La Liguria presenta un territorio costiero lungo circa 350 km, che solo in apparenza appare uniforme. È racchiuso dalle Alpi Marittime nell’estremo Ponente e dagli Appennini Liguri che si aprono a Levante. Sui monti si insinuano diverse valli che in senso longitudinale attraversano tutta la regione e qui, storicamente, la coltura viticola si è aperta a tipologie diverse, creando tradizioni enologiche e vini differenti. Mai come quest’anno la Guida riesce a esprimere queste diversità e gli 8 vini premiati sono una bella rappresentazione dei singoli vitigni nei territori.
Il comprensorio del Levante si presenta compatto e offre una qualità altissima: qui il Vermentino è principe incontrastato e quest’anno lo apprezziamo particolarmente grazie a quattro grandi produttori. Lunae Bosoni ci propone un’ottima versione dell’etichetta Nera, bianco dagli affascinanti sentori esotici; Baia del Sole dei fratelli Federici riesce a esprimere tutta la mineralità possibile attraverso il Sarticola; Giacomelli, col Pianacce, si distingue per un tocco mediterraneo esemplare; Zangani, infine, col Vermentino Superiore Boceda, regala un vino di importante struttura, ma sempre elegante ed armonico.
L’apertura del Ponente alla diversità passa attraverso più tipologie premiate. È un vero fuoriclasse di complessità ma anche deliziosamente bevibile, il Luvaira, Dolceacqua di Giovanna Maccario, mentre il Rossese di Massimo Alessandri è vino armonico e dalla beva elegante e conquista il suo primo Tre Bicchieri. Tra i bianchi emerge prorompente la personalità del vitigno Pigato, ai vertici attraverso due grandi etichette: il più volte premiato U Baccan di Bruna e, un’altra prima volta, il Pigato di Albenga Saleasco dello storico produttore Marcello Calleri.
Riviera Ligure e Dolceacqua a Ovest, Colli di Luni a Est, pigato, vermentino e rossese. Questo è il vero valore della Regione, ma non bisogna dimenticare altre denominazioni più piccole, ma di indubbio pregio. Una di queste è rappresentata dalle Cinque Terre, zona di indiscusso valore paesaggistico che riesce ancora (fortunatamente) a regalare vini unici al mondo come lo Sciacchetrà: un passito che nasce sulle celebri vigne terrazzate immerse in uno scenario di assoluta bellezza.
È vero che la Valle d’Aosta, in proporzione agli ettari vitati (che rimangono intorno ai 400), è la regione che ottiene più Tre Bicchieri. Certamente abbiamo grande rispetto e anche un pizzico di ammirazione per i viticoltori che tutti gli anni coltivano come fossero veri e propri giardini i loro vigneti, spesso addirittura difficili da raggiungere a piedi e ancora più stremanti da lavorare, ma i nostri premi non hanno nulla a che fare con questi sentimentalismi. Vanno ai grandi vini e solo ai grandi vini che la regione è in grado di offrire.
Se pensiamo che per molto tempo le vigne sono state piantate in prossimità delle abitazioni contadine per meri motivi di comodità, senza alcun tipo di studio sui terreni o sul microclima o ancora sulle le rispettive interazioni con i diversi vitigni, allora si capisce come il potenziale qualitativo del vigneto Valle d’Aosta è ancora in buona parte sconosciuto. Purtroppo è difficile chiedere a vigneron e cantine sociali di farsi carico di questo fardello, se non in minima parte. La passione e l’entusiasmo, che a dire il vero negli ultimi anni abbiamo scorto più nei vignaioli privati che nelle realtà pubbliche o cooperative, aumentano la voglia di provare nuove strade. Cionondimeno, nei vini valdostani la qualità è presente in modo omogeneo e la regione conferma i sei Tre Bicchieri dello scorso anno.
La grande differenza rispetto al passato è che, malgrado le belle parole spese lo scorso anno sulla ricchezza ampelografica della regione, in questa edizione della Guida i Tre Bicchieri premiano esclusivamente vini bianchi di cui un Passito. Non si tratta certamente di una bocciatura dei vitigni e dei rossi regionali, che non hanno sfigurato e che in futuro torneranno a sorridere, ma di una conferma dei nostri pensieri. Da tempo sosteniamo che le specificità morfologiche e climatiche della Valle, con le importanti escursioni termiche, facilitano la produzione di bianchi freschi e profumati, attualmente i più ricercati dai consumatori.
La Petite Arvine Sopraquota 900 ’19 di Rosset Terroir grazie alla sua finezza olfattiva e alla sua tensione gustativa, rappresenta l’esempio evidente della vocazione di tanti vigneti valdostani per la produzione di bianchi di caratura mondiale. Lo stesso Elio Ottin conferma la sua dimestichezza con il vitigno di origine svizzera. I Tre Bicchieri a Anselmet e Les Crêtes (Chardonnay) e Lo Triolet (Pinot Gris) issano i rispettivi vini a vere e proprie icone dei grandi bianchi del nostro Paese. Infine si chiude con il premio al Muscat Flétri di La Vrille che entra anche lui di diritto nel ristretto novero dei grandi viticoltori italiani.
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