La Deutsche Vita a Torino
Trovare un ristorante che proponga una buona cucina tedesca in Italia non è così semplice. Se in Germania i ristoranti italiani abbondano e sono nell’ordine delle migliaia, il conteggio inverso dà risultati decisamente più ridotti. Qualche locale di catena, soprattutto birrerie, che asseconda la voglia dei clienti italiani di ritrovare l’atmosfera dell’Oktoberfest vicino a casa e tutto l’anno, ma poco altro. L’eccezione si era materializzata una decina di anni fa per merito di due Frauen tedesche doc, che avevano messo su famiglia a Torino. Eravamo nel 2010 e l’apertura della gastronomia-ristorante La Deutsche Vita, su iniziativa di Sabine Schumacher di Münster e Claudia Franzen di Solingen, si conquistò addirittura una pagina sull’autorevole Welt am Sonntag. Poi passaggi sulla ZDF e Rai1, a consolidare la fama e il successo fra la clientela torinese di un piccolo locale che, complice la cordialità delle proprietarie – Claudia in cucina e Sabine ad accogliere in sala – la piacevolezza dell’indirizzo affacciato su un piccolo slargo nel cuore più antico del capoluogo piemontese e una deliziosa appendice esterna in un tranquillo cortile, era diventato un riferimento per tutti gli appassionati di cultura gastronomica germanica.
Nuova vita per La Deutsche Vita
Purtroppo la pandemia ha fatto molte vittime nella ristorazione cittadina e La Deutsche Vita sembrava essere una di queste. La salvezza, ovvero la continuazione di questa bella storia germanico-sabauda, è arrivata da Francesca, la figlia di Sabine che ha deciso di riprendere in mano l’attività assieme al suo compagno Ellis. Francesca, 28 anni, di cognome fa Garrone ed è cresciuta a Torino, ma ha studiato in una scuola alberghiera a Vienna e sempre nella capitale austriaca, dove si era trasferita da otto anni, si è perfezionata in pasticceria. Chiusure e riaperture si sono succedute nel corso dell’anno, ma l’8 dicembre il ristorante ha riaperto per l’asporto e con il passaggio del Piemonte in zona gialla ha debuttato anche il brunch domenicale (adesso, e per tutte le feste, ci si ferma di nuovo, pronti però a ricominciare con il nuovo anno). Per ora con una formula un po’alleggerita nell’offerta, ma con l’entusiasmo per ripartire a pieno regime appena sarà possibile. Ellis, 29 anni, di padre ghanese, è arrivato in Austria nove anni fa e ha fatto il suo apprendistato in diversi ristoranti fra il Tirolo e Vienna. È lui che ora ha in mano la cucina. “Questa è una grande occasione per far conoscere i miei piatti della tradizione austro-tedesca a Torino. Claudia Franzen mi ha passato qualche sua ricetta e mi ha dato dei suggerimenti su come organizzare la cucina, ma voglio soprattutto proporre la mia idea gastronomica.” Rispetto a prima non ci sarà più il bancone gastronomia dove anche i clienti del ristorante potevano scegliere e comporre i propri piatti, ma si punterà a preparare tutto al momento.
Cosa si mangia
Fra i piatti di Ellis ci sono gli Knödel di patate su funghi e speck, il polletto ripieno di Knödel, cipolle e speck con maionese al curry, verza e cumino, il Gulasch con Knödel, lo stinco, il cosciotto di pollo impanato, le frittelle di patate e carote con quark alle erbe e insalata di sedano rapa, mele e noci. Ad accompagnare il tutto gli immancabili brezel.
La sezione dolci è competenza di Francesca. In questo periodo natalizio si è cimentata con alcuni classici della tradizione, come lo Stollen che, sebbene originario di Dresda, è ormai diffuso in tutta la Germania. Si tratta di una pasta lievitata arricchita con frutta secca, mandorle e canditi, la cui prima ricetta, nella capitale sassone, risale addirittura al 1474 e rappresenta la convivialità natalizia in molte famiglie tedesche. Buoni anche i biscotti come i Vanillekipferl, i biscottini tedeschi alla vaniglia, gli Zimtsterne, i biscottini alla cannella a forma di stella. Si possono acquistare anche in confezioni regalo. Da gustare sul posto altre specialità come i Waffeln caldi con gli Spekulatius, mascarpone all’arancia e prugne, la torta di carote o la Swarzwälder nel bicchiere.
Sarebbe bello che l’avventura della Deutsche Vita potesse continuare con successo perché, nel tempo di un pranzo o di una cena - fra una polpetta, un’aringa, un würst e un boccale di pils - ci si poteva illudere di essere a Prenzlauer Berg o a Kreutzberg. E, in tempi di spostamenti interdetti, anche un viaggio a tavola non è cosa da trascurare.
a cura di Dario Bragaglia