Lo spiraglio aperto nella conoscenza genetica dei vitigni ha dato lโavvio a numerose ricerche, una sorta di viaggio avvincente e per molti aspetti misterioso, a ritroso nel tempo, dapprima sulle fonti letterarie e storiche e successivamente alla ricerca dei genitori o parenti prossimi dei vitigni piรน importanti, spesso rappresentati da uno o pochissimi individui sopravvissuti in vecchi vigneti marginali o nelle collezioni ampelografiche, senza i quali ogni tentativo di ricostruzione del pedigree sarebbe stato impossibile. Una delle maggiori difficoltร che si incontrano in queste ricerche รจ rappresentata dal cambiamento avvenuto nel tempo nelle denominazioni dei vitigni.
I cambiamenti dei nomi nella storia
Dai nomi originali, greci o latini, per una sorta di vernacolizzazione, conseguente alla vulgata medioevale e ai prestiti linguistici successivi, i nomi sono via via cambiati. E, spesso, allโinterno di in nome, si sono nascosti vitigni simili per caratteristiche morfologiche o per le utilizzazioni enologiche, in una sorta di famiglia varietale. La frase nomen omen รจ una locuzione latina che, tradotta letteralmente, significa ยซil nome, un destinoยป, ยซil destino nel nomeยป. La fisiognomica ha cercato di derivare i nomi dai tratti fisici delle persone, cosรฌ come avviene per i vitigni. Gli esempi sono davvero innumerevoli. Da un punto di vista semantico, la formazione dei nomi dei vitigni รจ un fenomeno abbastanza recente ed anche se ha avuto negli scritti dei georgici latini, Plinio in particolare, la base dei criteri della formazione del materiale lessicale, si รจ sviluppata solo successivamente soprattutto a partire dal XII-XIII secolo. Solo dopo il โ500 le attestazioni varietali si fanno piรน frequenti e precise, ma solo dal 1800 con gli sviluppi dellโampelografia, i vitigni assumono una precisa dignitร biologica e identificativa.
Dal groppello all'uva rara: i criteri ispiratori
Si possono individuare alcuni criteri ispiratori utilizzati nella denominazione dei vitigni: denominazioni legate alle caratteristiche cromatiche dellโuva bianchetta da bianco, rossara da rosso, verdicchio da verde, pigato da macchiato, ansonica, inzolia da ansoria (termine francese antico per definire il colore sauro, dorato, degli acini esposti al sole), corvina per il colore nero come quello di un corvo; denominazioni legate a caratteristiche sensoriali dellโuva o del vino: peverella per il sapore di pepe, speziato, dolcetto, erroneamente attribuito al francese doucette (Douce noire, leggermente dolce) e invece da ยซdozzettiยป, uve coltivate sui dossi a Dogliani, mammolo per il profumo di mammola, nasco da muscum, odore emesso dalle ghiandole sessuali di alcuni cervidi, simile al moscato, cimiciattola per lโodore di cimice, mavrodaphni, nero dโalloro per lโaroma speziato. Ci sono, poi, denominazioni legate ad alcune caratteristiche morfologiche o produttive del vitigno: regina o mennavacca come una mammella di vacca o per lo zibibbo il cui sinonimo greco รจ boumasta (da bous mastos), olivella da acino con la forma di oliva, duracina e sideritis per la durezza e croccantezza delle bacche, grignolino e grillo per la ricchezza di vinaccioli (grignole ed arilli rispettivamente in piemontese e siciliano), groppello da grappolo a forma di groppo, uva rara per il grappolo spargolo, metvandidi vitigno armeno che significa grappolo grande, mtzevane kachuri vitigno giorgiano che significa verde di Kaketi.
Denominazioni dai toponimi
Altre denominazioni sono originate da toponimi derivanti dai luoghi di coltivazione. Sono quelle piรน frequenti, anche perchรฉ derivate dalla cultura georgica. Mentre i romani designavano i vini con le localitร di provenienza, in epoca medievale anche i vitigni venivano chiamati con il luogo di origine del vino. Basti pensare alle malvasie e alle vernacce. Alcuni esempi: lemnio dallโisola di Lemno o il phokiano dalla citta di Focea sulla costa greca dellโAsia minore, roditis da Rodi, grk che in croato significa greco, vitigno dellโisola di Korkula (Grk in croato).