Buongiorno, stavo cercando di prenotare una stanza da voi per la fine di settembre ma sul vostro sito non ci riesco, può aiutarmi?
“Eh … purtroppo non è possibile perché la struttura chiude il 24”
Il 24 di che mese?
“Di luglio”
E poi non riapre?
“Purtroppo non sappiamo cosa succederà”
Chiude anche il ristorante?
“Si”.
Il fallimento di un bel progetto
Basta una telefonata per avere la conferma della voce che circola da qualche giorno a Milano: l’uscita di scena imminente dal mercato della hotellerie e della ristorazione della struttura che appena due anni fa era apparsa come una delle novità più attraenti del panorama del capoluogo lombardo: l’hotel quattro stelle Excel Navigli e “Al Naviglio”, la joint venture tra Carlo Cracco e il veneziano Dino Scaggiante, officiata da Stefano Stoppani (Food&Beverage Manager del ristorante), già famosa per un'istituzione della gastronomia quale il leggendario Peck di via Spadari. In una struttura storica delle notti milanesi, affacciata sulle sponde del Naviglio Grande, la creatura di Cracco e Scaggiante sembrava puntare su una scommessa vincente, l’alleanza tra la ristorazione di qualità a un prezzo decente e una accoglienza che sapesse unire il confort alla abbordabilità. In realtà, lo chef ne era già uscito a febbraio scorso: quando evidentemente pensava già all'avventura romana che ora impegna le sua energie per organizzare tutto il food all'interno dell'Hotel Corinthia. E quando, evidentemente, il progetto milanese aveva già preso a scricchiolare vistosamente.
Non è stato raggiunto il target di incassi
Per due anni, dal debutto dell’aprile 2021, Excel – che partiva dalla esperienza dell’albergo omonimo a Milano 3 – e il ristorante annesso hanno cercato di farsi largo, in una congiuntura tutto sommato favorevole, contrassegnata dalla ripartenza con grandi numeri del turismo d’affari e di cultura sotto la Madonnina. Ma qualcosa, alla fine, non ha funzionato come previsto. Alle recensioni positive, tante, si sono aggiunte quelle più severe. I prezzi dell’albergo, certamente non proibitivi (a oggi, sul sito, una junior suite room viene offerta a 180 euro: peccato che non si possa prenotare), non hanno impedito giudizi impietosi sullo stato della struttura e sul costo della prima colazione. A questo pare che si siano aggiunti problemi di vicinato, con gli abitanti della case vicine assai contrariati (per usare un eufemismo) dai rumori provenienti dal dehors, che la ristrutturazione ha spostato verso la parte abitata del quartiere. Il target di incassi non è stato raggiunto, soprattutto sul fronte della ristorazione. E i conti si sono fatti pesanti fino a portare alla decisione dolorosa dell’alt.
Potenzialità nello storico spazio del Ca' Bianca
Peccato, perché la creatura si presentava carica di potenzialità e di potere evocativo. Era nata nel grande spazio del Ca’ Bianca, locale storico delle notti e soprattutto del jazz milanese, sopravvissuto – anche se con alcune traversie – alle trasformazioni della periferia milanese. Tra le premesse di successo c’erano gli ampi spazi, tra cui un giardino di duemila metri quadrati, e anche i nomi dello staff: Stoppani come food & beverage manager, ai fornelli Luca Pedata già testato alla Segheria di Carlo Cracco in via Meda.
Ma i gusti del pubblico e le sorti dei locali sono spesso imperscrutabili, la ricetta che fa di un buon ristorante un luogo di successo duraturo non ha la certezza di un algoritmo: neanche nelle mani di imprenditori bravi ed esperti.