Il miele pazzo dell’Himalaya dagli effetti allucinogeni che viene raccolto rischiando la vita

19 Nov 2024, 12:24 | a cura di
Proviene dalla Turchia e dal Nepal ed è figlio di una particolare varietà di rododendro (differente da quella italiana che cresce sul nostro arco alpino)

Lo chiamano miele pazzo, proviene dalla Turchia nord-orientale e dal Nepal, è ottenuto da particolari varietà di rododendro e può costare fino a 400 dollari per un vaso da 200 grammi. Online si trova anche a meno e con tanto di analisi di laboratorio che ne garantisce l’autenticità e il contenuto di graianotossina, una neurotossina responsabile di effetti eufemisticamente indicati come inebrianti e curativi, in realtà allucinazioni e altre sensazioni non piacevoli che mettono a knock out per 12/24 ore chi ne consuma anche solo un cucchiaio.

Il miele pazzo dell’Himalaya

Arriva dal Nepal centrale e orientale vicino alle pendici dell’Everest ed è prodotto in primavera e in autunno dall’Apis laboriosa, l’ape mellifera più grande del mondo, di dimensioni tre volte superiori a quelle di un’ape operaia media, e può raggiungere i 3 centimetri di lunghezza. I favi sono dei grandi semidischi color giallo intenso lunghi fino a un metro, attaccati a rocce situate a oltre 2.500 metri d’altezza e ricoperti da migliaia di api.

Il miele viene raccolto dalle tribù nepalesi Gurung e Kulung a rischio della propria vita: devono raggiungere le pareti rocciose a strapiombo nel vuoto arrampicandosi su scale di canapa o di bambù lunghe anche 30 metri, a mani e piedi nudi, spesso senza indossare protezioni e impiegare corde di sicurezza, usando il fumo per stordire le api e bastoni per staccare i favi, che vengono fatti cadere in cesti sottostanti. Il miele che ne viene estratto è di colore rossiccio, ha un retrogusto amaro e soprattutto produce, mangiandone anche solo un cucchiaio, effetti collaterali come sensazioni di vertigine, formicolio, allucinazioni, nausea e vomito. L’esperienza viene raccontata nel film Il ragazzo e la tigre e spiegata nei dettagli in un video dallo youtuber turco Ruhi Çenet.

Rododendro - foto di Daniela Falco - Concorso fotografico organizzato da Osservatorio Nazionale Miele

Rododendro nell'arco alpino italiano - foto di Daniela Falco - Concorso fotografico organizzato da Osservatorio Nazionale Miele

Miele pazzo a prezzi pazzi

In Italia il mad honey non si trova in vendita nei negozi. Si può comprarlo online, ma a dissuadere non sono gli effetti negativi dopo averlo ingerito. Anche i prezzi sono altrettanto pazzi: da un minimo di 65 euro per un barattolo da 100 grammi, fino a 400 dollari per 200 grammi. Eppure, c’è qualcuno che lo acquista, per curiosità, per gli effetti psichedelici, per la fama – presunta – di Viagra naturale. Un miele difficile da produrre: le api devono fare circa 4 milioni di visite ai fiori per ottenere un chilo di questo nettare allucinogeno e, soprattutto, gli “honey hunters” delle tribù nepalesi rischiano la pelle per raccoglierlo, ma a loro va in tasca ben poco del suo prezzo di vendita.

Arma biologica nell’antichità

La tossicità e la capacità di “far sballare” del miele matto dipendono dalla graianotossina, sostanza tossica naturale presente in alcune piante della famiglia delle Ericaceae, come le azalee e alcune varietà di rododendri diffusi in Nepal e in alcune zone della Turchia, dove il “deli bal” – così è chiamato il miele matto nel Paese dei tulipani – viene prodotto a sud sulle montagne di Antalya e a nord sulle coste del Mar Nero.

Oggi la scienza ci dice qual è la sostanza responsabile della tossicità del mad honey, ma le sue caratteristiche erano ben conosciute nell’antichità tanto da venir usato come arma “biologica”. Una delle prime testimonianze dei suoi effetti è quella descritta nel 401 a.C. da Senofonte nell’Anabasi: soldati greci durante la ritirata dalle regioni asiatiche nella zona del Ponto, sul Mar Nero, trovarono favi di questo miele e dopo averne mangiato rimasero intossicati, incapaci di muoversi per alcuni giorni. Andò peggio a dei legionari romani che nel 67 a.C., quando invasero la regione del Mar Nero, furono intossicati da vino miscelato con questo miele lasciato appositamente lungo il percorso da soldati del regno del Ponto: ubriachi e nell’impossibilità di difendersi, i romani furono massacrati dai nemici.

Qual è la dose omeopatica?

Le tribù del Nepal impiegano il mad honey in piccole dosi per motivi rituali e per curare varie patologie, per i suoi poteri distensivi e inebrianti, e anche come afrodisiaco. «Se si prende la dose “perfetta” ci si sente lucidi, mentalmente attivi, concentrati e nello stesso tempo rilassati» spiega un giovane nepalese nel docufilm di Ruhi Çenet. Però se ingerito in grande quantità, oltre a provocare allucinazioni, può causare disturbi da avvelenamento fino a diventare letale. «Ma qual è la dose giusta? – si chiede Lucia Piana, biologa, esperta in analisi sensoriale del miele e in melissopalinologia – esiste una dose omeopatica? Gli effetti positivi sono nell’ambito della leggenda».

Rododendro italiano - foto di Daniela Falco - Concorso fotografico organizzato da Osservatorio Nazionale Miele

Rododendro italiano - foto di Daniela Falco - Concorso fotografico organizzato da Osservatorio Nazionale Miele

Il miele di rododendro italiano: nessuna tossicità. Lo garantisce uno studio

Il miele di rododendro italiano? Ha caratteristiche differenti, è chiaro, dolce e dal profilo aromatico delicatissimo, e soprattutto «non è tossico – precisa Lucia Piana – proviene dal Rhododendron ferrugineum e dal Rhododendron hirsutum, varietà di rododendro diverse da quelle del Nepal e da quelle che crescono nelle regioni della Turchia affacciate sul Mar Nero, il Rhododendron ponticum e il Rhododendron luteum». Uno studio italiano ha dimostrato che i nostri mieli di rododendro sono privi di graianotossine o con quantità minime tali da non comportare rischi di intossicazione.

La ricerca è stata condotta dal Dipartimento di Biomedicina Comparata e Scienze Alimentari dell’Università degli Studi di Padova insieme all’Osservatorio Nazionale Miele (di cui Piana è membro), pubblicata nel 2022 sulla rivista scientifica Food Control (il titolo: “Un approccio statistico multivariato per identificare i fattori che influenzano il contenuto di graianotossine nel miele di rododendro italiano”.

Nel corso della ricerca sono stati fatti diversi tipi di analisi (cromatografica, pollinica completa, sensoriale, HMF) su 125 campioni di miele di rododendro del concorso italiano Tre Gocce d’Oro, raccolti dal 2017 al 2019 in Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto, forniti dall’Osservatorio Nazionale Miele, e su un campione di “miele pazzo” turco acquistato online. Il livello medio di graianotossine rilevato nei mieli di rododendro italiani “positivi” era 119-668 volte inferiore a quello trovato nei mieli pazzi, “quindi la probabilità di una sindrome tossica acuta, in questo scenario, è remota”.

Mieli da incubo

Quello ottenuto da alcune specie di rododendro è solo il più famoso miele che contiene sostanze tossiche. È spiegato in un articolo – Mieli da incubo – scritto da Lucia Piana e pubblicato nel 2016 sulla rivista cartacea e online L’Apis, edita da Aspromiele. Casi di intossicazioni simili a quelli sopra descritti sono stati riscontrati in altri Paesi a causa di mieli prodotti da altre specie della famiglia delle Ericacee (Kalmia negli Stati Uniti, Agauria salicifolia nell’Isola della Réunion). Ancora più tossici, con conseguenze anche letali, alcuni mieli che contengono melata di Coriaria arborea, un arbusto neozelandese chiamato localmente tutu; la contaminazione con questa melata è stata occasionalmente riscontata – è scritto nell’articolo – anche nel famoso miele di manuka, prodotto in Nuova Zelanda e commercializzato in tutto il mondo.

Immagine di apertura: Foto di Andrea Romano - Concorso fotografico organizzato da Osservatorio Nazionale Miele

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