Dalla sua il Cabernet franc ha un tratto distintivo: la sorprendente capacità di resistere bene ai climi caldi. In breve, è in grado di conservare un tenore acido e una freschezza aromatica poco comuni in altre varietà a bacca rossa. Non sorprende, quindi, l’onda lunga del Franc che stiamo ammirando lungo le vigne italiane. Ormai lo troviamo un po’ dappertutto e con risultati sempre più interessanti.
Franc Mania
«È un vitigno che si presta bene anche nelle nostre zone del Lazio. L’importante è lavorarlo bene, in tanti cercano la struttura, ma va esaltato in termini di freschezza ed eleganza. Per me non c’è partita rispetto al Merlot, che era un passaggio degli anni ’90, oggi si cerca altro», commenta Damiano Ciolli, produttore a Olevano Romano. Lui è arrivato al Franc quasi per caso, per un’esigenza non prevista. «Con l’annata 2023 abbiamo perso il 90% delle nostre uve a causa della peronospora, abbiamo cercato un’alternativa per un vino da negoce. Con Letizia abbiamo selezionato le uve di franc nella zona dei Castelli, con saldo di uve cesanese di Olevano. Il vino si chiama Franc[O] e prende il posto del nostro Silene, sempre giocato su bevibilità e slancio. L’ho fatto per un’emergenza ma in tanti già ci stanno chiedendo di continuare a produrlo», prosegue.
Cresce anche nel blend
La costa toscana è considerata tra le culle del Cabernet franc italiano, negli anni ha strappato la centralità del Friuli e del Veneto per la varietà originaria della Gironda. «Il Franc è stata una scelta di pancia per noi», spiega Cinzia Merli, titolare della cantina bolgherese Le Macchiole. «Esprime perfettamente l'essenza del nostro territorio, con la sua intensità fruttata, i tannini morbidi. Dal 2001 abbiamo deciso di produrre un Cabernet Franc in purezza, prima lo utilizzavamo solo come uva da taglio», sottolinea. Proprio il millesimo 2001 di Paleo - il nome rievoca quello di un'erba spontanea della costa toscana - è a oggi uno dei più profondi e complessi Cabernet franc mai prodotti in Italia. «Sono contenta di vedere sempre più Franc sul mercato, sta crescendo anche nelle composizioni dei blend di vini importanti», conclude. Basta vedere come cambiano gli equilibri di alcune etichette iconiche, si pensi ad Ornellaia che ha visto negli ultimi anni aumentare la quota di franc nella sua composizione.
Dai cipressi di Bolgheri alle Colline Pisane, il Franc è riuscito a portare alla ribalta anche l'areale di Terricciola, ricco di sabbia e depositi fossili. La famiglia Lunelli ha comprato Tenuta Podernovo nel 2000, ha piantato prima sangiovese e merlot, perfino qualche filare di Teroldego. Poi, nella Vigna Olmo ha messo a dimora il Franc: «ha una marcia più», evidenzia Alessandro Lunelli. E nei nostri assaggi è proprio così, l'Auritea, da cabernet franc in purezza, ci ha stupito dalla sua prima annata, la 2015.
Gli Assaggi
Franc[O] 2023 Ciolli
Macerazione corta, 3-4 giorni, e affinamento esclusivamente in cemento. Abbiamo assaggiato una prova di botte, ci ha sorpreso. Soffi balsamici e vegetali misurati, un bel frutto scuro fragrante e un peso medio perfettamente dimensionato: ha corpo, carattere e ottimo slancio gustativo. Beva piacevolissima e appagante. 15.000 bottiglie prodotte e ottimo rapporto qualità-prezzo: 16 euro in enoteca. Il nome è un omaggio a Franco Caporili che ha concesso le uve della sua ultima vendemmia.
Auritea 2016 Tenuta Podernovo
Che annata e che vino! Profumi intensi di menta, liquirizia e ginepro. La carica erbacea è fine affascinante, la bocca è voluminosa, articolata e suadente: succoso di ciliegia e rosmarino, la grinta sapida è a dir poco intensa. Finale lunghissimo e profondo: ottimo potenziale evolutivo.
Paleo 2008 Le Macchiole
In una recente verticale è uscito benissimo il millesimo 2008 del Paleo. Ha un tratto aromatico misurato e armonico di tè nero, caffè e cacao. La bocca è composta, con una spina acida che tiene perfettamente una struttura di grande rigore ed eleganza, con un sottofondo balsamico e speziato che si distende sul palato con una naturalezza incantevole.