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Dazi Usa. La lunga attesa del vino italiano

Il disperato appello delle cantine italiane e dell'industria vitivinicola Usa, in vista della nuova black list per il contenzioso Boeing-Airbus.

  • 11 Gennaio, 2020

Senzโ€™altro lโ€™anno appena nato รจ entrato in orbita sotto il segno di Trump. Lโ€™imprevedibile Trump (totally unpredictable, come lo hanno definito le principali testate internazionali). Dopo aver sganciato il drone della discordia in Iran, che rischia perfino portare a una nuova guerra planetaria, adesso lโ€™inquilino della Casa Bianca รจ pronto a premere lโ€™altro pulsante su cui campeggia la scritta โ€œguerra commercialeโ€. Il tempo stringe e la lista dei prodotti che potrebbero essere sottoposti a dazio aggiuntivo sembra allargarsi, fino ad includere โ€“ come Tre Bicchieri ha scritto il 19 dicembre โ€“ anche il vino italiano, fino a ora escluso dalla prima tranche. Il 13 gennaio dovrebbe concludersi la consultazione avviata il 6 dicembre dal Dipartimento del Commercio americano (USTR) che svelerร  la lista definitiva dei prodotti e la percentuale di dazio, che stavolta potrebbe arrivare fino al 100% (fino ad ora, dal 18 ottobre, era del 25% per i vini di Francia, Spagna, Germania e Regno Unito, e includeva per lโ€™Italia anche formaggi, carni di maiale, frutta, liquori e cordiali. Ma lโ€™aggiornamento della lista pubblicata lo scorso dicembre mette a rischio tutti gli altri Paesi membri) del valore della merce. Chiaramente lโ€™entrata in vigore delle nuove tariffe non potrร  avvenire prima di febbraio: 180 giorni da quel funesto 18 ottobre che diede inizio allโ€™incubo, in seguito al contenzioso Boeing-Airbus (in cui lโ€™Italia โ€“ ricordiamo โ€“ non aveva avuto alcun ruolo).

Spedizioni anticipate verso gli Stati Uniti

Cosรฌ queste ultime settimane, che di solito sono lโ€™occasione per fare il punto sullโ€™anno appena concluso, sono state di confusione e paura. Cโ€™รจ chi, dallโ€™altra parte dellโ€™Atlantico ha preferito bloccare gli ordini, preoccupato di ritrovarsi, poi, a dover pagare di piรน e cโ€™รจ chi, al contrario (soprattutto i grandi gruppi), si รจ cimentato in una corsa contro il tempo per riuscire a incamerare piรน prodotto possibile. Da Montalcino โ€“ ma si tratta solo di uno dei casi piรน emblematici โ€“ arrivano le testimonianze dei produttori che, su richieste degli importatori, hanno lavorato anche tra Natale e Capodanno per poter garantire una spedizione anticipata. โ€œCome Consorzio non abbiamo dati specifici sulle spedizioni degli associatiโ€ dice il presidente Fabrizio Bindocci โ€œma nei contatti informali con le aziende, abbiamo potuto verificare che alcune cantine, non solo grandi ma anche piccole, hanno spedito anzitempo negli Usa pur di non cadere, almeno temporaneamente, sotto la possibile mannaia dei daziโ€.

Rimangono pochi giorni ancora per scongiurare il peggio e, intanto, diverse petizioni stanno girando in queste settimane per tentare di allontanare lโ€™amaro calice.

La petizione dei vignaioli italiani

In Italia a lanciarla รจ stato Michele Antonio Fino, insieme ai vignaioli Marilena Barbera, Gianluca Morino e Paolo Ghislandi, rivolgendola alla ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, al ministro degli Affari Esteri Lugi Di Maio, al presidente della Commissione Agricoltura alla Camera Filippo Gallinella, al presidente del parlamento Ue David Sassoli, al commissario Ue per lโ€™Economia Paolo Gentiloni e al commissario dellโ€™Agricoltura Ue Janus Wojciechowski. Ad oggi โ€“ a pochi giorni dal verdetto โ€“ sono giร  state raccolte 6mila firme (qui il link).

โ€œSiamo vignaioli di tutta Italiaโ€ si legge nel testo โ€œe abbiamo scritto e firmato un grido di aiuto: lโ€™aumento dei dazi americani sul vino proveniente dallโ€™Ue sarร  una catastrofe senza precedenti. Noi diciamo no a questa guerra commerciale, e ci schieriamo al fianco dei nostri importatori e distributori americani, che in queste settimane hanno avviato numerose campagne di informazione e sensibilizzazione nei confronti dellโ€™Amministrazione Usa e della Ustr, alle quali sono state indirizzati migliaia di commenti e di appelli affinchรฉ i nuovi dazi non entrino mai in vigore, e affinchรฉ vengano sospesi i dazi del 25% giร  in essere per alcuni vini europeiโ€.

La posizione dellโ€™Unione Italiana Vini

A fianco dei produttori italiani, cโ€™รจ anche Unione Italiana Vini che, insieme a Federvini, รจ stata tra le prime associazioni a lanciare lโ€™allarme nei mesi scorsi: โ€œUivโ€ ricorda il presidente Ernesto Abbona โ€œha destinato un importante investimento economico in unโ€™azione senza precedenti: una campagna di comunicazione social, in coordinamento con gli importatori delle nostre aziende, verso i consumatori americani e gli operatori della filiera (ristorazione, distribuzione, ecc.), affinchรฉ partecipino alla public consultation, facendo sentire la propria voce allโ€™Amministrazione Usa. In collaborazione con gli stessi importatori e la loro associazione di rappresentanza โ€“ The National Association of Beverage Importers (Nabi) โ€“ stiamo, inoltre, coordinando unโ€™articolata azione di lobbying verso il Congresso. La tutela del business e dei posti di lavoro in America dei soggetti che oggi importano i nostri vini e hanno investito nei nostri brand รจ uno degli argomenti che potrebbe convincere il governo di Trump a esonerare il nostro settore e il nostro Paese da eventuali misureโ€. โ€œA oggiโ€ puntualizza il segretario generale Uiv Paolo Castelletti โ€œle osservazioni arrivate al Dipartimento sono circa 12.000: un numero ancora troppo basso. Quindi bisogna agire subito. La politica non ci lasci soliโ€.

Di fatto le risposte istituzionali, fino a qua, si sono fatte attendere. Un timido segnale รจ venuto last minutes dal ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli che, nella puntata di Porta a Porta dellโ€™8 gennaio ha affermato che il Governo โ€œsta lavorando affinchรฉ non vengano applicati dazi alla produzione vitivinicola italiana. Sappiamo benissimo che non รจ facileโ€ ha proseguito โ€œma รจ assurdo che per questioni che non riguardano il nostro Paese siano i nostri produttori a dover pagareโ€.

Lโ€™impatto sullโ€™industria vitivinicola Usa

Oltreoceano รจ soprattutto lโ€™industria vitivinicola a far sentire la sua voce. Anche perchรฉ, se per il vino italiano le nuove tariffe metterebbero a rischio circa 1,5 miliardi di euro (questo il valore raggiunto dallโ€™export lo scorso anno), per il mondo degli importatori americani, il prezzo da pagare sarebbe anche piรน alto. Secondo i dati riportati su JancisRobinson.com, se dovesse essere attuato un aumento delle tariffe del 100%, gli Stati Uniti potrebbero vedere minate le perdite di entrate di oltre 2 miliardi di dollari e circa 10mila posti di lavoro.

La campagna contro i Dazi in Usa

Spinta da questa deprimente prospettiva, la National Association of Wine Retailers Usa ha lanciato nelle settimane scorse una campagna contro lโ€™implementazione delle tariffe, invitando tutti i diretti interessati ad inviare unโ€™e-mail al loro governo locale e ai rappresentanti commerciali per esprimere la loro preoccupazione. Cโ€™รจ anche un testo giร  pronto a cui poter aderire, dove si leggono parole molto dure contro la decisione del Governo Trump: โ€œVi esorto caldamente a non punire me, i miei compagni amanti del vino, o rivenditori di vino laboriosi, per problemi che non abbiamo causato. รˆ ingiusto. Dovreste punire i responsabili. Punire Airbus, i suoi fornitori e le societร  francesi di servizi digitali sarebbe molto piรน efficace, oltre che equoโ€.

Il gruppo mette in evidenza soprattutto il rischio per i consumatori locali. Lโ€™aumento delle tariffe del 100%, infatti, si tradurrebbe in un aumento del prezzo per lโ€™acquirente americano del 150%. E sulla possibilitร  che questo si traduca in una opportunitร  in piรน per i produttori locali, si dimostra scettica, almeno a stretto giro: โ€œNon vi รจ alcun sostituto per le importazioni di vino dallโ€™Unione Europea. I vini europei sono diversi dai vini nazionali e da quelli degli altri Paesi produttori. Inoltre, poichรฉ ci vogliono molti anni per piantare nuovi vigneti e consentire loro di produrre frutti maturi che possono essere raccolti per produrre vino, ci vorrร  almeno un decennio prima che lโ€™industria vinicola nazionale americana possa essere in grado di iniziare a sostituire le importazioni di vino dallโ€™Ueโ€.

La critica del New York Times

Anche il New York Times non รจ rimasto a guardare e dalle sue colonne il critico enogastronomico Eric Asimov non ha usato mezzi termini: โ€œLโ€™amministrazione Trump non ha spiegato perchรฉ abbia individuato vino e cibo in una disputa sullโ€™industria e la tecnologia. Una mossa intesa a imporre sofferenza allโ€™Unione europea puรฒ mettere a repentaglio molti posti di lavoro e imprese americani, mettendo fuori portata i vini popolariโ€. Le testimonianze che il giornalista ha raccolto tra ristoratori e distributori di vino italiano in Usa esprimono rabbia e disperazione: โ€œรˆ punitivo per le persone sbagliate per le ragioni sbagliateโ€. A rischio, infatti ci sono soprattutto imprese americane, cosรฌ come fanno notare le stesse: โ€œMettere a rischio le piccole imprese americane non รจ un modo per risolvere una controversia commerciale internazionaleโ€. Basteranno queste motivazioni a fermare lโ€™unpredictable Trump in questo unpredictable 2020? Il verdetto del 13 gennaio, non sarร  lโ€™unico nel corso di questi 12 mesi: ad attendere il tycoon americano il prossimo novembre ci sarร  quello per lui piรน importante: le presidenziali statunitensi. Sbagliare mossa, in questo momento, non conviene a nessuno.

a cura di Loredana Sottile

foto di Gerd Altmann

 

Questo articolo รจ uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 9 gennaio 2020
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