L'Alto Adige tra piccoli viticoltori, cantine cooperative, famiglie storiche
L'Alto Adige è una delle regioni viticole più varie d'Italia, poco meno di 6000 ettari di vigneto che si adagiano su un'area dove altitudine, esposizione, giaciutura e suolo cambiano continuamente, offrendo combinazioni che permettono a molti vitigni di trovare il proprio territorio d'elezione, coltivati da un piccolo esercito di viticoltori che mediamente ne possiede poco più di un ettaro. Centrale l'opera delle numerose cooperative, aziende di grandi dimensioni per la regione ma in che generalmente non giungono a condurre 300 ettari di vigneto, che con grande maestria danno valore all'opera dei numerosi soci, tramutando le uve in vini di eccellenza. Accanto a loro le famiglie storiche del vino atesino, capaci nel corso dei secoli di estendere le loro proprietà a molti degli appezzamenti più ambiti, nonché le piccole aziende a conduzione familiare che con la medesima cura seguono i piccoli fazzoletti di terra disseminati nella provincia.
Vini d'Italia 2023: i migliori dell'Alto Adige
Complice la sequenza di ottime vendemmie che ha caratterizzato gli ultimi anni, i risultati anche quest'anno sono da incorniciare, con vini premiati un po' per tutti i principali vitigni coltivati, dalle tradizionali schiave di Santa Maddalena e Caldaro ai riesling, veltliner e kerner delle valli Venosta e Isarco. Le ampie zone d'Oltradige e Bassa Atesina sono le protagoniste dei successi di quest'anno, con tanti vini prodotti in questa zona che hanno raggiunto il massimo risultato, come i bordolesi di Castel Sallegg e Kurtatsch, il Müller Thurgau di casa Tiefenbrunner a Favogna, lo Chardonnay Troy di Tramin o ancora le uve raccolte per l'Appius di San Michele Appiano.
Risalendo il corso dell'Adige sono invece i Sauvignon di Terlano a conquistare il centro del palcoscenico con le pregevoli esibizioni di Quarz della cantina di Terlano e Lieben Aich di Manincor, cui fanno eco i profondi e possenti Lagrein della conca cittadina. Nel Burgraviato brilla la stella dello Chardonnay Goldegg della cooperativa di Merano mentre in direzione opposta, risalendo invece il corso dell'Isarco, spetta a Markus Prackwieser e Florian Unterthiner il compito di tenere alta la bandiera di questa terra di confine dove il clima alterna il calore tipico del capoluogo con le fresche correnti che scendono dalle Alpi, mentre avanzando ancora in direzione nord e giungendo al limite settentrionale della viticoltura italiana, sono i vini della Cantina Valle Isarco e quelli di Günther Kerschbaumer a brillare di luce propria.