Studio e lavoro costante sulle varietà autoctone, incremento della qualità media delle produzioni, grande attenzione verso il consumatore finale. Questo è l'Abruzzo olivicolo di oggi, una regione fatta di aziende e professionisti che si mettono continuamente in gioco e capaci sempre di più di imparare gli uni dagli altri.
Dall'autoconsumo all'eccellenza olearia
Quando si parla di Abruzzo oleario ci si riferisce a un territorio che si conferma tra i più interessanti in fatto di extravergine di qualità e ciò è testimoniato dall'elevato numero di Foglie assegnate coi massimi punteggi. Quello che però più stupisce è la grande destrezza e dinamicità con la quale l’Abruzzo è stato capace di mettersi in discussione negli ultimi 10-15 anni, operando una piccola rivoluzione nella produzione di olio. Quello che prima era un territorio dove l’autoconsumo era la regola, oggi è una delle zone più interessanti e vivaci che riesce a combinare una produzione di alta qualità con packaging accattivanti e una grande attenzione verso il consumatore finale. A tutto ciò si aggiunge lo studio e il lavoro costante sia sulle varietà autoctone, come Dritta e Intosso i cui oli anno dopo anno incrementano la loro qualità media, che su quelle non propriamente tipiche come nel caso della Bella di Cerignola che da qualche tempo sta donando un nuovo stile e nuovi profumi ai classici blend regionali. Si tratta infatti di una varietà tipicamente da mensa, ma che quando viene lavorata bene riesce a regalare sensazioni vegetali e di leguminose che vanno dalle fave ai baccelli di piselli e asparago.