Gli ingredienti promettono bene. Una splendida terrazza nel cuore di Roma di fresca apertura, una serata insolitamente ventilata, un gruppo di addetti ai lavori che si riabbraccia dopo parecchio tempo.
A fine cena, ci ritroviamo a ridere davanti a un infuso al limone che definire punitivo sarebbe davvero troppo poco, una sofferenza che solo metà del tavolo riesce a infliggersi: un assoluto amaro e ‘verde’ mal estratto. In tavola ci sono alcune mini bombette gommose alla crema per un abbinamento surreale.
Eppure, eravamo partiti carichi e baldanzosi, i tavoli sono ben distanziati, la vista preziosa sul Mausoleo di Augusto e sugli alberi del lungotevere rilassa anche l’anima.
Il nuovo ristorante di Niko Romito al Bulgari di Roma alla prova del Gambero Rosso
Ordiniamo tutti gli antipasti nel menu e peschiamo un ottimo Cinque Terre Bianco di Forlini Cappellini da una carta valida, varia e incisiva nelle scelte e con ricarichi non eccessivi considerato il contesto (continueremo con due gran belle bevute, l’Etna Bianco Kudos di Federico Curtaz e il Sabbie di Sopra il Bosco di Nanni Copè).
La melanzana glassata, pomodoro, basilico, capperi e olive spicca per un lungo retrogusto amaro, anguria, pomodori, ricotta alla piastra e olive taggiasche è poco legata nei sapori e nessun ingrediente spicca per aromaticità; l’insalata di astice blu, crema di zucchine, misticanza e pepe rosa è armonica ma altrettanto blanda in intensità e complessità. Meglio il vitello tonnato e la ventresca di tonno, regalano quella piacevolezza che gli altri antipasti nascondono.
Ci rifacciamo con la certezza del pane e l’ottimo olio. Ma sono i primi a sorprenderci. Spaghetti e pomodoro arrivano a una temperatura sbagliata, con una torretta che fatica su se stessa, il sapore ci spiazza: dolcezza e acidità pronunciata non si incontrano dall’inizio alla fine, il piatto è inoltre troppo asciutto; i tubettoni zucchine, menta e Parmigiano Reggiano non sono da meno, invece di rilanciarsi si siedono su una una consistenza e un sapore monotono e leggermente prevedibile.
Niko Romito al Bulgari, i secondi
Passiamo ai secondi, il filetto di manzo Marango al pepe verde ha un ottimo punto di cottura, ma l’abbondante salsa al pepe verde a copertura più che spezzare rende il boccone meno dinamico. Il secondo di chi scrive semplicemente non arriva, se non al secondo richiamo, quasi a ridosso dei dolci: la cotoletta di vitello alla milanese, con osso, è il piatto migliore della serata per panatura, cottura e succulenza.
Servizio non all'altezza: mancavano bicchieri e posate
Il servizio, invece, è tragicomico. Nessun cameriere ci chiede alcuna indicazione sui contorni a scelta indicati nei menu, per la cotoletta non arriveranno mai. Nessuno dei piatti è stato minimamente spiegato, semplicemente appoggiato sul tavolo.
In ordine sono mancati: bicchiere per il vino, coltello per la carne, ci siamo alzati da tavola per riempirci il bicchiere direttamente dal secchiello senza che nessuno reagisse. Per noi va benissimo, ma non sembra il protocollo in un luogo del genere. Nessuno è mai venuto a chiederci come fosse una sola portata. I camerieri sembravano lì per caso, come catapultati a pochi secondi dal servizio. In chiusura, i dolci non ci hanno impressionato. Tra la carta dei vini da dessert al calice spiccava un Maximo di Umani Ronchi 2021 a 16 euro accanto a un generico Chateau d’Yquem senza indicazione d’annata a 150.
Niko Romito al Bulgari: il rooftop bar chiude prima della cucina
A cena conclusa, vorremmo regalarci un gin tonic al rooftop bar, ma ha appena chiuso i battenti, è scoccata la mezzanotte.
Al netto del rodaggio iniziale, il Ristorante Niko Romito ha aperto i battenti da meno di due mesi, il senso d’improvvisazione e disorganizzazione è difficile da comprendere per un progetto complessivo da oltre 20 milioni di euro. I romani (e non solo) l'hanno atteso oltre 4 anni.
Niko Romito al Bulgari, giudizio, pagella e una domanda: che senso ha?
I problemi legati al personale sono noti e diffusi su scala nazionale, ma se un ristorante di questo calibro va incontro a tali difficoltà della sala forse la portata è ancora più profonda. Abbiamo mangiato nei Ristoranti Niko Romito a Shanghai, Pechino, Dubai (il migliore all’estero secondo la nostra guida Top Italian Restaurants) con un servizio mai di questo livello.
E, venendo ai piatti, ha senso riproporre la stessa cucina italiana codificata e pensata per l’estero in piazze iper-competitive come Milano e Roma senza alcuna localizzazione? Per chi ama profondamente la cucina del ristorante Reale, un’esperienza come quella che vi abbiamo raccontato fa male.
Prezzo medio: 110 euro (vini esclusi)
I nostri voti
Cibo: 5
Servizio: 4
Location: 8
Carta vini: 7