Non sono bastati i ricorsi delle associazioni del vino, i commenti dei Paesi extra Ue all’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc o Wto), le osservazioni dei Paesi dell’Ue alla Commissione Ue, né gli incontri unilaterali. A sorpresa, senza neppure attendere le risposte della Commissione o l’incontro del 21 giugno del Wto, il ministro irlandese della Salute Stephen Donnelly ha convertito in legge il regolamento che prevede l'etichettatura degli alcolici con avvertenze sanitarie.
Come sarà la nuova etichetta sanitaria per i vini
È la prima volta in Europa in cui le etichette degli alcolici prevedono, oltre al pittogramma della donna incinta e a informazioni su contenuto calorico e grammi di alcol nel prodotto, anche avvertenze sul rischio di malattie del fegato e tumori mortali dovuti al consumo di alcol, con rimando al sito web www.askaboutalcohol.ie. L’entrata in vigore della nuova etichettatura è prevista dopo un periodo di transizione di tre anni, quindi dal 22 maggio 2026. Nell’annunciare l’approvazione della nuova legge, Donnelly ha lanciato anche una provocazione al mondo vitivinicolo: “Sono lieto che siamo il primo Paese al mondo a compiere questo passo e introdurre un’etichettatura sanitaria completa dei prodotti alcolici. Non vedo l’ora che altri Paesi seguano il nostro esempio”. Facendo materializzare, con queste poche righe affidate a un comunicato ufficiale, i fantasmi tanto temuti dalle associazioni di settore, preoccupati proprio da un possibile modello Irlanda seguito da altri Paesi europei.
Un anno di botte e risposte nel silenzio della Commissione Ue
La “questione irlandese” risale allo scorso giugno, quando il governo di Dublino notifica alla Commissione europea il progetto di regolamento 2022 sulla salute pubblica, includendo l’introduzione di avvertenze sanitarie obbligatorie sull'etichetta delle bevande alcoliche. Nei mesi a seguire 13 Paesi europei tra cui l’Italia, presentano i loro commenti all’iniziativa, ma la Commissione Ue preferisce non intervenire, dando una sorta di silenzio assenso all’Irlanda. A febbraio Dublino notifica l’iniziativa anche al Wto e al termine dei 90 giorni, otto Paesi extra Ue, tra cui anche gli Usa e il Regno Unito, contestano la decisione. Contemporaneamente le associazioni europee degli alcolici – Ceev per il vino, The Brewers of Europe per le birre, Spirits Europe per le bevande spiritose - presentano un reclamo formale alla Commissione europea per chiedere di avviare una procedura d'infrazione contro l'Irlanda per aver violato l'attuale legislazione dell'Ue e il mercato unico con le sue regole di etichettatura . Siamo a metà maggio. Pochi giorni dopo l’Irlanda approva la legge.
Cosa succederà adesso?
Senz’altro la Commissione Ue dovrà dire qualcosa, anche solo rispondere alle rimostranze delle associazioni europee. O dare seguito, come più volte ha annunciato, al progetto di rivedere il sistema di etichettatura europea (come aveva ipotizzato anche l'Italia), armonizzando le regole ed evitando che singoli Paesi prendano iniziative per conto proprio. Per allora, il mondo vitivinicolo, dovrà farsi trovare pronto con una proposta credibile e condivisa che porti avanti il tema del bere responsabile.