Sembra proprio che la varietà a bacca bianca chenin blanc – che possiamo associare alla Loira come madrepatria – un tempo poco valorizzata, potrebbe essere la risposta del futuro vinicolo a un mondo sempre più caldo e assetato di vini freschi e versatili. Così Madeleine Stenwreth, Master of wine e consulente internazionale, descrive il potenziale di questo vitigno con parole che suonano come un manifesto per una rivoluzione dettata dai cambiamenti climatici. È una varietà con «Una naturale acidità molto elevata» che, come spiega la Stenwreth, riesce a dare il meglio in climi mediterranei, ma sempre più caldi, dove molte uve, come lo chardonnay, iniziano a soffrire.
Chenin blanc vs chardonnay
Il riscaldamento globale sta cambiando il volto delle principali regioni vinicole, e con esso, anche le varietà più popolari e apprezzate dai consumatori. Una delle sorprese più affascinanti di questo scenario è lo chenin blanc, un’uva considerata per anni meno prestigiosa rispetto al blasonato chardonnay, ma che ora è in grado di emergere grazie alla sua versatilità e resistenza. Come raccontato da Patrick Schmitt, Master of wine e autore di un recente articolo sul magazine The Drink Business, questa varietà a bacca bianca potrebbe diventare l’alternativa perfetta al più famoso chardonnay se le temperature globali continueranno a salire.
Anche Madeleine Stenwreth spiega al Gambero Rosso perché lo chenin blanc possa guadagnare sempre più spazio nei vigneti globali. «La sua acidità lo rende particolarmente adatto ai climi mediterranei», afferma la Stenwreth. «In Sudafrica, per esempio, è una varietà che si sposa perfettamente con il suo clima, riuscendo a dare vita a vini bilanciati e apprezzabili, sia che vengano vinificati come secchi, spumanti o dolci». Il Sudafrica, infatti, ospita la più vasta superficie coltivata a chenin blanc, e i produttori locali hanno trasformato questo vitigno nella loro punta di diamante.
«La popolarità di questa varietà in Sudafrica ha incoraggiato anche l’uso del suo nome in etichetta, cosa che non è sempre accaduta in Francia, o, più precisamente, nella Loira», prosegue la Stenwreth. Ma il suo ruolo sta cambiando, poiché lo chenin sudafricano sta diventando sempre più espressivo del suo terroir, grazie alla capacità dei vignaioli di decifrare le sue qualità e caratteristiche in relazione al luogo di coltivazione, così che anche in questa parte del mondo l'origine sta superando la varietà sulle etichette. La Stenwreth ha avuto modo di giudicare diversi chenin blanc provenienti da queste aree durante una competizione in Sudafrica (dove si dovevano selezionare i primi dieci tra 130 Chenin da tutto il Paese) e ha notato come le peculiarità del vitigno si adattino perfettamente al clima e ai modi di vinificare il vino oggi.
Dalla Loira all’Australia
Non solo in Sudafrica, però, ma anche in altre regioni vinicole come l’Australia occidentale, lo chenin blanc sta dimostrando un potenziale straordinario. «Le aree di Margaret River e Swan Valley (le più importanti regioni vinicole dell’Australia occidentale, ndr) hanno prodotto alcuni dei migliori chenin blanc che abbia mai assaggiato fuori dal Sudafrica e dalla Loira», racconta la Master of wine svedese. È in questi angoli del mondo, dove le estati sono lunghe e secche e le coltivazioni sono influenzate dal freddo oceano circostante, che questo vitigno trova condizioni ideali per esprimersi.
Ma la valle della Loira, in Francia, rimane il punto di riferimento indiscusso per lo chenin, nonostante le condizioni climatiche della regione stanno mutando rapidamente, trasformando la percezione che i produttori locali hanno di questo vitigno. Nonostante il cambiamento climatico, queste uve riescono oggi a maturare perfettamente nella valle della Loira, mantenendo la sua famosa freschezza. «Anche se raccogliamo tardi, riusciamo comunque a preservare la freschezza», dichiara al Drink business Guillaume Paris, produttore a Vouvray, una delle zone più celebri del vitigno. Questa capacità di adattarsi sia ai climi freddi che a quelli caldi, unita alla versatilità di stili che permette, dal secco allo spumante fino al dolce, sta facendo dello Chenin blanc uno dei vini più interessanti del momento.
Un’alternativa allo Chardonnay
Il futuro di questa uva a bacca bianca è tutt’altro che monocromatico, con produttori che ne sperimentano la vinificazione e lavorano sull’affinamento in legno e sulle fecce per dare ai loro vini una struttura ancora più complessa. «Ho visto molti produttori trattare lo chenin blanc come uno chardonnay, lavorando sul contatto con le fecce ma, invece di concentrarsi sulle botti nuove – come per lo chardonnay - per aggiungere complessità si usano botti di rovere usate sia per la fermentazione che per l'affinamento, al fine di proteggere l'integrità della varietà e riflettere il territorio», racconta ancora al Gambero Rosso Madeleine Stenwreth: «In questo stile, lo chenin si comporta straordinariamente bene», insieme all’uso anche di tecniche di affinamento in cemento, anfore di terracotta, uova di ceramica o persino qvevri.
«Credo che questa varietà possa offrire vini di livello mondiale a prezzi ancora sottovalutati», aggiunge la Stenwreth, suggerendo che il suo valore potenziale sia ancora poco riconosciuto rispetto alla fama di cui gode: «Per esempio, se paghi trenta euro per uno Chardonnay, otterrai una qualità estrema per la stessa cifra con un Chenin Blanc, perché i produttori non hanno ancora la fiducia di chiedere gli stessi prezzi che richiedono per i loro migliori Chardonnay».
Tuttavia, ci sono alcune sfide da considerare, soprattutto nella produzione di spumanti. «Tentare di produrre spumanti di alta qualità con chenin blanc può essere complicato nelle aree dove alcune vigne hanno un fogliame e una struttura meno protettiva per i grappoli, in annate o climi più caldi, dove le estati troppo calde possono provocare lievi scottature» , spiega la Stenwreth. In questo contesto, le bucce rischiano di dare una sensazione fenolica, rendendo più difficile ottenere vini davvero eleganti e raffinati. Nonostante questo, le qualità del Chenin Blanc per i vini secchi e per quelli dolci sono praticamente ineguagliabili.
Cambia il clima, cambiano i gusti
C’è anche un grande movimento globale che riguarda lo studio e l’approfondimento delle vigne vecchie (old vines), di cui, a parere della Mw svedese, lo chenin blanc sicuramente ne beneficerà: «Se penso a tutte le bottiglie di vini da viti vecchie certificate in Sudafrica, che ora devono essere di almeno 35 anni - e considerando che la maggior parte di queste bottiglie riguarda proprio Chenin Blanc - credo che questo contribuirà a spingere la varietà verso uno sviluppo positivo», e aggiunge: «Dato che ci sono altri paesi che attualmente stanno spingendo questa varietà, la Valle della Loira rimane una delle poche regioni in cui i produttori non scrivono Chenin Blanc sull'etichetta, preferendo puntare sull'origine piuttosto che sulla varietà».
Così, mentre il cambiamento climatico rimodella il panorama del vino, lo chenin emerge come una delle risposte più promettenti. Grazie alla sua capacità di mantenere freschezza e texture in condizioni climatiche sempre più difficili, potrebbe diventare una delle varietà chiave del futuro vinicolo, offrendo una valida e spesso più accessibile alternativa allo chardonnay. Ma ci tiene a ricordare la Master of wine: «Lo Chardonnay sarà sempre presente, qualunque cosa accada con il clima, perché è una varietà molto forte a livello internazionale. Lo Chenin Blanc ha il potenziale, come categoria, di conquistare quote di mercato rispetto allo Chardonnay, specialmente nelle aree in cui si fa fatica a raggiungere il livello qualitativo necessario per giustificare certi prezzi. In queste zone climatiche, potrebbe effettivamente produrre vini di qualità superiore e di maggiore interesse».