A Napoli il Natale ha un profumo ben preciso. È quello penetrante del pepe, misto alle note dell’anice, alla freschezza del coriandolo e al tono esotico delle noce moscata. E se a questo mix si unisce un tocco di cannella e qualche chiodo di garofano quel che si ottiene è l’autentico pisto napoletano: un'aromatica miscela che costituisce l'ingrediente segreto dei dolci del Natale campano.
Le spezie del Natale nel mondo
Poco si sa sull’etimologia del termine pisto, probabilmente preso a prestito dal vocabolo spagnolo che indica una mescolanza confusa di parole, così come confuso è il miscuglio di spezie che aromatizza il Natale delle diverse parti del mondo: dall’anglosassone ginger bread, al tedesco lebkuchen, passando per il vin brulè diffuso lungo l’arco alpino o il francese pain d’épices, sono sempre le stesse spezie (cannella, chiodi di garofano, noce moscata, zenzero, cardamomo, anice stellato e talvolta le bucce di agrumi), ma dosate in maniera differente, a prestare i loro magici sentori ai prodotti che caratterizzano il Natale di ogni latitudine.
I dolci del Natale partenopeo
E in questa geografia dei profumi trova posto speciale il pisto napoletano. Una pozione a base di spezie pestate nel mortaio e tostate brevemente in padella che caratterizza susamielli, dolcetti dall’inconfondibile forma a S (forse in onore allo scrittore napoletano Luigi Settembrini), mostaccioli, morbidi rombi ricoperti di cioccolato, e roccocò, biscotti alle mandorle dall’arzigogolata forma a conchiglia, croccantissimi, quasi rompi denti. Un orientaleggiante incantesimo olfattivo che riconnette Napoli con il suo passato; che la riporta ai tempi in cui i marinai iniziarono a mescolare il prezioso bottino “aromatico” importato dall’Oriente per dar vita ad un pot-pourri che da 7 secoli anni costituisce la colonna olfattiva delle feste in stile napoletano. Un effluvio che dal giorno dell’Immacolata fino a quello dell’Epifania si sprigiona dalle cucine, pervade i vicoli e impregna l’aria della capitale partenopea.