La nuova sede di Berberè è ancora un cantiere, ma il conto alla rovescia è già partito: a fine aprile dovrebbe cominciare a sfornare le prime pizze. Un nuovo spazio, il ventiquattresimo tra Italia e Londra dei fratelli Aloe, si inserisce in un nuovo progetto d'ospitalità, «una realtà dinamica e dal respiro internazionale – la definisce Salvatore Aloe - perfettamente in linea con il nostro percorso di crescita, che punta alle principali città metropolitane con forte richiamo turistico, senza mai perdere il nostro spirito autentico: essere una pizzeria di quartiere». Stavolta il quartiere è San Lorenzo: «il luogo ideale per noi, un quartiere vivace e inclusivo, frequentato da giovani, persone che studiano e professionisti e professioniste internazionali, dove poter condividere il piacere di una pizza artigianale, preparata con lievito madre vivo e ingredienti di alta qualità». In menu ci saranno 16 pizze, dalle classiche come la Margherita a quelle vegetali, tra cui la Hummus (vegana) e la Norma, e poi sfizi da condividere, insalate e Montanarine fritte con vari condimenti, e quattro salse per intingere il cornicione. Tutti i classici del marchio, insomma, con una proposta pop, all'interno di uno spazio per l'ospitalità multiforme e originale, una delleinaugurazioni più attese nella capitale che si inserisce in un quartiere dall'identità molto definita, tra locali giovanilistici, buone insegne e l'esperienza già avviata di Sono House, grande membership house a poche centinaia di metri.

The Social Hub
Il quarto Social Hub italiano apre nel quartiere romano di San Lorenzo, un passo dalla stazione Termini e dai flusso di viaggiatori che percorrono le strade cittadine. L'area è quella della ex dogana, 10 mila metri quadri a un passo dallo Scalo San Lorenzo e dalla tangenziale che con la sua linea ha ispirato l'architettura del Social Hub.

Nato come Student Hotel ad Amsterdam, TSH è uno spazio di ospitalità ibrida, che integra il classico hotel (aperto dal 31 marzo) a strutture destinate a soggiorni a medio e lungo termine (da due settimane a 10 mesi), uno studentato (con formule da 1 a 12 mesi), un membership club (a partire da 121 euro al mese per accedere a tutti i servizi), un hub di coworking, aree di socialità, palestra, piscina, e un ampio spazio verde aperto alla città, con l'idea di porsi come un luogo di incontro oltre che di lavoro e di residenza: «ci piace pensarci come una piazza location, un luogo terzo rispetto alla propria casa e al posto di lavoro, un posto che risponde a diverse esigenze, prima di tutto quella della relazione tra le persone» dice Elena Cattani (head of real estate development Italy di The Social Hub) che aggiunge: «un posto in cui tutto questo è possibile». Un contenitore per changes makers (così è stato definito lo stesso Social Hub dal Financial Times) capace di generare un impatto positivo sul territorio.

La ex Dogana e gli spazi verdi
L'Italia diventa così la maggiore destinazione del brand che ha investito nel nostro paese 560 milioni di euro, di cui 114 per l'hub capitolino (dopo i due di Firenze e quello di Bologna, con alte aspettative di ritorno: si stimano almeno 4/500 members entro l'anno). Il progetto nasce nel 2016 con l'acquisizione dello spazio, e la costruzione della struttura secondo criteri di sostenibilità ambientale con tanto di certificazioni ambientali a sancirlo. La stessa che caratterizza il marchio che fa della rigenerazione urbana uno dei suoi obiettivi. Questo spiega l'investimento (2 milioni di euro) anche sullo spazio verde realizzato dal paesaggista Antonio Perazzi in co-design con The Social Hub: 2 ettari e mezzo, di cui la metà resa permeabile, con più di 300 alberi, molti di alto fusto per favorire la biodiversità e mitigare l’inquinamento urbano e arredare un parco aperto a tutti che si vuole porre come primo elemento di attrazione e coinvolgimento della comunità.

Della ex Dogana, disegnata nel 1924 dall'architetto Mazzoni, rimane solo la facciata all'ingresso dell'area, sullo scalo San Lorenzo, oggi ospita l'Accademia Italiana, progetto di formazione avviato ben prima che la struttura fosse operativa, «la prima parte degli investimenti è stata dedicata alla formazione, per aprirsi subito alla comunità» spiegano. Il resto, nella parte più interna, è un nuovo, sinuoso edificio firmato dall'architetto Matteo Fantoni, che segue l'andamento della sopraelevata celandola allo sguardo, e fa da ideale corona di questo spazio accompagnando il parco. Qui ci sono stanze (392), e le famose aree comuni: quelle al piano terra e nel piano interrato, con ping pong e biliardino, ma anche servizi come lavanderie e cucine a uso degli ospiti; al primo piano c'è il coworking con postazioni flessibili, 48 scrivanie e 15 uffici privati (da 4, 6 e 12 persone) e 7 sale meeting.

Il tutto marcato dall'interior design curato dallo studio Rizoma che riflette la filosofia della Blended Harmony, che fonde passato e presente, ma anche interno ed esterno in modo fluido. Poi c'è il grande parco che sarà anche sede di eventi, sotto la tettoia degli ex magazzini che definisce una piazza coperta a uso di tutti, parte integrante del parco. Il calendario non è ancora definito, ma promettono oltre 600 appuntamenti nel corso dell'anno, con iniziative destinate al corporate (tra queste anche delle cooking class). L'obiettivo, ancora una volta, è porsi come spazio per le relazioni, incubatore di idee, progetti, networking. Chi saranno gli ospiti? «Da romano mi aspetto di vedere molti romani, anche per i molti contenuti, eventi e iniziative che stiamo mettendo in campo» fa Michael Giuliano, Regional Director of Operations for Italy. Oltre a Berberè, ci sarà anche l'immancabile cocktail bar a bordo piscina, sul rooftop (iconico quello di Firenze), dove fermarsi per drink e tapas, anche questo aperto al pubblico (mentre l'uso della piscina durante il giorno è riservato ai membri del TSH e agli ospiti della struttura, come pure della palestra), insieme ad altre aree destinate alla ristorazione per ora destinate solo agli ospiti interni, ma che potrebbero anche essere accessibili, in un futuro, agli esterni. Come si immaginano già food truck nell'area esterna in occasioni speciali. Per ora si parte, per il resto vedremo.