempio cicli lunari o altri compost. Potrebbe l’insieme delle pratiche fare la differenza?

Il vigneto Dedno di Josko Gravner

Le polemiche in Italia

La discussione è sempre stata molto accesa in Italia. Nel 2021 la viticoltura biodinamica era anche entrata nella bozza di decreto sull’agricoltura biologica (“disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico), finché la senatrice Elena Cattaneo non gridò alla stregoneria e alla truffa scientifica e – sostenuta dal mondo scientifico – portò alla rimozione della parola biodinamica dal testo di legge.

Dal canto loro, chi porta avanti la filosofia di Rudolf Steiner – sono sempre di più le aziende certificate – parla di equilibrio, rispetto della natura e armonia. Basteranno a ripagare lo sforzo economico? “Mistero della fede”, si dice in altri ambiti. La differenza, in fondo, è tutta là.

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