Ora è ufficiale: il vino Nobile di Montepulciano si arricchisce di una nuova denominazione che punta a valorizzare le radici storiche e le peculiarità geografiche di Montepulciano. Dal 2025 i vini recanti la menzione Pieve rappresenteranno l’evoluzione del progetto del consorzio del vino Nobile cominciata già a partire dal 2020 (ne avevamo parlato qui): non solo una denominazione che racconta il territorio, ma anche un investimento nel patrimonio culturale e territoriale della Toscana. Le bottiglie, frutto di un affinamento di almeno 36 mesi, porteranno in etichetta anche il nome della zona di produzione, una delle 12 unità geografiche aggiuntive (Uga) di Montepulciano, rendendo omaggio alle antiche pievi che contraddistinguevano il territorio in epoca romana e longobarda.
Una nuova etichetta per il vino nobile di Montepulciano
L’idea alla base della denominazione Pieve nasce da uno studio attento del territorio poliziano, che ha portato all’identificazione di 12 zone di produzione, ognuna con delle caratteristiche geologiche e climatiche precisa. Come spiegato dal consorzio del vino Nobile di Montepulciano in una recente conferenza a Milano e riportata dal Sole24Ore, l’obiettivo è di «riaffermare e codificare una realtà odierna alle sue antiche radici storiche; radici che hanno caratterizzato il territorio poliziano fino all’epoca moderna e che trovano eco nei documenti del catasto Leopoldino dei primi decenni del XIX secolo che suddividevano il territorio in sottozone distinte e definite con un toponimo» .
Il termine Pieve richiama le antiche circoscrizioni ecclesiastiche, utilizzate come criteri di suddivisione territoriale sin dal periodo tardo romano. Le 12 Uga (Cervognano, Cerliana, Caggiole, S. Albino, Valiano, Ascianello, San Biagio, Le Grazie, Gracciano, Badia, Argiano, Valardegna) rappresentano oggi una sorta di riscoperta di queste divisioni storiche e includeranno menzioni territoriali sulle etichette dei vini.
Caratteristiche del nuovo Nobile di Montepulciano
L’uvaggio sarà composto per l’85 per cento da sangiovese, affiancato da varietà autoctone come canaiolo nero, ciliegiolo, mammolo e colorino, tutte provenienti esclusivamente da vigneti di proprietà del produttore. La prima vendemmia riconosciuta con questa denominazione è quella del 2021, e il lungo affinamento di 36 mesi porterà i primi vini Pieve sul mercato nel 2025.
Il presidente del consorzio, Andrea Rossi, ha sottolineato l’importanza di dare risalto alla varietà di suoli e microclimi che caratterizzano le 12 Uga: «Il Nobile che si produce nelle diverse zone può portare a risultati molto differenti, caratteristica che in passato è stata considerata un limite e che noi invece vogliamo trasformare in pregio, con regole che puntano ad aumentare la qualità della produzione destinata a una fascia alta di appassionati che sapranno apprezzare le differenze».
L’introduzione della menzione Pieve è parte di una strategia più ampia per posizionare il vino Nobile di Montepulciano come un prodotto di alta gamma, destinato a una clientela esigente. Le bottiglie delle zone Pieve, infatti, saranno collocate sul mercato con un prezzo superiore rispetto alle riserve, puntando a raddoppiare il costo di vendita e a posizionarsi attorno ai 70-80 euro, con picchi per etichette di particolare prestigio. Secondo il consorzio, la nuova categoria premium potrebbe diventare un traino per tutte le tipologie di Vino Nobile, migliorando il valore percepito del marchio a livello internazionale. Dal 2019 la produzione di Vino Nobile è cresciuta del 20 per cento in termini di volume e ancora di più a valore. L’obiettivo è quello di tornare a una produzione annua di 11 milioni di bottiglie, con una crescita di valore che possa sostenere l’intero comparto vinicolo toscano. Il consorzio punta anche su una strategia che unisce produzione vinicola e turismo: «Il Vino Nobile è un prodotto legato profondamente al territorio e il turismo ha un ruolo di rilievo, poiché il 30% delle vendite avviene direttamente in cantina» afferma Rossi sul Sole24Ore.
L’effetto Pieve sulla percezione della qualità
Sebbene il la nuova denominazione rappresenterà solo tra il 5 e 10 per cento della produzione totale, i produttori sono ottimisti riguardo al valore aggiunto che questa nuova etichetta porterà all’intero comparto del vino Nobile di Montepulciano. Andrea Rossi spiega: «Sono ottimista sui risultati che potremo ottenere, anche perché la critica ci sta riconoscendo l’effetto che questa operazione sta portando sulla qualità di tutto il vino prodotto». La nuova menzione potrebbe quindi rappresentare un cambio di passo decisivo, soprattutto per quanto riguarda il consolidamento del prestigio del Vino Nobile nel panorama enologico internazionale. Nel 2023 il mercato ha visto l’immissione di 6,9 milioni di bottiglie di Vino Nobile e 2,6 milioni di Rosso di Montepulciano, per un fatturato alla produzione di circa 65 milioni di euro. Tuttavia, il valore complessivo che il consorzio attribuisce al Vino Nobile, tra patrimonio e indotto, sfiora il miliardo di euro, evidenziando l’impatto economico e turistico della produzione.