"I dazi Usa? Non ci terrorizzano. Restiamo ottimisti". Lollobrigida invita a non drammatizzare

27 Mar 2025, 16:41 | a cura di
Per il ministro dell'Agricoltura il vero problema è la demonizzazione del vino da parte di alcuni Paesi europei. Ma le associazioni lo incalzano

«Siamo in una fase positiva per il vino e non siamo così terrorizzati dai dazi come oggi si tende a rappresentare». Le parole del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, dalla presentazione della 57esima edizione di Vinitaly, trasudano ottimismo, nonostante le minacce di tariffe al 200% che arrivano da Oltreoceano e nonostante i tanti appelli indirizzati al Governo dalle principali denominazioni e dalle associazioni di settore preoccupatissime per lo stop agli ordini dal mercato statunitense.

Il vero pericolo è la demonizzazione del vino

«I dati ci dicono che il mondo del vino ha raggiunto record importanti mai registrati prima che possono essere buon punto di partenza per raggiungerne altri. L’Italia non ha motivo di fermarsi: è richiesta. La delega per trattare è dell’Europa – aggiunge il Ministro - ma l’Italia farà la sua parte grazie ai rapporti privilegiati con gli Stati Uniti».

Per Lollobrigida, però, il vero pericolo è rappresentato dalla demonizzazione del vino che arriva soprattutto dall’Europa: «Il primo problema che abbiamo non sono i dazi ma la continua aggressione a questo prodotto. Non c'è una tariffa che, rispetto alla proiezione strategica del futuro, possa far danni quanto dire che il vino è veleno».

Per questo a Verona ha invitato il ministro della Salute europeo Vàrhelyi e quello dell’Agricoltura Hansen che affronteranno la questione etichette per la corretta informazione del consumatore.

L’invito all’ottimismo di Lollobrigida

«I pessimisti muoiono ogni giorno, gli ottimisti una volta sola - aggiunge Lollobrigida - Avremo tempo per piangere, ma intanto possiamo essere contenti per i dati degli ultimi mesi che hanno visto crescere e impennare le esportazioni anche sulla spinta del rischio dazi. Diamoci ogni tanto ad un momento di gioia. Poi, se dovessero arrivare i dazi, avremo tempo per consolarci con un buon bicchiere di vino».

La risposta delle associazioni

Dalla stessa presentazione di Vinitaly, però, le associazioni hanno ricordato che c’è poco da essere ottimisti. «Non voglio sconvolgere nessuno – ha detto il segretario Uiv Paolo Castelletti – ma questo non è un buon momento. C’è un calo dei consumi a livello mondiale e i dazi ci preoccupano molto. Anche delle tariffe al 20-25% basterebbero a mettere in forte difficoltà il settore, visto che il vino italiano negli Usa al momento si colloca nella fascia di prezzo dei 10-20 dollari e con i dazi andrebbe oltre perdendo un importante vantaggio. Per questo chiediamo prima di tutto di togliere il vino dalle dispute commerciali. Se, invece, i dazi arrivassero, allora bisognerebbe appellarsi ai distributori perché non si può scaricare tutto sul consumatore finale». Infine, l’appello di Castelletti è di chiudere al più presto gli accordi commerciali con Mercosur e India.

Sulla stessa lunghezza d’onda la presidente di Federvini Micaela Pallini: «Negli anni scorsi abbiamo già provato i dazi Usa sugli spirits e sappiamo cosa significa: con tariffe aggiuntive del 25% abbiamo perso il 40% dei volumi in un anno e mezzo. Non si può pensare di sostituire il mercato statunitense nel breve periodo, per cui l’appello che facciamo alla politica è di combattere per il settore».

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