Fermi tutti. La minaccia dei dazi Usa al 200% sui vini europei sta già avendo le prime conseguenze: lo stop agli ordini per evitare che ai vini in transito o in procinto di partire vengano calcolate le nuove tariffe. Se in un primo momento si era assistito ad una corsa contro il tempo per fare magazzino precedendo l’arrivo delle nuove tariffe, dallo scorso 13 marzo (giorno dell’annuncio di Donald Trump), la paura ha messo tutti in standby. D’altronde il presidente statunitense non ha specificato la data di entrata in vigore: rischiare di dover applicare percentuali del 200% non è come mettere in conto una perdita del +25%.

Ordini statunitensi in standby
Le conferme vengono dagli stessi importatori. In una lettera con data 14 marzo (the after day), Total Wine&more annuncia alle cantine italiane del proprio portfolio che al momento intende sospendere gli acquisti. «I prodotti – spiega – potrebbero arrivare negli States attorno alla prima settimana di aprile, quando potrebbero scattare le nuove tariffe del 200%. Per cui abbiamo preso la difficile decisione di mettere in pausa gli ordini pendenti fino a quando non ci saranno ulteriori chiarimenti».
Le paure degli importatori
Mary Taylor, proprietaria dell'importatore americano Mary Taylor Wine, racconta alla Reuters di avere 16 container di vino europeo in transito verso gli Stati Uniti, una quantità che eliminerebbe «l'intero patrimonio netto se venissero applicati dazi del 200%. Se devo pagare ho finito», afferma, aggiungendo che sta cercando di vedere se può annullare alcune spedizioni.
Jeff Zacharia, presidente del rivenditore di vini pregiati Zachys a Port Chester di New York, spiega che ci sono così tante incognite in questo momento che ha smesso di acquistare vino europeo finché il quadro non sarà più chiaro. E parliamo di un gruppo che tratta vino del Vecchio Continente per l'80% dell'intero catalogo: « È molto difficile fare preparativi quando come azienda non hai un percorso chiaro da seguire», commenta ad Associated Press.
Nel 2019, con i primi dazi di Trump sui vini europei «abbiamo arrancato - dice al New Yort Times Doug Polaner della Polaner Selections di New York - ma con il 200% di dazi diventa impossibile. Per ora, dovremmo sospendere tutte le spedizioni provenienti dall'Europa per capire cosa succederà. A preoccuparci sono i container di vino già in transito, i cosiddetti "goods on the water" (beni sull'acqua). Se arrivano prima che vengano imposte delle tariffe, nessun problema, ma se arrivano dopo l'inizio delle tariffe, gli importatori dovranno pagare tariffe enormi». «Potremmo smettere di acquistare vino europeo finché non avremo un po' di chiarezza», ribadisce, sempre al New York Times, Jeff Kellogg di Kellogg Select.

Un gioco a perdere
Dal canto suo, anche Unione italiana vini conferma questo nuovo fenomeno in corso e riporta le preoccupazioni dei produttori italiani: «L'annuncio dei dazi al 200% sta determinando effetti negativi sul mercato, con disdette degli ordini di merci destinate oltreoceano che si vanno moltiplicando. Uiv, assieme agli imprenditori europei del Comité vins, chiede pertanto alla Commissione europea una urgente revisione delle liste, con la richiesta di rimozione delle bevande alcoliche americane (spiriti e vino). È indispensabile, vista la sproporzione dei fattori in campo, fare in modo che questi prodotti restino fuori dalla disputa commerciale in corso».
Fa riflettere la sproporzione tra i dazi ritorsivi minacciati da Trump su vini e alcol europei e le stesse categorie di prodotto esportati dagli States nel Vecchio Continente: 8 miliardi di euro contro appena 1,35 miliardi di euro, secondo l’analisi Uiv, che considera inopportuna l’inclusione nella disputa commerciale di categorie di prodotti in cui il “gioco a perdere” è evidente, con un rapporto di 6 a 1.