LโAlto Adige, con i suoi 5.500 ettari di vigne, rappresenta circa lโ1% della superficie vitata della nostra penisola. Nonostante le sue ridotte dimensioni, รจ una delle regioni italiane piรน famose per la qualitร dei suoi vini, per il 98% classificati come Doc. La produzione annua si attesta sui 40 milioni di bottiglie, circa un terzo prende la via dellโexport. LโAlto Adige รจ un esempio virtuoso di un territorio che, nel giro di pochi decenni, ha saputo rinnovarsi e imboccare senza incertezze la via dellโeccellenza.
Oggi puรฒ contare su una produzione di bianchi realizzati con vitigni internazionali โ pinot bianco, pinot grigio, sauvignon blanc, chardonnay, sylvaner, riesling, grรผner veltliner, mรผller-thurgau, gewรผrztraminer, riesling โ e su interessanti rossi prodotti con i vitigni autoctoni, schiava e lagrein o con le piรน famose varietร francesi, soprattutto pinot nero, merlot e cabernet sauvignon.
Dal 5 allโ8 settembre, 150 rappresentati della stampa italiana ed estera si sono ritrovati a Bolzano per degustare in anteprima circa 200 vini di una sessantina di cantine e per approfondire la conoscenza di un territorio sfaccettato e complesso, con un occhio rivolto ai cambiamenti climatici.
โLโAlto Adige Wine Summit, questโanno giunto alla sua seconda edizione, rappresenta ormai un appuntamento chiave per la promozione della produzione enologica del nostro territorio in Italia e allโesteroโ ha commentato Eduard Bernhart, direttore del Consorzio. โCrediamo che per poter apprezzare la qualitร dei nostri vini sia necessario toccare con mano e vivere in prima persona i contrasti da cui prendono vita: sia dal punto di vista delle altitudini, con vigneti dislocati tra 200 e 1000 metri sul livello del mare, che dal punto di vista della composizione geologica dei terreni estremamente variegata, cosรฌ come delle temperature e delle forti escursioni termiche tra giorno e notte, che regalano ai vini i loro aromi e la freschezza che li contraddistingueโ.
Alto Adige si trova nel cuore delle Alpi. Il 98% del territorio รจ montuoso e solo lo 0,6% della superficie รจ coltivato a vigneto. Da un punto di vista dellโorogenesi, รจ il risultato della collisione tra la placca euroasiatica e quella africana, che ha formato la catena delle Alpi. Un violento scontro tettonico che ha regalato la compresenza di rocce e minerali molto diversi tra di loro.
Semplificando in modo molto schematico, possiamo dire che nellโarea piรน a nord prevalgono le rocce metamorfiche; nella zona centrale troviamo soprattutto rocce dโantichissima matrice vulcanica, soprattutto porfidi; mentre la parte piรน a sud รจ caratterizzata dalla presenza di rocce calcaree e dolomitiche. Ancora piรน complesse sono le fasce intermedie tra zone vulcaniche e dolomitiche, come lโarea di Termeno, Ora, Bassa Atesina e Cortaccia. Nei suoli si riscontra una grande varietร di minerali, con oltre 150 tipi di rocce diverse. Lโantico ghiacciaio, che ha plasmato le principali valli della regione, ha trasportato una grande quantitร di depositi morenici, ancora oggi visibili in terrazzamenti e conoidi di deiezione.
Nonostante la sua collocazione geografica, lโAlto Adige ha un clima molto particolare, con estati calde e secche, dai connotati quasi mediterranei. La scarsa piovositร , compresa tra i 500 agli 800 millimetri lโanno, le soleggiate esposizioni rivolte a sud e lโinflusso mite dellโOra, che risale la valle dellโAdige dal lago di Garda, creano condizioni ideali per la viticoltura. La regione รจ un vero mosaico di microclimi, che presentano forti differenze in pochi chilometri, con un gradiente termico estremamente elevato.
Negli ultimi 50 anni, nella regione alpina si รจ registrato un innalzamento medio della temperatura di 1,5 gradi centigradi. Se non ci saranno inversioni si rotta, si potrebbe arrivare a un incremento tra i 2,5 e i 5 gradi centigradi entro il 2100. La prima conseguenza di questo cambiamento climatico รจ riscontrabile nelle mutate caratteristiche dei fenomeni atmosferici. Il numero delle grandinate, ad esempio, non รจ cambiato, ma รจ aumentata molto lโintensitร e la violenza degli eventi. Lโaumento delle temperature, con un conseguente germogliamento precoce della vite, ha reso molto piรน gravi i danni delle gelate tardive. Le temperature piรน alte stanno cambiando anche il profilo delle uve, con una piรน alta concentrazione zuccherina e vini con gradazioni alcoliche piรน alte.
Sempre piรน spesso รจ necessario ricorrere a una doppia vendemmia e i nuovi impianti trovano dimora ad altitudini sempre piรน elevate. Sono giร presenti una decina di ettari coltivati oltre i 1000 metri e la tendenza รจ in continuo aumento. Le stime parlano di una disponibilitร teorica di circa 4000 ettari coltivabili ad alta quota, anche se le pendenze e le esposizioni non sempre rendono facile la creazione di nuovi impianti. Oltre allโinnalzamento delle vigne, si sta riflettendo anche sullโopportunitร di introdurre nuovi vitigni, adatti a un clima piรน caldo. LโAlto Adige sta giร guardando al futuro, cercando le migliori soluzioni per mantenere il primato della qualitร .
Se a questo aggiungiamo le notevoli differenze dโaltitudine, con vigne coltivate tra i 200 e i 1000 metri e le forti escursioni termiche, le sfaccettature climatiche diventano infinite. La ricchezza dellโAlto Adige risiede proprio in questa ricca complessitร pedoclimatica, che consente di coltivare ogni varietร nelle parcelle piรน vocate e realizzare vini con una forte impronta territoriale.
Tra i 200 vini in degustazione, ci sono piaciuti soprattutto i bianchi della Valle Isarco, una zona che produce vini sempre piรน interessanti e le interpretazioni della schiava, un vitigno spesso sottovalutato, che sta dimostrando di poter esprimere etichette dallo spiccato carattere territoriale.
a cura di Alessio Turazza
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