L’innalzamento delle temperature dovute al cambiamento climatico, con picchi che superano i 30 gradi, stanno trasformando l'Adriatico in un mare tropicale. E anche se questo fatto, potrebbe forse risultare piacevole per i bagnanti, purtroppo, non lo è per nulla per l'ecosistema di queste acque che non è affatto quello tropicale e che quindi subisce grande stress e gravi danni. Inoltre, l’Adriatico, come ben sappiamo, è un mare dai fondali bassi e questo peggiora ulteriormente la situazione.
Il mare Adriatico è troppo caldo
Le conseguenze di tutto questo sono il proliferare di specie aliene, come il granchio blu, per esempio, animali che sono sempre arrivati nelle nostre acque, ma che anni fa non si riproducevano perché erano troppo fredde, mentre adesso trovano un habitat perfetto. Nel frattempo, al contrario, si assiste alla moria di tante tipologie di pesci autoctoni e all'acquacoltura che diventa sempre più difficile.
Invasione di alghe e mucillagine
Le temperature troppo elevate stanno portando, però, anche qualcos’altro sulle rive dell’Adriatico: alghe e mucillaggine, una sostanza densa e viscida, formata da varie micro alghe, che si accumula sui fondali o in superficie. A raccontare cosa sta succedendo è il quotidiano The Guardian che ha ascoltato alcuni residenti di Fano, comune nella provincia di Pesaro-Urbino.
Sono loro a raccontare che già alle 7.30 del mattino la temperatura esterna è di 30°C: «Sono cambiate molte cose in 50 anni. Ricordo che il mare era molto più mosso, ora è per lo più piatto. E anche la quantità di pesci è cambiata e alcune specie non esistono nemmeno più» dicono. Quest’anno si aggiunge la mucillagine. L'ultima volta che la sostanza ha fatto una comparsa così significativa nell’Adriatico, è stata nel 1989, soprattutto nelle acque al largo delle città costiere dell’Emilia-Romagna. La sua presenza aveva fatto scappare turisti e bagnanti, ma al netto di fastidio di sentire il viscido sotto ai piedi, la mucillagine non è pericolosa per la salute degli esseri umani. Purtroppo, però, lo è molto, però, per la pesca.
Molluschi soffocati
Secondo i pescatori, infatti, l'invasione provoca gravi problemi al motore delle barche e blocca le reti da pesca. A farne le spese, sono soprattutto i molluschi: infatti, mentre la maggior parte dei tipi di pesce riesce a sfuggire a questo mix di alghe, esso riesce invece a soffocare cozze e vongole, minacciati anche dai granchi blu. Viene raccontato che in 40 anni non si era mai vista una temperatura così alta, anche perché i 30° si ritrovano anche in mare aperto. E che se in passato la mucillagine, poteva essere un problema per un giorno o due, adesso lo è per più di un mese.
I pescatori più grandi e organizzati strutturalmente ancora riescono a sopravvivere, ma quelli più piccoli indipendenti, più a nord lungo la costa, in località come Pesaro e la vicina Cattolica in Emilia-Romagna, se la passano molto peggio. Alcuni di loro hanno raccontato al Guardian che c’è molta rabbia e tristezza a vedere l'attività così ridotta, situazione peggiorata dagli alti costi e della pesante burocrazia con cui le persone devono confrontarsi.
L'esperto: non si torna indietro
Secondo Luca Mercalli, Presidente Società Meteorologica Italiana, intervistato dalla Stampa, dal punto di vista delle temperature questo è stato in assoluto l’anno peggiore per i mari mai registrato, tanto che il consorzio Copernicus che realizza la scala di riferimento delle temperature, ha classificato la situazione come «estrema». Mercalli, purtroppo, non dà grandi speranze: per l’esperto avremmo dovuto pensarci molto prima, almeno 50 anni fa quando sono stati dati i primi allarmi sul riscaldamento globale. Nessun ciclo naturale inevitabile ne è responsabile, dice, solo gli umani ce l'hanno al 100 per cento. Una inversione di tendenza, conclude, è impossibile: ciò che è possibile è, soltanto, una riduzione del peggioramento per evitare che la temperatura salga ulteriormente, diventando ingestibile dalle generazioni future.