Stop alle tariffe punitive sul vino australiano da parte del governo cinese. Cina e Australia, con tempi decisamente più rapidi di quanto ci si aspettasse, siglano la pace commerciale dopo anni di tensioni che avevano letteralmente azzerato l'import di vino australiano. In una nota ufficiale, il ministero cinese del Commercio ha annunciato che non è più necessario imporre dazi antidumping sull'import di vino, alla luce del miglioramento delle relazioni commerciali tra i due Paesi. Le tariffe saranno revocate nella giornata di venerdì 29 marzo.
Esultano i produttori australiani
«Siamo impazienti di rivedere i vini australiani sulle tavole da pranzo cinesi e di rinnovare il nostro rapporto con clienti e partner commerciali in quel mercato», è il commento a caldo di Lee McLean, che guida l'associazione Australian grape & wine. Per i viticoltori australiani, la decisione è molto importante e riflette il positivo esito degli sforzi diplomatici del governo di Canberra, guidato da Anthony Albanese, che dal suo insediamento, a maggio 2022, ha lavorato per ricucire i rapporti col gigante asiatico, con l'aiuto dei ministri degli Esteri (Penny Wong), del Commercio (Don Farrell) e dell'Agricoltura (Murray Watt).
Una disputa iniziata nel 2020
A novembre 2020, la Cina bloccò l'import di prodotti dall'Australia (tra cui carbone, vino e orzo) in risposta alla decisione del governo di Canberra di bandire Huawei da una gara per la realizzazione della rete nazionale 5G e di aprire un'inchiesta in seno all'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sull'origine del Covid-19 e su presunte operazioni d'insabbiamento delle notizie da parte di Pechino. Dal 2021, il governo cinese aveva applicato tasse pesantissime sui prodotti vitivinicoli australiani comprese tra il 107% e il 218%, mettendo in ginocchio la filiera australiana che fino a poco tempo prima esportava ben un miliardo di dollari di vini solo verso la Cina, prevalentemente delle tipologie Shiraz, Merlot e Cabernet Sauvignon (secondo dati Wine Australia).
Un mercato ridotto a 10 milioni di dollari
Per avere un'idea dell'impatto della guerra doganale, basti pensare che in tutto il 2023 l'export di vino australiano verso la Cina ha totalizzato appena 10 milioni di dollari (-17% sul 2022), oltre il 25* posto tra i principali Paesi di destinazione. Sostanzialmente, un mercato quasi trascurabile. Ora, invece, la fine delle ostilità dovrebbe ridare ossigeno alle imprese del vino aussie, considerando che il settore vinicolo ha assunto un impegno a lungo termine per fare della Cina un cliente privilegiato: «Molte aziende vinicole - ha ricordato McLean - hanno sviluppato in Cina stretti rapporti con importatori, acquirenti e consumatori di vino australiano nel corso di numerosi anni».
Ma l'Australia proseguirà a differenziare il suo export
Le barriere commerciali imposte in questi anni da Pechino, inoltre, hanno indotto l'Australia a lavorare a mercati alternativi per i propri prodotti. Ed è quello che è accaduto, anche se i risultati di questo lavoro non sono stati premiati, considerata la congiuntura globale negativa. Infatti, l'export non ha brillato e l'Australia nel 2023 ha venduto 1,9 miliardi di dollari di vino (-2,4%) per 607 milioni di litri (-2,5%). Nella filiera locale, quindi, c'è soddisfazione ma c'è anche prudenza dopo l'annuncio di Pechino. E, come rilevano i vertici di Australian grape & wine, nonostante le attese per la riapertura del canale cinese, resterà alta l'attenzione sulla diversificazione delle esportazioni di vino così come sulla crescente domanda nel mercato interno dell'Australia. Per la serie: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Soprattutto della Cina.