Secondo le previsioni dell'ufficio del turismo di Parigi, quest’estate la capitale francese aspetta oltre 15 milioni di persone in occasione dei Giochi Olimpici che si terranno dal 26 luglio all’11 agosto. Da mesi, infatti, la città è in subbuglio e in grandi preparativi, con lavori continui e strade chiuse per work in progress. Ma c’è qualcosa che, qualsiasi cosa accada, non cambierà mai le abitudini dei parigini, ovvero: passare del tempo in terrasse.
Terrasses: la nuova Parigi
In realtà non si tratta solo di una moda o di un costume, quanto di una vera e propria conquista: nell’era moderna, infatti, con la riorganizzazione urbanistica di Haussman, le vie di Parigi vennero ampliate e dotate di marciapiedi, dando alla città un nuovo respiro e una comodità inedita. Grazie a questi spazi nel corso dell’Ottocento si diffusero sempre più bistrot con terrasse esterne, che nel tempo sono divenute parte integrante della conformazione della città. Ma la rivoluzione non finisce qui: questo cambiamento permise anche alle donne di frequentare liberamente i bistrot e di partecipare al fermento culturale dei caffè che, fino a quel momento, erano stati luoghi per lo più al chiuso, dove la presenza femminile non era affatto ben vista. Da questo momento in poi, invece, le donne così come gli uomini, non hanno più smesso di popolare e dar vita alle terrasses parigine, sia d’estate che d’inverno: provate, infatti, ad andare a Parigi a gennaio e vedrete che le terrasses sono sempre e comunque piene di gente. Ma d’altronde in Francia il valore della liberté non può che essere sempre più forte di qualsiasi rigido inverno o bassa temperatura.
Il gusto dei tavoli all'aperto in città
Dunque, le terrasses parigine non hanno nulla a che vedere con i rooftop in stile newyorkese o con le altre forme di dehors più moderne e modaiole magari in mezzo ai parchi urbani o alla natura: le terrasses parisiennes sono quelle in mezzo alla città, in mezzo ai palazzi, agli incroci delle vie, lì insomma dove sono, dove devono essere e dove sono sempre state. Se infatti cercate su internet ne trovate una marea definite come oasi di pace in mezzo al verde o all’ultimo piano di palazzi con viste mozzafiato sulla città… Ma non è di quelle che stiamo parlando.
Terrasse e bistrot
La terrasse parisienne è quella tipica dei bistrot, con i garçon de café vestiti in bianco e nero, i tavolini piccoli e tondi uno attaccato all’altro e le sedie colorate in vimini. Queste sedie, durante la Belle Époque, ebbero una tale fortuna che vennero adottate non solo nei caffè, ma anche nelle case private e soprattutto in quelle delle famiglie borghesi. Ma attenzione: per distinguere le sedie originali, controllate sul retro dello schienale la presenza della firma dell’artigiano che le ha realizzate. Non sempre, però, ci si siede sulle sedie fuori, in terrasse, anzi; i veri parigini si riconoscono perché nei bistrot preferiscono mettersi al comptoir, ovvero al bancone, soprattutto quando sono da soli. Quando sono in compagnia di amici o parenti, però, allora è il momento di sedersi in terrasse, gli uni attaccati agli altri, in uno spazio intriso di socialità (ricordatevi a questo proposito di non fare mai polemica perché siete seduti troppo vicini al tavolo di fianco: è semplicemente questa la tradizione). Inoltre, i bistrot sono sempre aperti dalla mattina alla sera, senza interruzione e nella maggior parte si può mangiare (e ovviamente bere) a qualsiasi ora. C’è un’altra differenza molto importante tra comptoir e terrasse, ovvero il prezzo che seduti fuori è almeno due o tre volte superiore rispetto a quello al bancone, anche perché la tassa da pagare per avere il diritto alla terrasse è molto alta a Parigi, ma di certo fa la differenza. Eccome se fa la differenza! Tant’è che è usanza comune spesso scegliere un locale in base al fatto che abbia o meno la terrasse.
Il fascino della terrasse
Infine, ma non per importanza, c’è un’osservazione antropologica che possiamo fare, legata a una sorta di aspetto seduttivo che c’è nello stare seduti in terrasse, cioè nel guardare la gente passare e allo stesso tempo lasciarsi guardare da chi passa. Una componente “non detta” e forse mai esplicitata, ma che i parigini conoscono bene.
Dunque, di terrasses parigine ce ne sono (per fortuna!) un’infinità, per cui non possiamo che farne una piccola selezione. Ne abbiamo cercata quasi una per arrondissement, i distretti amministrativi in cui è divisa Parigi, che corrispondono più o meno ai vari quartieri e che sono il modo migliore per pensare e capire la città. Se prendete una cartina, vi accorgerete facilmente di come gli arrondissements sono disposti a chiocciola, cioè si parte dal primo, che è il centro, e girando intorno in senso orario si completa tutta la forma a spirale fino al ventesimo…
Bistrot e Café: i migliori in pieno centro
Iniziamo quindi dall’inizio, ovvero da un’istituzione nel primo arrondissement: il tipico caffè parigino Le Nemours, con la sua terrasse esclusiva sia per la posizione, tra Louvre, Operà e Jardins du Palais-Royal, che per la vista su place Colette e Comédie Francaise. A pochi passi, più intimo e nascosto, il piccolo Bar L'Entracte, con i suoi tavolini posizionati davanti al Teatro du Palais Royal, che lo rendono un luogo insolito e più appartato. A pochi passi, sempre in pieno centro, la deliziosa Place des Petits-Pères dove vi consigliamo il caffè Bar du Moulin con la sua terrasse davanti alla Basilica Notre-Dame-des-Victoires. Andando invece verso l’altra Notre Dame, quella più famosa, ci spostiamo sulla prima isola in mezzo alla Senna – l’Île de la Cité – dove c’è una delle piazze più belle di Parigi: siamo in Place Dauphine, dove qualsiasi terrasse sceglierete, andrà bene. Ma ora è arrivato il momento di raggiungere l’altra isola, quel gioiello che è l’Île Saint-Louis, dove per vari motivi si trova una delle migliori terrasse di Parigi, Le Lutétia: in primis, perché è una delle poche ad avere spazio davanti, cioè a non essere stretta tra le vie e a non avere passaggio di auto essendo chiusa al traffico da un lato; in secondo luogo perché i tavolini danno sulla Senna, con in più anche la vista sulla torre di Chatelet; e poi perché è il classico bistrot di quartiere, dove inizia la giornata per la maggior parte delle persone che vivono sull’isola. Non da meno è la storica Brasserie de l'Isle Saint-Louis che, aperta dal 1925, ha contribuito decisamente alla fama e al turismo dell’Île, soprattutto grazie alla sua meravigliosa terrasse con i tavolini un po’ al sole e un po’ all’ombra di un albero, anch’esso antico quasi come il locale. Infine dall’altro lato dell’isola c’è L’Escale, dove è importante anche la parte gastronomica visto che si mangia molto bene con un menu che cambia ogni giorno. E in più con una terrasse a picco sulla Senna, con vista su Notre Dame e sullo storico (e ancora eccellente) ristorante La Tour D’Argent.
Le insegne del Quartiere Latino
Andiamo verso il Quartiere Latino, dove vi consigliamo la Maison Cluny, sia per i suoi tavolini davanti al Giardino Medievale del Museo di Cluny, con le rovine delle terme romane e il museo Nazionale del Medioevo; sia per l’ottima cucina francese, sempre attenta alla stagione e con un tocco mediterraneo. Davanti ai Giardini di Lussemburgo, lo storico Au Petit Suisse, con una piccola terrasse ben esposta al sole, che per questo si riempie molto facilmente. Restiamo nel sesto arrondissement prima con il Café de la Mairie, un grande classico con i tavolini che danno sulla piazza, sulla fontana e sulla chiesa di Saint-Sulpice e poi con il tipico bistrot parigino La Palette, con una delle terrasse più amate del quartiere. Ci spostiamo verso Montparnasse dove, nella grande via con cinema e ristoranti, vi consigliamo una sosta a La Rotonde, uno dei più celebri caffè letterari, artistici e intellettuali, che riconoscerete subito perché tutto rosso. Ma eccoci giunti ad una delle terrasse forse più speciali che ci sia a Parigi, quella del ristorante La Fontaine de Mars, con i tavolini tutti disposti nella piazzetta intorno alla fontana, da cui il nome, e con una buona cucina del Sud Ovest della Francia (da provare il loro cassoulet e il confit de canard). E se vi affacciate nelle piccole vie dei dintorni, scorgerete la Tour Eiffel. Restiamo nelle terrasses che, oltre ad essere belle, sono anche indirizzi dove mangiare bene, come la Brasserie Lazare, uno dei migliori ristoranti della città, situato dentro alla stazione omonima, con lo chef Éric Frechon che propone i grandi piatti classici della cucina francese. Ci spostiamo nel nono arrondissement, una zona che sta vivendo una grandissima crescita, con locali che aprono di continuo; ma noi vi proponiamo uno dei caffè più antichi della zona, ovvero À La Place Saint-Georges, con una piccola e deliziosa terrasse nella piazza omonima. Anche il decimo è sempre più vivo e frequentato e qui vi consigliamo almeno una terrasse sul Canal Saint-Martin, come quella de L'Atmosphère, e poi una sosta a Le Réveil Du 10eme, un vero bistrot parigino di quartiere, con tavolini davanti al mercato coperto Saint-Martin, dove vi potrebbe capitare di incontrare l’attore Louis Garrel. Non è una novità, invece, che il cuore della movida parigina sia nell’undicesimo, soprattutto intorno a rue Oberkampf, dove ci sono un’infinità di ristoranti e locali, tra cui La Place Verte, che tutti conoscono soprattutto per la sua terrasse.
Il XIII arrondissement
Non si può dire di conoscere o di aver visitato veramente Parigi senza un giro nel 13esimo arrondissement, una sorta di banlieue dentro la città (basta osservare i grandi palazzoni che sono sorti) dove da visitare è La Butte aux Cailles, zona piena di opere di street art, studenti e locali, e dove si susseguono una terrasse dopo l’altra come Le Mêlécasse. A Montmartre, in tutta la piazzetta davanti al Théâtre de l’Atelier c’è la terrasse-restaurant Seveste, dove, perché no, dare anche un occhio alla programmazione del Teatro che spesso propone spettacoli molto interessanti. Il nostro tour delle terrasses di Parigi si conclude con una tappa cinematografica ai piedi della Basilica del Sacro Cuore, Au Soleil de la Butte dove, oltre a un ambiente accogliente e familiare, è stata girata anche una scena del film Appartamento Spagnolo.