Distanza tra clienti al ristorante. La polemica di Giorgio Gori
โDistanza tra i clienti dei ristoranti: la Regione Lombardia modifica le linee guida del governo e fa saltare la deroga per i familiari. Cosรฌ due persone che dormono insieme dovranno cenare a 1 m di distanza, e se il tavolo รจ largo 80 cm non potranno sedersi una di fronte allโaltraโ, twitta sarcastico, a due giorni dalla riapertura di bar e ristoranti, il Primo Cittadino di Bergamo Giorgio Gori. La provocazione rischia di trasformarsi innanzitutto in uno scontro tra opposti schieramenti politici, ma per restare sul piano che piรน ci interessa, lโanomalia segnalata dal sindaco Gori resta e puรฒ avere un impatto significativo sullโindustria della ristorazione lombarda, visto che spesso la dimensione dei tavoli รจ effettivamente quella.
LโOrdinanza numero 547, firmata dal presidente Attilio Fontana in data 17 maggio, ha recepito in gran parte le disposizioni del Dpcm diffuso poche ore prima, per regolare la ripartenza delle attivitร commerciali dal 18 maggio scorso. Dpcm che a sua volta recepiva il protocollo scaturito dalla Conferenza delle Regioni. Ma per quel che riguarda le misure di distanziamento al tavolo, fermo restando il metro obbligatorio tra un tavolo e lโaltro applicato ovunque in Italia, la regione piรน martoriata dโItalia dal virus dispone regole piรน severe. O, meglio, uguali per tutti.
Un metro di distanza al tavolo anche tra conviventi
Insomma, mentre il premio โvaghezzaโ spetta decisamente al Lazio (โi tavoli devono essere disposti in modo che le sedute garantiscano il distanziamento interpersonale preferibilmente di almeno 1 metro e mezzo tra le persone, comunque non inferiore ad almeno 1 metroโ), la giunta lombarda ha deciso di stroncare ogni dubbio sul nascere, negando la deroga per conviventi e familiari che mangiano allo stesso tavolo concessa dal Governo e ripresa da tutte le altre regioni. Nello specifico, anche le persone afferenti allo stesso nucleo familiare, sebbene conviventi sotto lo stesso tetto o in grado di dimostrare legami di stretta parentela, dovranno rispettare al tavolo la distanza di un metro imposta dunque a tutti i commensali che condividono un pasto fuori casa.
I ristoratori non sono poliziotti
Questo, ci spiega lโufficio stampa dellโAssessore allo Sviluppo Economico Alessandro Mattinzoli โ ribadendo la posizione espressa dal presidente Fontana, che ha prontamente risposto al sindaco di Bergamo (โla nostra scelta รจ mirata a semplificare la vita dei ristoratori e quella dei cittadini. Abbiamo deciso di puntare su regole uniformi con l'obiettivo di evitare di rendere ancor piรน complicata la gestione di una situazione emergenziale e, per certi versi, senza precedentiโ) โ per evitare al ristoratore la bega di tenere a bada un elemento che facilmente sfugge al controllo, dal momento che la dimostrazione di convivenza o parentela รจ lasciata al buon senso e alla responsabilitร dei singoli. In sostanza, spiegano dalla Regione, i ristoratori non possono trasformarsi in accertatori di parentela, e allโemergenza sanitaria devโessere data prioritร assoluta, sulla base delle valutazioni scientifiche. Quindi, per scongiurare il rischio ed evitare che qualcuno faccia il furbo, regole uguali per tutti (anche se questo significa penalizzare tutti, anche il 99% di persone corrette che mai si sarebbero sognate di mentire sul proprio stato di famiglia), โsalvo i casi di accompagnamento di minori di sei anni o persone non autosufficientiโ. Resta invece valida la possibilitร di diminuire il distanziamento obbligatorio al tavolo ricorrendo a barriere fisiche โadeguate a prevenire il contagio tramite dropletโ. Ma, specifica la Regione, lโordinanza avrร validitร fino al 31 maggio, quando sarร possibile valutare lโevoluzione dellโemergenza ed eventualmente ammorbidire le misure di contenimento. Insomma, fino a fine mese marito e moglie potranno dormire insieme a casa loro, ma quando andranno a cena fuori dovranno stare a debita distanza.
La situazione dei ristoranti a Milano
Nel frattempo, a Milano, anche per la difficoltร di far fronte a regole incerte in una situazione sanitaria che รจ indubbiamente ancora piรน critica rispetto alle altre aree del Paese, molte attivitร hanno scelto di non aprire. Non al momento. Lโabbiamo visto con Matteo Fronduti (del ristorante Manna), ma la scelta รจ condivisa da tante altre note realtร (giovani e meno giovani) della scena gastronomica meneghina, da Trippa a Ratanร , passando per Nebbia e Tipografia Alimentare. Per arrivare a Carlo Cracco, che pure prosegue con delivery e take away, ma non riparte col servizio in Galleria.ย Chi ha giร riaperto (qualche nome, non solo a Milano, qui), invece, sconta ancora una certa diffidenza dei clienti, e continuerร a proporre ancora servizio di asporto e delivery. Ma nel capoluogo lombardo molti esercenti sperano di trovare sollievo nella delibera di Palazzo Marino che concede il libero utilizzo dello spazio pubblico allโaperto (secondo precise modalitร ).