La Borgogna continua la sua evoluzione (nonostante la difficile annata) e, questa volta, a giovarne c’è il Mâconnais, storico areale vitivinicolo spesso sottovalutato nella parte più meridionale della regione francese. Il 18 novembre scorso, l’Inao (Institut National des Appellations d’Origine) ha firmato il decreto che ha riconosciuto quattro nuovi climat delle denominazioni Pouilly-Loché e Pouilly-Vinzelles come Premier Cru. Un passaggio fondamentale per le due denominazioni che hanno finalmente ottenuto l’ambito status, dopo un lungo processo di studio e selezione che ha coinvolto geologi, storici e viticoltori.
I nuovi Premier Cru
La decisione, che porta le denominazioni Pouilly-Loché e Pouilly-Vinzelles nel novero delle più prestigiose di Borgogna, riguarda quattro climat. A Pouilly-Loché, les Mûres è il nuovo climat che, con una superficie di 7,09 ettari, rappresenta circa il 22,15 per cento della denominazione, che conta complessivamente 32 ettari. Il nuovo Premier Cru di Pouilly-Vinzelles, invece, si divide in tre climat: les Longeays (7,50 ettari), les Pétaux (2,76 ettari) e les Quarts (12,45 ettari), che insieme occupano circa il 43,67 per cento della denominazione, che si estende su 52 ettari. Questi quattro climat sono tutti coltivati esclusivamente a chardonnay, la varietà che da sempre caratterizza la zona e che, nelle condizioni ideali del Mâconnais, trova una delle sue espressioni più pure. Questi terreni sono stati selezionati non solo per la loro composizione geologica (perlopiù argillosa), ma anche per la qualità storica e le pratiche agronomiche che, da decenni, ne fanno una terra vocata alla viticoltura di qualità. Da qui la creazione di un disciplinare rigoroso, che stabilisce limiti stringenti sulle rese e sulla lavorazione.
Dalla geologia alla vinificazione
Il processo per ottenere il riconoscimento Premier Cru è stato lungo e meticoloso. Sin dal 2006, l’Inao ha avviato uno studio dettagliato delle caratteristiche geologiche, pedologiche e storiche dei climat di Pouilly-Loché e Pouilly-Vinzelles, con l’obiettivo di selezionare quelli più promettenti. L’analisi ha incluso indagini sulla composizione del suolo, le pratiche agronomiche e la tradizione vinicola. Il risultato è stato un lavoro congiunto tra viticoltori, storici e scienziati del settore che ha portato alla decisione finale del 2023, con l’ufficializzazione delle modifiche al disciplinare di produzione. I nuovi Premier Cru, infatti, dovranno seguire requisiti molto più severi rispetto ai tradizionali Aoc (con una resa massima di 58 ettolitri per ettaro (contro i 60 ettolitri previsti per l’Aoc). Un altro punto cruciale riguarda l’invecchiamento: i vini Premier Cru devono essere invecchiati almeno fino al primo luglio dell’anno successivo alla vendemmia e la commercializzazione può avvenire solo a partire dal 15 luglio.
Impatti sulle rese, sulla qualità e sul mercato
Il riconoscimento di questi quattro climat come Premier Cru ha implicazioni significative per il mercato. Innanzitutto, il limite sulle rese, fissato a 58 hl/ha, implica una selezione più rigorosa delle uve, destinando la produzione a vini di altissimo livello, ma in quantità ridotte. Ma non sono solo le rese a cambiare. L’introduzione di un disciplinare che impone pratiche di vinificazione più rigorose (incluso il divieto di erbicidi e la raccolta manuale) riflette l’impegno della regione a produrre vini più autentici e rispettosi dell’ambiente. Nonostante il riconoscimento ufficiale da parte dell’Inao, c’è ancora un ostacolo burocratico da superare: l’approvazione finale da parte dell’Unione Europea del nuovo cahier des charges che aggiornerà le norme di produzione. Si tratta di una formalità che, sebbene già pianificata, potrebbe subire dei ritardi. Tuttavia, la gran parte degli esperti del settore è fiduciosa che la procedura vada a buon fine, dando così ufficialità alla produzione dei nuovi Premier Cru a partire dall’annata 2024. Intanto, i viticoltori delle denominazioni coinvolte si preparano a un incremento della domanda e a un possibile aumento dei prezzi per le loro etichette coivolte.
L’impatto economico
Infine, l’inserimento di quattro nuovi Premier Cru nelle denominazioni Pouilly-Loché e Pouilly-Vinzelles avrà sicuramente un impatto sul turismo enogastronomico. Queste aree, che da sempre hanno attirato gli appassionati di vino per la loro tradizione e per i loro chardonnay - nonostante si siano ritrovate molto spesso bistrattate dallo scomodo vicino Chablis - vedranno probabilmente un incremento delle visite e delle vendite dirette. L’adozione della classificazione Premier Cru conferisce infatti una visibilità globale che, negli anni, contribuirà a consolidare la reputazione della regione.