Come il Chianti Classico, come il Barolo e il Barbaresco, il Soave, l'Etna e il Conegliano Valdobbiadene (dove si chiamano 'rive'). Anche la Doc Prosecco si prepara a valorizzare le peculiarità del suo sterminato territorio compreso tra le regioni Veneto e Friuli-Venezia Giulia introducendo le unità geografiche aggiuntive (uga). Il maxi distretto, che nel 2023 ha sfornato 615 milioni di bottiglie, contro 638 milioni del 2022, potrebbe presto mettere mano al disciplinare di produzione, provando a segmentare il territorio per evidenziare e raccontare meglio le sfumature territoriali di questo spumante famoso, e imitato, nel mondo.
Progetto ambizioso da approvare entro il 2024
Trovare una unità geografica aggiuntiva in un areale da oltre 28mila ettari è un po' come cercare un ago in un pagliaio, ma il progetto è ambizioso. Per ora, sembrano essere quattro gli areali individuati per questa rivoluzione, che avrà dei risvolti sul futuro della Doc e uno scopo molto preciso: migliorare la percezione qualitativa del Prosecco, dare maggiore valore alle produzioni, incrementare gli elementi e i contenuti del racconto della denominazione a fronte di un consumatore molto più esigente che in passato sia in Italia sia all'estero.
L'argomento potrebbe trovare spazio di discussione già all'assemblea dei soci di febbraio, assieme ad altre novità allo studio, che riguardano più informazioni in etichetta su produttori e imbottigliatori delle bollicine del Nord-Est. Si punta a una approvazione finale entro il 2024. Assieme al presidente del Consorzio di tutela del Prosecco Doc, Stefano Zanette, il settimanale Tre Bicchieri ha provato a fare il punto sia su un 2023 in cui, dopo anni consecutivi di crescita, il Prosecco ha sofferto la congiuntura economica, sia sulle prospettive e i piani promozionali del 2024, fino al difficile rapporto coi 'falsificatori' australiani e ai progetti su sostenibilità e ricerca.
Partiamo dalle ultime novità: il Consorzio potrebbe lavorare a un cambio di disciplinare. Il motivo?
Da una parte della filiera, e anche dal mercato, ci viene chiesto di segmentare queste oltre 600 milioni di bottiglie.
Quindi introdurre le unità geografiche aggiuntive è una delle strade possibili?
Grazie all’attività di caratterizzazione del territorio, abbiamo riscontrato che alcuni areali conferiscono caratteristiche organolettiche e sensoriali riconoscibili. Per cui, l’intenzione del Consorzio è valorizzarle con condizioni produttive più restrittive.
Ci sarà spazio anche la piccola area del Carso triestino?
C'è la volontà di valorizzare l’area della provincia di Trieste, con una tipologia particolare e condizioni produttive tradizionali per l’area. La sperimentazione di questo vino è iniziata tra il 2019 e il 2020 e quest’anno si completerà con la presentazione in assemblea dei soci.
Quali altre novità devono attendersi i consumatori in etichetta?
Per prima cosa, vogliamo introdurre l’obbligo per le imprese di un chiaro riferimento alla produzione in zona d’origine, per chi ha nella ragione sociale un comune ricadente al di fuori della Doc Prosecco. Questo per consentire al consumatore di distinguere se quel Prosecco afferisca o meno, per esempio, a una private label. In secondo luogo, vogliamo introdurre dei termini che diano informazioni sul soggetto titolare del marchio presente in etichetta, ovvero, se faccia parte o meno della filiera produttiva e, in tal caso, a quale categoria appartenga: imbottigliatore, vinificatore, etc.
Guardando agli imbottigliamenti, il 2023 non è stato un anno da incorniciare: avete superato i 615 milioni di pezzi, ma c'è stato un calo di oltre 3% sul 2022. Sono circa 20 milioni di bottiglie in meno. Quali sono le ragioni?
Il nostro vino continua a essere apprezzato e stimato in tutto il mondo: i dati e le ricerche di mercato lo confermano senza ombre. Purtroppo, la generale diminuzione del potere d’acquisto, determinata da fattori geopolitici ed economici oggettivi che tutti ben conosciamo, ha generato una riduzione delle occasioni di consumo e degli acquisti dei prodotti non essenziali come il vino in Gdo. Inoltre, le criticità emerse tra 2021 e 2022 nella logistica delle spedizioni, in particolare per la mancanza di container, hanno spinto i buyer a ordinare più prodotto rispetto alle effettive esigenze, per non doversi trovare scoperti. Dal 2023, con il ripristino dei tempi di approvvigionamento, i buyer (statunitensi in primis) hanno iniziato a smaltire le produzioni eccedentarie per ridurre i tempi di giacenza nei propri magazzini e di conseguenza anche l’import del 2023.
L’ articolo completo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 18 gennaio 2024
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