Chi conosce l’East Village e percorre la East Third street, magari per arrivare al Newyorican Poets Cafe da pochi mesi si trova di fronte una scena nuova: gruppetti di persone in conversazione di fronte al Gaia Italian Café. Il piccolo storefront di Gaia Bagnasacco si trova infatti proprio dirimpetto a uno dei community garden della zona, e spesso chi viene a prendere un panino o una lasagna ne approfitta e va a goderselo là, altre volte invece gli avventori si siedono sulle sedie o la panchina di fronte all’insegna tricolore. In ogni caso Gaia Italian Café ispira un’irresistibile atmosfera conviviale. E si pone anche come detonatore di scelte consapevoli. Il perché ce lo ha spiegato la stessa Gaia Bagnasacco.
Dove hai imparato a cucinare?
Quando cresci in una famiglia italiana, ci sono buone possibilità che la tradizione ti venga insegnata dai nonni con la loro disponibilità di tempo e di amore che spesso si traduce in un pasto caldo bello e pronto oppure in una ricetta che esegui prontamente come un gioco; e ci sono anche buone possibilità che lo svolgersi della vita, con le sue problematiche, avvenga proprio intorno a un tavolo o in cucina, il vero “focolare” della casa. E proprio intorno a un tavolo ho imparato dalla nonna prima e dalla mamma poi (generazione dopo generazione come ogni tradizione insegna), a preparare da mangiare, quasi un rituale perpetuato nel tempo: divertimento prima e conoscenza dopo. E sempre intorno a un tavolo discutiamo di politica, vita, amicizia, amore come se la convivialità ci aprisse a ricchezze e insegnamenti per l’anima. Non pensavo che un giorno ne avrei fatto una professione. Forse avrei dovuto capirlo, perché fu proprio mia nonna a darmi il nome Gaia.
Un nome che ha per te un valore speciale
Gaia è la Madre Terra, deriva dal greco e a Lei credo oggi dovremmo guardare prima di agire seguendo le nostre abitudini: sarebbe bello spogliarci per una volta di ogni intellettualismo culinario e non, per sostituirlo invece con la semplicità di ciò che si sprigiona usando la saggezza della tradizione che a volte vuol dire rinunciare ad avere tutto e subito, per far spazio al volersi bene come comunità, così come la terra continua a ripetere i suoi frutti anche se sempre più affaticata. Il rispetto delle stagioni creava un tempo di riposo per la terra… oggi invece non ci sono più intervalli, sembra, solo una corsa frenetica ad avere quello di cui abbiamo bisogno.
Una cosa su cui hai riflettuto a lungo...
In questi ultimi venti anni, osservando quello che stiamo creando nel mondo come umanità, ho maturato, dentro di me, il desiderio di difenderci dall’eccesso cui ci siamo lasciati andare, dalla centralità che l’uomo ha imposto per se stesso nell’Universo e allo stesso tempo di guardare e proteggere la Madre terra, così affascinante e generosa nelle sue dinamiche e così abusata da noi umani e da tutte le nostre esigenze. Per guardare al futuro dobbiamo fermarci e rivedere anche come mangiamo, limitarci nel comprare e fare scelte consapevoli. Ci potremmo chiedere prima di acquistare: “È necessario?”
E questo lo hai riportato nel tuo locale?
Sì, l’idea del Gaia Italian Café nasce dal desiderio di diffondere la cultura e la tradizione culinaria italiana, ma anche l’educazione e il rispetto per l’ambiente, e nasce dalla necessità di creare una comunità. Arrivo da una formazione classica e umanistica: i miei studi mi hanno portato sempre a confrontarmi con delle tematiche volte alla conoscenza e alla cura dell’uomo, della sua natura e delle sue relazioni con l’universo e con l’altro da sé.
Quali sono nella pratica i concetti che porti in tavola?
Il Gaia Italian Café fin dalla sua nascita ha stampato, sulla prima pagina del menu, alcuni concetti chiave su cui il business ha creato la sua filosofia di azione e reazione, stimolando la sua comunità a interrogarsi sulle tematiche attuali e a farlo con gioia intorno a un tavolo e con amici, magari. In fondo Lucrezio stesso ci insegna nel “De rerum natura” di come i medici, quando danno ai fanciulli il ripugnante assenzio, cospargono l’orlo del bicchiere con il miele, così anche noi giocando cerchiamo di educare ed educarci a una visione più ampia.
Quali sono questi punti chiave, puoi dircene qualcuno?
Ecco un esempio di alcuni punti indicati sul menu
GAIA È LA MADRE TERRA
Vogliamo celebrarLa. Siamo ospiti su questa terra, non la possediamo e crediamo che dovremmo imparare a rispettarLa di più.
SIAMO UNA COMUNITÀ
Abbandona l’ego ma mantieni la tua personalità. Siamo una comunità e dobbiamo aiutarci, condividere e supportarci a vicenda. Il pane è limitato solo quando ne vuoi ancora.
SIAMO QUELLO CHE MANGIAMO
Il cibo influenza il nostro umore e il modo in cui ci relazioniamo alle persone e all’ambiente. Scegliamo la qualità e la freschezza invece della quantità e la dieta mediterranea come risorsa primaria per il nostro corpo e per la sua capacità di bilanciare gli ingredienti e di conseguenza i ritmi della terra.
CONTIAMO LE BENEDIZIONI
E non quello che non abbiamo o che non possiamo avere. Spesso ci dimentichiamo di ringraziare Madre terra e diamo tante cose per scontato. Un approccio di ringraziamento e un uso consapevole dei prodotti può beneficiare tutti.
In passato varie testate newyorkesi come New York Magazine e New York Post hanno parlato della tua etica. Puoi farci qualche esempio pratico di come questo si declina nel tuo locale?
L'idea che è alla base è considerare la possibilità che il cibo fresco finisca, prima o poi, poiché non si può produrre in continuazione solo per creare profitto economico, e che per quanto un negozio è un servizio al cliente, l’anima del business non può allontanarsi da alcune etiche necessarie. I nostri clienti sanno che la lasagna a un certo punto può finire e devono aspettare il giorno dopo o che il pane che facciamo deve essere diviso anche con altri clienti quindi non può essere chiesto due volte o in quantità maggiore di quello che diamo.
Ma questo ha anche a che vedere con il servizio?
Il Gaia Italian Café nasce dalle ceneri di un altro locale omonimo, che è stato per quasi dieci anni su Houston Street, lì all'inizio ci rifiutavamo anche di fare cibo da asporto, e invitavamo solo l’esperienza all’interno del locale. Non solo: avevamo persino tolto il servizio, perché l’essere serviti a volte crea, nelle persone, un senso di superiorità e di divisione sociale; i clienti ordinavano al bancone dove ricevevano piatti, bicchieri e posate, la pietanza invece veniva portata al tavolo.
Adesso invece avete cambiato: solo cibo da asporto. Ma di che genere?
Sì, il locale è piccolissimo, e funziona solo per il take away. Facciamo panini, ma anche lasagne, polpette, peperoni ripieni...
Sono scelte talvolta difficili da far capire. Come ti inserisci nell’East Village?
Dopo un difficile inizio qui, territorio americano, in cui il servizio è alla base di tutto, sono molto grata alla comunità che ha resistito a queste sollecitazioni e anzi ha fatto una cassa di risonanza portando altra clientela. Intorno a questa formula è nato Il Gaia Italian Café, una nuova piccola location e questa volta solo da asporto, e rigorosamente usando contenitori biodegradabili. Credo che nella vita il rapporto con la comunità e con il quartiere sia fondamentale ai fini di sviluppare un senso di appartenenza e di amore per quello che viviamo e che ci circonda.
Chi sono le persone con cui condividi questa esperienza?
Sin dall’inizio abbiamo anche guardato alla formazione di giovani e di donne di ogni cultura, persone che avessero la passione per la cucina e il desiderio di dare amore alla comunità. Ci è interessato più quella che l’italianità del personale. Per noi era importante avvicinare all’esperienza della cucina italiana e creare dei percorsi di crescita a diversi giovani, anche con delle difficoltà: iperattivi o autistici o con il deficit dell’attenzione, perché la cucina insegna molto sulla vita e su come essere parte di una comunità ma anche di come essere consapevoli di se stessi e delle proprie potenzialità.
Come è andata?
È una gioia poter guardare alla gioventù con fiducia e insegnarli a correggere gli errori e a correggersi, a non perdere fiducia, a chiedere aiuto se necessario: ognuno viene chiamato a confrontarsi con azioni e modalità che richiedono attenzione, logica, creatività, osservazione, disciplina e tanto tanto amore. Sono 13 anni - ad esempio - che il mio chef, Kevin Espinal è con me, arrivò quando aveva 16 anni e ora è un papà con due bambine, è un amante della cucina ed è il mio braccio destro che mi sostiene nell’attività e che ogni giorno è in prima linea nel servire i clienti con amore.
Gaia Italian Café - USA - New York - 226 East 3rd street - +100 646 350 3977
a cura di Francesca Magnani