"Su alcol e salute evitiamo le semplificazioni". Il monito dell'Accademia vite e vino

14 Gen 2025, 11:16 | a cura di
Una relazione del professor Gerbi invita a una riflessione sul futuro della viticoltura e sull'opportunità dei dealcolati: "Se l'alcol è cancerogeno, esercitiamo la consapevolezza critica e educhiamo i più giovani al consumo responsabile"

Educare i consumatori a fare scelte informate e, allo stesso tempo, garantire la sostenibilità dell'industria vitivinicola. Sono i due obiettivi da perseguire in parallelo secondo l'Accademia italiana della vite e del vino, in un contesto, come quello attuale, di forte attenzione su uso e abuso di alcolici e sui conseguenti dibattiti sul rapporto tra alcol e salute. Il vice presidente, Vincenzo Gerbi, ha messo nero su bianco una relazione dal titolo Alcol e vino: un rapporto da ripensare, per offrire un contributo scientifico e in cui analizza sia le recenti prese di posizione dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sia la questione dei vini dealcolati, che l'Italia ha recentemente autorizzato con un apposito decreto del Masaf.

Parola d'ordine: educazione

L'educazione è il centro delle argomentazioni di Gerbi (accademico dell'Università di Torino, docente anche al Corso di alta formazione Il Vino del Futuro presso la Gambero Rosso Academy). Il crescente numero di casi di coma etilico tra i giovani solleva preoccupazioni riguardo al consumo irresponsabile di alcol. Ecco che «l'educazione alimentare risulta cruciale per promuovere una maggiore consapevolezza tra i giovani e i loro genitori. È fondamentale - scrive Gerbi - che i messaggi sui rischi legati all'alcol siano chiari e completi, evitando semplificazioni eccessive». Dai vini della vendemmia 2024, sarà obbligatorio indicare in etichetta le informazioni nutrizionali e gli ingredienti della vinificazione. Da un lato, è un passo importante verso la trasparenza ma, dall'altro lato, «è essenziale che i consumatori siano in grado di interpretare correttamente queste informazioni».

Consapevolezza critica

Se l’alcol è un pericoloso cancerogeno, sottolinea Gerbi, qualunque sia la bevanda che lo contiene e indipendentemente dalla dose assunta, allora il bevitore di vino, saggio e moderato, dovrà considerare l’alcol del vino come un possibile danno collaterale, un pericolo da tenere presente, senza però indurlo a rinunciare al piacere sensoriale di questa fantastica e millenaria bevanda. Ma in un contesto in cui il dibattito è più acceso che mai, la scelta di bere vino deve essere accompagnata da una «consapevolezza critica. Se il vino viene consumato con moderazione e apprezzato per le sue qualità intrinseche - sottolinea l'accademico - può rimanere una parte significativa della cultura gastronomica».

L'opportunità dei dealcolati

La crescita sul mercato dei vini dealcolati, sta consentendo ai produttori di esplorare nuove possibilità e offrire bevande con ridotto o nullo contenuto alcolico, mantenendo però le proprietà benefiche dell'uva. «Tuttavia - osserva Gerbi - questa pratica solleva interrogativi sulla qualità e sul profilo gustativo dei vini, specialmente per quanto riguarda l'equilibrio tra dolcezza, tannicità e acidità». Secondo il presidente dell'Accademia, Rosario Di Lorenzo, quella della dealcolazione è una «questione molto sentita e dibattuta tra puristi della tradizione, senza alcol non è vino, e chi si apre alla necessità di dare risposta alle nuove tendenze, che si basano anche su aspetti legati ai nuovi consumi e di conseguenza dei mercati».

Gli attacchi di Oms e dipartimento salute Usa

Il professor Gerbi, nella sua relazione, ha ricordato come anche il responsabile del dipartimento Salute degli Stati Uniti (governo Biden) abbia recentemente abbracciato la linea dell'Oms, secondo cui non ci sarebbe un consumo moderato e nessuna quantità sicura di alcol per la salute. Tuttavia «esiste - ricorda Gerbi - un segmento del mondo medico che sostiene l'idea di un consumo moderato di vino considerato da secoli una bevanda complessa e ricca di componenti vegetali benefici», che si caratterizza anche per il suo «elemento culturale fondamentale» (tema evidenziato anche dall'associazione Wine in moderation, nell'intervista al settimanale Tre Bicchieri del Gambero Rosso del 9 gennaio 2025). Il nuovo clima generale sta portando professionisti e appassionati a riflettere sulle implicazioni etiche e sociali del loro operato. Chi si intende di vino non si concentra sul grado alcolico della bevanda bensì sulla complessità di sapori e aromi che ogni varietà e territorio conferiscono al vino. Chi lo conosce «soffre nel sentirne parlare come di una qualunque bevanda alcolica, bevuta distrattamente, scelta per sfruttare il suo contenuto in alcol e ottenerne un effetto euforizzante e disinibente. Il vino - rileva Gerbi - è invece l’accompagnamento ideale del cibo in uno stile di vita tipico delle popolazioni mediterranee».

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