ร finito (almeno per il momento) il tempo di caroselli, consultazioni con gli stakeholder, black list e minacce su vino e agroalimentare europei. Dopo lโiniziale sospensione di sei mesi, รจ arrivato lโannuncio che tutti stavano aspettando: lo stop per i prossimi cinque anni dei reciproci dazi Ue-Usa per lโaffaire Boeing e Airbus che andava avanti da ben 17 anni. La notizia รจ stata data dal vertice di Bruxelles tra i presidenti Joe Biden e Ursula Von der Leyen: โCon l'accordo su Boeing-Airbusโ ha detto questโultima โabbiamo compiuto un passo importante nella risoluzione della controversia commerciale piรน lunga nella storia dell'Omc. Sono felice di vedere che, dopo un intenso lavoro tra la Commissione europea e l'amministrazione statunitense, il nostro partenariato transatlantico sta raggiungendo la velocitร di crocieraโ.
E, sebbene non si possa ancora scrivere la parola fine sulla vicenda, cโรจ comunque davanti un intero quinquennio per trovare un accordo definitivo sul lungo periodo e chiudere definitivamente la disputa.
Dazi Usa. Le reazioni del mondo del vino
Il mondo vitivinicolo (ma anche quello agroalimentare), quindi, puรฒ tirare un sospiro di sollievo. Dโaltronde anche la richiesta congiunta, arrivata qualche giorno fa, da parte dei membri del Congresso degli Stati Uniti e quelli del Parlamento europeo (in totale 86 legislatori) si soffermava in particolar modo sul settore vino, chiedendo lโapplicazione del principio zero for zero. Principio sostenuto anche dal Ceev (The voice of the European Wine companies) e dalle associazioni di rappresentanza italiane.
โSosteniamoโ ha detto il presidente di Unione Italiana Vini, Ernesto Abbona โla richiesta del Congresso Usa e del Parlamento europeo sul principio โzero for zeroโ: l'eliminazione completa dei dazi sul vino potrebbe infatti accelerare la ripresa degli scambi nello scenario post pandemia. Una politica commerciale aperta e leale con gli Stati Unitiโ ha aggiunto il presidente dellโassociazione che rappresenta 85% dellโexport di vino italiano โรจ prioritaria per il nostro mercato e per la stabilitร del contesto economico all'interno del quale si muovono le aziendeโ.
Per il presidente Coldiretti Ettore Prandini: โรจ importante lโavvio di un dialogo costruttivo con il presidente Biden per tornare a crescere insieme in un momento drammatico per gli effetti della pandemia. Gli Stati Unitiโ ha aggiunto โrappresentano nellโagroalimentare Made in Italy il primo mercato di sbocco fuori dai confini comunitari per un valore record di 4,9 miliardi in cibi e bevande nel 2020 ma in calo del 2% nel primo trimestre del 2021 secondo elaborazioni su dati Istatโ.
โCon lโintesa raggiuntaโ ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti โsono state poste le basi per mettere fine alla stagione dei dazi e delle misure di ritorsione, come metodo di soluzione delle dispute commerciali. La ripresa del dialogo tra Ue e Stati Uniti consente anche di puntare sul rilancio del sistema multilaterale di gestione degli scambi commerciali a livello globale, aprendo cosรฌ nuove opportunitร di crescita per le nostre esportazioni agroalimentariโ.
Guarda oltre Cia-Agricoltori che si augura questo annuncio possa essere lโinizio di una nuova fase di accordi commerciali: โAncora di piรน in questa fase storica, segnata dal Covid e anche dalla Brexitโ ha commentato il presidente Dino Scanavino โรจ urgente favorire accordi commerciali multilaterali e bilaterali tra Paesiโ. E cโรจ giร chi pensa al Ttip-Transatlantic Trade and Investment Partnership, molto sostenuto e parimenti contestato, arrivato a un passo dalla firma durante lโamministrazione Obama, ma poi totalmente archiviato dallโascesa di Trump. Saranno adesso maturi i tempi per tornare a parlarne?
Dazi Usa: cronaca di due anni di guerra commerciale
Ma facciamo un passo indietro per capire cosa sia successo in questi due anni. Lโapplicazione delle tariffe aggiuntive al 25% sui prodotti europei risale al 18 ottobre del 2019, in seguito al pronunciamento del Wto sugli aiuti di Stato โdistorsiviโ erogati da Washington e da Bruxelles ai rispettivi colossi dell'aviazione civile, che ha sostanzialmente dato ragione agli Usa, autorizzandoli al recupero di 7,5 miliardi di dollari ai danni dellโEuropa.
La ritorsione, perรฒ, ha finito per colpire tutta una serie di prodotti, soprattutto dellโagroalimentare, che nulla avevano a che fare con il contenzioso. Tra questi, formaggi (come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano), salumi, cordiali e liquori, mentre il vino italiano รจ riuscito a farla franca, superando indenne tutti i caroselli di semestre in semestre. Stessa sorte non รจ toccata, perรฒ, agli altri Paesi Ue, come Francia, Germania e Spagna che sin dallโinizio hanno visto i loro vini finire nella lista nera. Dal canto suo, anche lโEuropa ha risposto nel novembre del 2020 con dei controdazi (in seguito al pronunciamento della stessa Wto sulla medesima questione) per 4 miliardi a danno dellโimport dagli Usa, colpendo segmenti esterni allโaviazione come le moto Harley Davinson e il whisky bourbon. Unโescalation culminata il 12 gennaio 2021 con lโultima replica statunitense che ha puntato il dito anche contro cognac e brandy francesi e tedeschi.
La fine dell'era Trump
Poi il cambio di inquilino alla Casa Bianca e la conseguente distensione dei rapporti tra le due sponde dellโAtlantico che ha portato alla sospensione temporanea di sei mesi, prima dellโultima risoluzione. Intanto, perรฒ, il braccio di ferro (a cui si รจ aggiunta la pandemia), รจ costato allโEuropa 400 milioni di euro solo nel 2020, sulla base dei dati diffusi dalla Commissione Ue. E la contrazione delle esportazioni sarebbe proseguita anche nei primi due mesi dellโanno corrente, per un ammontare di 287 milioni.
Lโesenzione dai dazi ha aiutato i vini italiani
Cosa รจ successo in ambito vitivinicolo? Nel 2020 le importazioni statunitensi hanno registrato un calo dellโ11%, con tutti i principali fornitori in terreno negativo, ad eccezione della Nuova Zelanda, che รจ riuscita a chiudere lโanno a +4%. Oltre alla pandemia, lโeffetto dazi si รจ fatto sentire soprattutto per quanto riguarda la Francia che ha lasciato sul campo un -22%, mentre lโItalia โ esente dalla gabella โ รจ riuscita a limitare i danni, con un calo del 3%, tutto sommato contenuto. Non solo. Il Belpaese ha, in qualche modo, beneficiato doppiamente delle tariffe aggiuntive. In primis perchรฉ รจ stata avvantaggiata rispetto ai competitor Ue, accorciando cosรฌ le distanze rispetto alla Francia (primo paese fornitore). In secondo luogo, perchรฉ, a febbraio 2020, lo spauracchio dazi che non si รจ poi concretizzato ha fatto accelerare le importazioni che, nel solo primo bimestre, hanno registrato un +40% fondamentale per il computo finale dellโanno. Infine, cโรจ da dire che la combinazione dazi-pandemia dellโultimo biennio ha premiato soprattutto i vini di fascia medioalta, in cui lโItalia รจ ben posizionata da sempre.
Dazi Usa: cosa รจ accaduto nel 2021
Ma andiamo ai primi mesi del 2021, con i dazi praticamente sospesi per tutti i Paesi Ue. Secondo lโOsservatorio Vinitaly-Wine Monitor (che il 19 giugno a Verona dedicherร un focus al mercato Usa, in occasione di Opera Wine), il primo quadrimestre di questโanno evidenzia ancora una diminuzione a livello complessivo (-11% il calo a valore nellโimport di vino totale). โLe riduzioni piรน elevateโ rivela lโanalisi del responsabile dellโOsservatorio Denis Pantini โriguardano i vini neozelandesi, -21% (che lo scorso anno erano stati gli unici a crescere; ndr), mentre la Francia evidenzia il calo piรน basso (-3%). Le importazioni di vini italiani perdono in linea con la media del mercato (-12%)โ.
Bisogna, perรฒ, tenere conto della graduale riapertura dellโHoreca e nel ritorno alla normalitร (ai primi di giugno il 44% degli Stati americani presentava ristoranti completamente aperti, il rimanente 56% con una riduzione dei posti disponibili) che sta indubbiamente riportando la fiducia negli acquisti di vino di importazione. Lo si puรฒ desumere dallโandamento mese per mese, che vede i vini fermi ad aprile crescere a valore del 15% rispetto allo stesso mese del 2020 (quando avevano toccato il punto piรน basso). Quelli dallโItalia del 31%, dalla Francia del 30%. โAncora meglio nel caso degli spumantiโ evidenzia Pantini โ+46% le importazioni complessive, con i francesi in forte spolvero, +89%, meno dinamici ma pur sempre positivi gli spumanti italiani a +14%โ.
Se รจ ancora complicato fare delle previsioni per i prossimi mesi, stando ai trend in corso, si puรฒ evidenziare la riscossa delle bollicine, ma anche uno spostamento di canali, che ha visto la crescita praticamente generalizzata dellโoff-premise: negli Usa i vini fermi sono cresciuti a valore del 15%. โNon si รจ verificato solo uno switch quantitativoโ evidenzia il responsabile dellโOsservatorio โAnalizzando gli acquisti per fasce di prezzo (fonte Nielsen), si evince come le crescite piรน rilevanti abbiano interessato i vini 'premium', di oltre 20 dollari a bottiglia: +27%, accentuando quella premiumisation dei consumi in atto da diversi anni e che con la pandemia non si รจ arrestataโ. Di questo trend positivo che ha interessato lโoff-premise hanno beneficiato anche i vini italiani: +24% nei valori di vendita del 2020 (vs 2019) e +10% nel primo trimestre 2021
Resta in sospeso la questione digital tax
Se il fronte Boeing-Airbus fa ben sperare, resta ancora da risolvere la questione digital tax, ovvero il prelievo fiscale che colpisce i giganti dellโonline, quali Amazon, Google, Apple e Facebook. Lo scorso 2 giugno gli Stati Uniti hanno annunciato tariffe aggiuntive 25% su oltre 2 miliardi di dollari di importazioni da sei Paesi che attuano tasse sui servizi digitali: Gran Bretagna, Italia, Spagna, Turchia, India e Austria. La potenza americana ha, perรฒ, poi immediatamente sospeso i dazi per 180 giorni, per consentire il proseguimento delle trattative fiscali internazionali. Cosa succederร in questi sei mesi? Si troverร un accordo, come รจ giร accaduto con lโaviazione? O la rivalsa potrebbe abbattersi su prodotti che rappresentano il core business italiano? Al momento si sta lavorando per trovare sui temi della tassazione delle imprese una soluzione condivisa in sede OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e in ambito G20 con una tassa minima globale al 15%. In ogni caso, lโultima lista pubblicata dalla Ustr a conclusione dellโindagine statunitense nel mese di giungo, non aveva incluso il vino tra gli eventuali prodotti nel mirino della ritorsione. Figurano, invece, caviale, prodotti della cosmetica e del settore tessile.
a cura di Loredana Sottile