I paventati dazi annunciati da Donald Trump sui prodotti europei peserebbero di più sul vino italiano, rispetto a quanto accadrebbe agli altri Paesi competitor. L'allarme arriva dall'Unione italiana vini, che ha riunito il consiglio nazionale mercoledì 4 dicembre. Il presidente Lamberto Frescobaldi è stato molto chiaro nel suo intervento di apertura dei lavori dell'associazione: «Il 60% dell’export italiano è concentrato su 5 mercati, con gli Stati Uniti che da soli valgono quasi un quarto delle nostre spedizioni: non possiamo chiuderci - ha aggiunto - anche verso mercati come il Brasile e l’America Latina, che per radici culturali potrebbero ampliare i nostri orizzonti commerciali». E se non si vuole aggravare ulteriormente una congiuntura già difficile occorre diversificare il mercato. Per questo motivo, Unione italiana vini sostiene «fermamente l’accordo Mercosur e condivide il via libera dell’Italia ai vini dealcolati, una nicchia che potrebbe comunque aprire le porte a nuovi target e Paesi».
I rischi per l'export italiano
L'Osservatorio Uiv ha presentato un focus specifico sul tema, sottolineando che «l’Italia sarebbe il Paese fornitore europeo maggiormente esposto in caso di nuovi dazi aggiuntivi statunitensi». Guardando ai dati import dei 9 mesi (gennaio-settembre 2024), gli Usa rappresentano oggi la «stampella commerciale» delle vendite italiane di vino (+4,4% nel periodo). La domanda statunitense ha contribuito a «limitare il calo a valore» delle spedizioni made in Italy verso 11 Paesi top buyer a -1,5 per cento. Pertanto, al netto del mercato Usa, la perdita per il vino italiano salirebbe a -4,9 per cento. Per la Francia, principale competitor dell'Italia, l'effetto sarebbe meno traumatico: senza gli Usa si passerebbe dall’attuale -7,3% a -8,5 per cento.
In aumento i giovani iscritti ad Agivi
L'associazione di categoria, che rappresenta 812 soci per un fatturato di 10,6 miliardi di euro (se si includono anche gli iscritti ad Anformape (che riunisce le aziende produttrici di macchine e prodotti per l'enologia) ha fatto il punto sui temi del commercio internazionale, della nuova politica europea ma anche su vino e salute e vini dealcolati. Buone notizie dall'adesione dei giovani: gli iscritti ad Agivi hanno raggiunto quota 134, con un incremento in un anno del 10 per cento.