Nel 2015 Grub Street, l'inserto food del New York Magazine, ci consigliava 24 posti dove mangiare la pietanza preferita da tutti, al grido di "La burrata è il nuovo bacon!" e laudativi come, "The stuff is amazing". Otto anni dopo, la giornalista Tammie Teclemariam sulla stessa testata fa un dissing senza mezze misure, descrivendo la perla di Andria come un noioso blob insapore.
Si sono levati gli inevitabili cori di "Come osa!" indignati. Alt! Il senso dell'articolo in questione è una reazione al folle "hype burrata" e l'uso smodato nell'ultimo decennio nelle cucine a stelle e strisce. Il sottotitolo dell'articolo in questione, Possiamo farla finita con tutta sta burrata? non lascia dubbi: il latticino è stato talmente tanto inflazionato da essere passato da amazing a boring.
Burrata, la mania d'oltreoceano
L'autrice del pezzo si difende dicendo che il problema non è la burrata in sé, bensì il suo uso sfrenato da parte di molti chef d’oltreoceano. A suo dire, nel tempo il latticino e la sua popolarità sono diventati per molti cuochi una sorta di stampella a cui appoggiarsi.
"La 'burrata con...' è diventata così pervasiva nei menu della Grande Mela" spiega Teclemariam, "che ha preso il posto della Caesar Salad fatta con il cavolo riccio, come piatto forte dell'era farm-to-table".
La burrata è la rucola degli anni '20
Nel 2007 Enrico Vaime, compianto autore teatrale e radiofonico, nonché uno dei "padri nobili" della televisione italiana, entrato in Rai nel 1960, amico e sodale di Ennio Flaiano e di Marcello Marchesi, di Cesare Zavattini e di Luciano Bianciardi, componeva la sua biografia intitolata, Quando la rucola non c'era, pubblicata da Editoriale Aliberti. Da scrittore vero, con il dono della parola e dell'ironia, della sagacia e dell'intelligenza, Vaime sapeva catturare mode e idiosincrasie del popolo Italiano. La sua invettiva contro la super diffusione della rucola era una chiave di lettura della società di quel tempo.
"Quand’ero ragazzo io la rucola non c'era. O magari c'era, ma non dappertutto come adesso. Oggi senza rucola non si riesce a proporre un secondo. Non c’è pietanza che non venga guarnita, anzi 'adagiata su un letto di rucola'. Ai miei tempi i 'secondi' non si adagiavano. Si mettevano lì, su un piatto. Senza tante liturgie".
Burrata made in Usa
Quando un cibo, o un ingrediente satura menù e proposte, la reazione è quella. Delle parole della giornalista americana è inutile offendersi. Vent'anni fa, quando ancora arrivava in aereo dall'Italia, la burrata era una novità negli Stati Uniti. Oggi Lori Church, rappresentante della ditta del New Jersey, Lioni Latticini, afferma che le vendite sono aumentate negli ultimi cinque anni e che la popolarità duratura della burrata è dovuta in parte all'aumento della produzione su suolo americano. Forse per questo motivo la si accusa di essere "funzionale ma del tutto priva di sorprese". La burrata vera, quella pugliese, aperta al momento con la sua cremosa stracciatella mai fredda di frigo, accompagnata da gamberi rossi di Mazara del Vallo è un abbinamento immenso, che non teme né il passare del tempo, né l'abuso inflazionato in cucina.