Il cibo come un'arma. Come Oliviero Toscani fotografava l'enogastronomia per mettere a nudo le contraddizioni del mondo

13 Gen 2025, 11:50 | a cura di
Addio a Oliviero Toscani, il grande fotografo che ha raccontato il nostro mondo con immagini indimenticabili

Si è spento Oliviero Toscani, il grande fotografo che ha segnato l'Italia di fine millennio con le sue campagne shock. Camminavi per strada e a un certo punto ti arrivavano incontro foto di malati terminali, ragazze anoressiche, cuori in fila con arterie e ventricoli in bella vista, preservativi colorati ma anche suore e preti che si baciavano, bimbetti come angeli e diavoli, l'abbraccio tra un palestinese e un israeliano. Avevano tutti la stessa estetica semplice e un fondo bianco, marchio di fabbrica di Oliviero Toscani. Fotografo, designer, creativo, animatore culturale e di critiche sociali, lui che – carattere fumantino e istrionico – non amava l'insipienza. Le sue immagini potenti ti colpivano come una sberla in faccia, soprattutto nella stagione lunga e felice del sodalizio con Benetton, dal 1982 al 2000, diciotto anni nei quali ha messo i suoi scatti al servizio non solo del marchio veneto ma anche della società nel quale si inseriva – convinto assertore della moda come testimonianza del tempo – con la volontà di innescare una riflessione sui temi più attuali del nostro mondo facendone emergere criticità, complessità, poesia. Altro che immaginario da Mulino Bianco! Lui prendeva la vita vera, l'aggiustava un po' mettendone in posa gli aspetti più scabrosi, la centrava con la sua luce diretta, e poi ti obbligava a guardarla in faccia, a farti domande e a prendere posizione, costruire una tua narrazione intorno a quelle foto. A non voltarti dall'altra parte.

Gli scatti più famosi e la vita in campagna

Come nella foto della mano che tiene alcuni chicchi di riso. Pochi, quelli che in occidente rimangono spesso dimenticati sul fondo della pentola, ma che in qualche altra parte del mondo costituiscono il limite tra morire e vivere, o sopravvivere. Per uno come Toscani il cibo non poteva che essere un'arma potentissima di lettura del mondo. E lui l'ha raccontato con immagini manifesto come quella della ragazza anoressica, denuncia del sistema della moda che propone modelli estetici irraggiungibili e criminali, o come quando – nel 2014 – puntava il suo obiettivo sui prodotti a rischio di estinzione, quando ancora non si parlava di biodiversità alimentare ma già lui, a braccetto con Slow Food, dopo aver immortalato i prodotti, girava tra i corridoi del Salone del Gusto per cogliere i visi di contadini, allevatori e pescatori di Terra Madre, che lottavano per affermare il valore delle proprie tradizioni alimentari e l'urgenza di salvaguardarle, alla stregua di quanto fanno le donne e gli uomini della nostra ristorazione più verace e autentica, quella delle trattorie che anche ha fotografato per il Gambero Rosso, in una collaborazione che ha dato vita anche a ritratti di vignaioli, persone con le quali aveva più di qualcosa in comune.

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Dagli anni '70 viveva in una tenuta in Toscana dove coltivava la terra e allevava animali, produceva anche olio e vino, con etichette inevitabilmente essenziali. Il naturale come attitudine, non rigore dogmatico: non ne amava gli estremisti, non ne amava l'esasperazione, ma cercava la naturalezza come atteggiamento spontaneo e responsabile, come guardava al vino da osteria e alla leggerezza dello stare insieme; proiezione di quella essenzialità, credo estetico ed etico.

Foto di copertina Francesco Vignali

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