La password del wi-fi è "rigatoniconlapajada", con la R maiuscola. In carta ci sono tutti i piatti ricorrenti nel 98,9% dei ristoranti romani, ma è stato un registro altro a spingerci a scriverne. Siamo a Testaccio, il regno del quinto quarto romano e, un tempo ormai lontano, della movida notturna. Il locale non si distingue per l’ambiente e nemmeno per l’acustica da Stadio Olimpico in modalità derby. Ma basta sfogliare il menù - magari anche troppo esteso - per stuzzicare gola e mente. Leggiamo a voce alta: “Crema di zucca mantovana con nasi goreng e semi di zucca, broccoli romaneschi in salsa mornay, radicchietto nocciole guanvciale e agro di mosto, lenticchie di montagna stufate”. E la sezione sul retro di contorni è particolarmente attraente.
Ortiche selvatiche da urlo
Partiamo con una coccola, le animelle alla mugnaia sono preparate veramente a modino. Fantastiche le ortiche selvatiche ripassate, incisiva e fragrante la misticanza selvatica in salsa di alici, sommacco e limone: sapore netto, vivido, che ci porta via dalla Piramide Cestia e per qualche istante siamo in piena campagna. Quindi ci lasciamo abbracciare dalla dolcezza dei broccoli in salsa mornay.
Bene anche le carni, rimandata la trippa
Ora in pieno clima derby ci siamo anche noi. Semplicità e gusto nei confortanti tagliolini ai peperoni cruschi, la presentazione ci riporta in Cina nella regione del Sichuan, mentre le fettuccine rustiche al ragù di pecora hanno autenticità e carattere. E ci portano dritti in Abruzzo.
Tra un compleanno e l’altro arrivano anche piatti poco comuni e centrati come il pannicolo di cavallo al pepe di cubebe e burro di malga o la braciola di pecora. Dritti, essenziali, senza alcun fronzolo né presentazione, precisi nei punti di cottura. Assai deludente, invece, la trippa alla romana, dura di consistenza e piatta nel sapore.
Nel complesso, antipasti e primi più pimpanti dei secondi. Chiudiamo in dolcezza con una buona torta foresta romana, cremoso di cioccolato con panna montata e amarene. Da bere una valida ventata di piccoli vignaioli insieme a etichette più ovvie. Piatto Romano ha aperto i battenti da tempo, ma la marcia in più negli ultimi tre anni è stata impressa da un ragazzo nato nella terra del Prosecco. Umberto Mussato, 31 anni, veneto, ha una passione contagiosa e idee chiare. Dopo l'esperienza da Marzapane ha incontrato Andrea d'Alfonsi, proprietario del locale, dando vita a una coppia pericolosa sempre in cerca di materie prime meno battute. Il repertorio romano non è solo proteine e carboidrati. Usciamo dal locale pensando a cosa ordineremo la prossima volta: borragine, malva scottata, ramolacci, senape selvatica…
Piatto Romano - Via Giovanni Battista Bodoni, 62, Roma - euro: 40 vini esclusi
Chiuso: domenica
Visita effettuata: 11/12/2023