Guida Michelin 2024, dall'Umbria alla Sicilia. Ventisei ristoranti in odore di promozione

13 Nov 2023, 20:14 | a cura di
Il 14 novembre la presentazione della guida “rossa”. E come ogni anno si susseguono i “boatos”. Vediamo i locali italiani più chiacchierati, dai possibili nuovi tristellati agli emergenti in odore di stella

Domani è il giorno delle stelle. Viene presentata a Brescia, al Teatro Grande, l’edizione numero 69 della guida Michelin Italia 2024. Una guida che nei mesi e nei giorni punta in maniera quasi paranoica sulla segretezza delle novità, anche se poi molti assicurano di aver saputo che e di aver capito che. Ecco i più… chiacchierati per un cambio di status.

Madonnina del Pescatore

E se fosse la piccola Senigallia la prima località italiana a poter vantare due tristellati in contemporanea? Il locale di Moreno Cedroni è tra i più accreditati per un terzo macaron che appare meritato per uno chef che appare in una smagliante seconda giovinezza e che affiancherebbe così il suo amico/rivale Mauro Uliassi, arrivato prima di lui nel Gotha assoluto anche se partito in ritardo.
Seta del Mandarin Oriental Da diversi anni Antonio Guida è in predicato di entrare nell’empireo, anzi qualche anno fa, quando si parlava insistentemente di una terza stella milanese, ero lui a vantare il maggiore hype, più di quell’Enrico Bartolini che invece la ottenne, raggiungendo finalmente Gualtiero Marchesi. Verrebbe in questo modo premiato l’incessante lavoro sugli ingredienti e sui sapori nitidi dello chef di origini salentine.

Antica Corona Reale

E’ secondo molti la vera cucina piemontese, quella di Gian Piero Vivalda a Cervere, che da molti anni si pasce del lavoro dei tanti artigiani del territorio per una cucina colta e rassicurante che molti ritengono meritevole di entrare in paradiso.

La Madia

In molti credono che questo possa essere l’anno della Sicilia, che sposterebbe finalmente molto a Sud la linea gotica della gastronomia. In questo caso in pole position c’è la cucina della memoria di Pino Cuttaia di Licata. Unica possibile alternativa quella gattopardesca di Ciccio Sultano a Ragusa, non si scappa.

Andrea Aprea

Aveva due stelle al VUN, al Park Hyatt, lo che napoletano che è ripartire nel finalmente “suo” locale in corso Venezia, all’interno della Fondazione Rovati. L’anno scorso la Michelin l’ha acciuffato per il ciuffo e premiato con la prima stella a pochi mesi dall’apertura, ma la sua collodazione naturale è a quota due.

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Pascucci al Porticciolo

Da anni Gianfranco Pascucci propone nel suo locale a Fiumicino una delle più convincenti cucine di mare, ancora più rimarchevole vista la location poco mondana. Il suo garbo e la sua sommessa cultura per molti sarebbero da premiare con una promozione.

Lido 84

Il ristorante di Riccardo Camanini a Gardone Riviera è una vera anomalia. Considerato il migliore locale italiano ai Fifty Best, pochi mesi fa a Valencia, nella “rossa” langue nell’aureo anonimato della monostella. Sarebbe forse ora di accorciare le distanze tra l’Italia e il mondo, a meno che non sia una precisa scelta quella di distinguersi dal circo della Fifty.

Del Cambio

Matteo Baronetto qualche anno fa surfava sull’onda del successo con il suo locale al centro di Torino, modernista-tradizionalista. Da qualche anno ci sono meno luci accese su di lui e forse è il momento giusto per due stelle che premierebbero non solo lui ma l’intera città di Torino, ferma a quota uno.

Peter Brunel

Lo chef trentino con la sua cucina dannunziana e meticolosa va dritto per la sua strada rincorrendo più le sue ossessioni che le mode e nessuno si sorprenderebbe in caso di secondo macaron.

Berton

Andrea Berton è come la Madonnina. Un simbolo della Milano gastronomica, tutto affidabilità e precisione. Forse non il migliore locale di Milano ma certamente quello che non prende mai un’insufficienza. Per questo forse la seconda stella sarebbe un premio alla assoluta costanza di rendimento.

Cracco

Chef mediatico per definizione, da qualche anno si attende un suo ritorno al rango che gli apparteneva quando lavorava in via Victor Hugo e non in Galleria. Un trasloco di poche centinaia di metri, sempre nel cuore di Milano, che ha creato un gap mai più colmato. E’ l’ora del riscatto?

La Rei Natura

Michelangelo Mammoliti ha lasciato la Madernassa, dove aveva due stelle, e dopo una lunga gestazione ha ricominciato se non da zero almeno da tre (cit. Massimo Troisi) al Boscareto, sempre nelle Langhe: un progetto già così definito e convincente da far sospettare che possa passare da zero a due stelle già da subito, impresa riuscita l’ultima volta a Giuseppe solofra dei Tre Olivi a Paestum.

Atelier Moessmer

E’ il nuovo locale in una vecchia fabbrica di tessuti di Brunico di Norbert Niederkofler, che aveva tre stelle al St Hubertus prima che la nuova gestione cambiasse il format rinunciando al fine dining. Probabilmente non partirà da zero: i boatos ondeggiano tra una e due. Vedremo.

12 Apostoli

Giancarlo Perbellini ha traslocato da San Zeno alla storica location di vicolo Corticella San Marco e appare ora come un rebus: nel vecchio locale aveva due stelle, la nuova storica insegna ne vantava una, come si comporterà la “rossa”? I boatos propendono per le due…

Elementi Fine Dining

Si dice che potrebbe essere l’anno dell’Umbria, sia per l’indubbia crescita di questa regione finora sottovalutata (appena tre monostellati) sia per una strategia geopolitica, in vista del possibile approdo in Umbria della presentazione della guida a partire dal 2024. E in cima ai candidati per rimpolpare il carniere umbro c’è questo ristorante di Borgo Brufa nei pressi di Torgiano, chef Andrea Impero.

Ristorante Une

Altro umbro in grande spolvero questo locale alle porte di Foligno, nel quale il giovane chef Giulio Gigli fa un lavoro molto rigoroso che si basa su sostenibilità, stagionalità, valorizzazione dei prodotti del territorio. Una voce che cerca di svecchiare una terra considerata spesso a torto iper-tradizionale.

Scatto

Il nuovo ristorante dei Costardi Brothers alle Gallerie d’Italia è stata una delle più belle novità torinesi del 2023 e forse qualcuno in Francia potrebbe essersene accorto.

Pellico 3

Guido Paternollo è forse l’unico propheta in patria di Milano, città dove spadroneggiano cuochi di ogni provenienza. Meneghino doc, si dà quasi per scontata la prima stella per il suo locale all’interno del park Hyatt.

Bu:r

Altra storia lunga. Eugenio Boer la stella l’aveva conquistata qualche anno fa all’Essenza in via Marghera. Commise solo l’errore (fatale) di andarsene subito dopo la conquista, offendendo mortalmente i recensori della Michelin. La cosa accadeva nel 2017. Sei anni saranno una pena abbastanza lunga? No, perché se i francesi non se ne fossero accorti, lo chef ligure-olandese di strada ne ha fatta.

Laqua by The Lake

Lo chef Gianni Bertone nel bellissimo ristorante sul lago d’Orta sembra destinato a uscire dal cono d’ombra (non certo piccolo) del mentore Antonio Cannavacciuolo e nell’ultimo anno ha suscitato talmente tanti consensi da far pensare che possa entrare tra gli stellati.

Autem

Luca Natalini è stata una delle più piacevoli scoperte dell’ultimo anno a Milano, anche se poi un novizio non è. La sua pasta in bianco di via Montenero è uno dei piatti più chiacchierati del 2023. Basterà per la stella?

Verso

Restiamo a Milano con i fratelli Capitaneo e con il loro quasi “secret restaurant” in piazza del Duomo. Remo e Mario, molti anni da Enrico Bartolini, hanno convinto in molti con la loro formula informale e divertita. Avrà convinto anche gli ispettori più temuti d’Italia?

Lorto

Il ristorante del resort Nordelaia a Cremolino, nel Monferrato, è guidato dal bizzarro estro dell’anglo-scozzese Charles Joshua Pearce, con la sua cucina di zappa e stagione. Non crediamo di sbagliare dicendo che sarebbe la prima stella italiana per uno chef che arriva dalla perfida Albione.

NIN

È partita ad aprile la nuova avventura di Terry Giacomello, nel ristorante del Belfiore Park Hotel a Brenzone, sulla sponda veronese del Garda. Il suo sguardo latterale e la sua ricerca incessante sono sempre quelle e la stella appare nel destino.

Io

È il ristorante piacentino dove ha trovato casa Luigi Taglienti dopo l’addio a Milano. Passando dalla metropoli alla provincia, il linguaggio si è fatto più tradizionale e meno scandaloso, ma dopo una partenza un po’ in sordina potrebbe quest’anno ritrovare un macaron.

Ristorante Dina

Potrebbe essere l’ultimo regalo alla Franciacorta, terra che ha ospitato per tre anni la presentazione della guida rossa, una stella al ristorante di Alberto Gipponi, uno dei più talenti più avanguardisti e personali della nuova generazione.

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