Il vignaiolo utopista che vuole trasformare il Giglio in un'isola-vigneto

11 Set 2024, 09:12 | a cura di
Bibi Graetz, winemaker celebrato nel mondo, coltiva Ansonaco circondato dal mare e dialoga (e assaggia) con i vecchi contadini

Che lโ€™idolo di molti big spenders ti porti nei seminterrati cavernosi dove vinificano i contadini รจ qualcosa di assolutamente inaspettato: un azzardo che la dice lunga sul personaggio. Bibi Graetz รจ cosรฌ: imprevedibile, irriverente, ingegnoso oltre ogni misura. Divisivo sรฌ, ma innegabilmente carismatico. Terminato il giro delle vigne che possiede o gestisce sullโ€™isola del Giglio, ci conduce nello scantinato di Domenico, 84 anni e unโ€™ottantina di vendemmie alle spalle. Di mestiere faceva il cameriere negli alberghi, perchรฉ campare con lโ€™agricoltura da queste parti รจ stato impensabile per almeno un cinquantennio. Rintanato nellโ€™antro polveroso, tra damigiane e bottiglioni, incarna lโ€™archetipo dellโ€™ultimo contadino. Certi vinnaturisti perderebbero la testa per il suo sfuso rurale: un Ansonaco ambrato, pungente, astringente quanto un rosso, scomposto eppure beverino. Lui, perรฒ, non ha idea di chi sia quella gente. Lo fa per berlo in compagnia e lo mesce in quantitativi generosi, perchรฉ va consumato prima che cominci a battere la fiacca. ยซNon รจ solfitato, nรฉ filtrato โ€“ ci spiega โ€“ se da Castello lo porti giรน a Porto cambia giร  completamenteยป.

Bibi Graetz fa il punching down nel mosto in fermentazione dalle uve di Vincigliata a Fiesole

Bibi e La Bugia del Giglio

ยซBibi il vino non lโ€™ha mai saputo fare!ยป, afferma tra il serio e il faceto Domenico. Graetz, che al Giglio non cโ€™รจ nato, ma ci ha passato le estati da giovane per poi tornarci quando รจ diventato produttore di vino di super-lusso, ci spiega: ยซรˆ giusto assaggiare questi vini contadini quando si รจ qui, perchรฉ sono quel che piace bere ad autoctoni e aficionados del Giglio (oltre che ai bevitori arcadici di cui sopra, ndr)ยป. Ma i suoi consumatori di riferimento โ€“ quelli che spendono migliaia di dollari nelle enoteche e nei ristoranti piรน importanti del mondo โ€“ cercano ben altro. Ha provato ad avvicinarli a questo stile: ยซSono arrivato qui nel 2000 e ho iniziato a produrre un vino di stampo tradizionale, con un poโ€™ di sosta sulle bucce: si chiamava Bugia. Ma per anni non sono riuscito ad attrarre lโ€™attenzione che volevo. Poi, nel 2015, ho cambiato qualcosa: ho messo da parte le macerazioni e ho cominciato a fare vini che potessero essere apprezzati senza se e senza ma. Da lรฌ sono cominciati a fioccare premi e grandi punteggiยป.

La veduta incantevole di Firenze dalla vigna di Vincigliata

Tra Fiesole e l'isola del Giglio

I nomi, Testamatta e Colore, sono gli stessi dei rossi che produce nella sua tenuta di famiglia a Fiesole: vini estremamente ambiziosi a base Sangiovese, anomali perchรฉ si prefiggono lโ€™obiettivo di conquistare critica internazionale e collezionisti partendo da vigne vecchie lasciate in balรฌa del loro destino. Il progetto gigliese sembra seguire lo stesso filone, anche se in un contesto totalmente diverso e con un vitigno assai piรน rustico: abbastanza tosto da sopravvivere alla luce abbacinante che brucia la macchia intorno ai terrazzamenti arroventati, ripidi quanto quelli della Mosella. ยซLโ€™Ansonaco รจ unโ€™uva da tavola prestata al vino, ma con il Sangiovese condivide il carattere neutro e la capacitร  di catturare il territorio dโ€™origineยป.
Le barrique, emblema della rivoluzione modernista, non si erano mai viste da queste parti: le ha introdotte lui, insieme a qualche vasca dโ€™acciaio, per perseguire uno stile cosmopolita di vinificazione, agli antipodi rispetto a quello del vino rurale di Domenico, aranciato non solo per la macerazione, ma anche per la tendenza dellโ€™Ansonaco a ossidarsi in fretta se lo si lavora alla bellโ€™e meglio.
รˆ una forma di internazionalizzazione mirata. E ben venga se serve a resuscitare la viticoltura sullโ€™isola. ยซAl Giglio, ogni anno cโ€™era qualcuno che abbandonava una vignaยป. Colpa anche di costi di gestione che possono sfiorare i 20mila euro annui per ettaro, contro i 3.000 di media della Toscana centrale. ยซOltre a piantare, sono arrivato a pagare lโ€™uva dei conferitori oltre cinque volte il prezzo normale di mercatoยป. Lui, Bibi, puรฒ permetterselo perchรฉ i suoi bianchi barricati spuntano quotazioni importanti: almeno 80 euro per Testamatta Bianco e oltre 200 per Colore.

Una delle vigne di Bibi Graetz al Giglio, a pochi metri dal mare

Lโ€™utopia di Bibi e l'isola-vigneto

La popolazione sullโ€™isola รจ rimasta piรน o meno stabile intorno alle 1.450 anime negli ultimi ventโ€™anni, ma lโ€™etร  media รจ aumentata, e i giovani che vanno via sono compensati a malapena da chi si trasferisce qui in cerca di quiete e investe i propri risparmi nella gestione di un ristorante, un affittacamere o una bottega. Non basta il turismo a garantire prosperitร , perchรฉ il pienone cโ€™รจ solo nel mese di agosto. Non รจ servito a molto nemmeno il vouyeurismo legato alla tragedia della Concordia. Ma dalla viticoltura potrebbe venire una soluzione: ยซRecuperando tutti i terrazzamenti abbandonati, si arriverebbe a quasi un migliaio di ettari. Considerando che, per via dellโ€™impossibilitร  di meccanizzare, occorrono almeno due lavoratori per ogni ettaro, potremmo impiegare un numero di persone sufficiente a ripopolare lโ€™isolaยป.
Sembra unโ€™utopia, specie in unโ€™epoca in cui quasi nessuno ha voglia di spezzarsi la schiena, tantomeno su crinali assolati. Eppure, qualcosa comincia a muoversi. Quando รจ arrivato Bibi, erano solo in due a commercializzare vino del Giglio. Oggi sono una decina i produttori attivi tra autoctoni e forestieri. Quasi tutti seguono un approccio molto tradizionalista e optano per una qualche forma di contatto con le bucce, seppur breve; qualcuno si spertica in macerazioni piรน lunghe, ma con risultati altalenanti.

Oltre la viticoltura: il Bar Balocchi

Bibi, in ogni caso, prova sempre a dare una mano a tutti: ยซLโ€™ostacolo piรน grande alla crescita รจ la difficoltร  nel trovare vigneti che non siano troppo piccoli o sminuzzati. Per facilitare la nascita di nuove aziende, sto pensando di creare nuclei vitati da rilevare giร  prontiยป.
Ma lโ€™impegno di Bibi per la comunitร  va oltre la viticoltura. Questโ€™inverno, Domenico e i suoi compaesani non avrebbero un punto dโ€™incontro, allโ€™infuori degli scantinati diruti, se lui non avesse messo in piedi il Bar Balocchi, lโ€™unico di Giglio Castello che non ha serrato i battenti nel lungo periodo in cui lโ€™isola si svuota. Un posto dove, oltre a ordinare caffรจ, cornetti e una bevanda analcolica a base di succo dโ€™uva inventata da sua madre, รจ possibile anche bere i suoi vini di punta al calice a un prezzo che va da 20 a 50 euro. ยซMa i nostri clienti sono in larga parte autoctoni e vogliono il bicchiere di sfuso riempito fino allโ€™orloยป, sorride.
Le serate estive al Bar Balocchi sono animate dagli stornelli a tema โ€œdonne e vinoโ€ di Alessio, cantore isolano e anche lui viticoltore nel tempo libero. Sulle sue note il liquido fluisce svelto e il contrasto tra gli sfusi contadini e i vini di Bibi, versati in calici griffati, emerge ancora piรน forte. Cerchiamo un comune denominatore e lo troviamo solo nellโ€™espressione di un certo calore isolano: piรน ruvido e asciugante โ€“ dโ€™erba secca, di buccia e dโ€™acciuga โ€“ nei primi; piรน dolce e suadente nei secondi.

Testamatta, il nuovo Supergigliese

Anche tra unโ€™etichetta e lโ€™altra di Bibi Graetz le differenze sono considerevoli. Il Casamatta, vino debuttante, รจ chiaro, schietto e senza legno, frutto di nuovi impianti che hanno portato la superficie vitata di proprietร  sopra la soglia dei 5 ettari: diametralmente opposto per precisione rispetto allo sfuso di Domenico, con il quale, perรฒ, condivide una certa fluiditร  di beva. Tuttโ€™altra storia il Testamatta: molto ricco sulle prime, piรน energico in seconda battuta. Potremmo definirlo un Supergigliese, perchรฉ come i piรน riusciti tra i vini esterofili della terraferma toscana, strizza lโ€™occhio al gusto internazionale senza scadere nellโ€™appiattimento.
Colore proviene dalla vigna di Pietrabuona: un fazzoletto di terra allโ€™estremitร  sud-ovest dellโ€™isola, con viti centenarie che affondano le radici nel granito. La terra non regala nulla e, per evitare che le piante perdano troppo in vigore, bisogna concimare di frequente. Nomen omen, direbbero i latini: il Colore 2021 fa sfoggio di una veste dorata shocking che salta subito allโ€™occhio. รˆ piรน esplosivo del Testamatta: piรน rustico in senso buono. Profondamente diverso il Colore 2022 versato di fianco, tecnicamente figlio di un millesimo piรน caldo, ma appena piรน pallido e cerebrale; non sfacciato, eppure profondo. Forse si comincia a intuire una svolta stilistica? ยซSรฌ, cโ€™รจ stato un leggero cambiamento: se non altro i legni sono piรน vecchi e quindi marcano sempre di menoยป.

Se tutto andrร  bene, questโ€™anno Bibi produrrร  anche qualche centinaia di bottiglie del Chiozzolo, la congiuntura tra la tradizione gigliese e il suo stile modernista. ยซรˆ un vino che faccio ogni tanto per gioco: un ritorno alla macerazione sulle bucceยป. Non facile da reperire, รจ tutto meno che rupestre e quotidiano per posizionamento: ยซFinisce in pochi ristoranti stellatiยป.

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