Cento ettari di vigneti, 34 comuni, 13 aziende, 100mila bottiglie. È questa la formazione della neonata associazione della Doc Mamertino (Adm), il vino che prende il nome dal popolo guerriero che, prima e durante le Guerre Puniche, si stanziò nella provincia di Messina. E come 13 piccoli guerrieri, le aziende (tutte a conduzione familiare), dopo anni di silenzioso lavoro, si sono unite in un'associazione, il cui compito è spalleggiare la denominazione nata nel 2004 e portarla al riconoscimento di un Consorzio vero e proprio.
Piccoli e giovani
“Fino a questo momento i tempi non erano maturi, ma adesso qualcosa sta cambiando e con l'arrivo delle nuove generazioni in cantina (parliamo per lo più di under 40; ndr) è cresciuta la consapevolezza e la voglia di fare”, dice a Tre Bicchieri la presidente dell'associazione Flora Mondello. Una giovane, tra i giovani. Classe 1983, architetta per professione e viticoltrice per passione e tradizione familiare, spetta a lei il compito di traghettare la Doc verso il nuovo traguardo. “Siamo imprenditori coraggiosissimi” ci tiene a sottolineare “perché ci troviamo in una provincia che per tanti anni è stata abbandonata dalle istituzioni. Dalla nostra, però, abbiamo tanta voglia di fare e un territorio davvero ricco”. Una finestra spalancata sulle Isole Eolie, che dalla costa tirrenica risale dolcemente fino ai monti e ai boschi dei Nebrodi.
A dare una sferzata importante alla notorietà della denominazione, l'arrivo nel 2010 a Capo Milazzo - con vista Vulcano - di un fuoriclasse della viticultura siciliana, l'azienda Planeta, con tenuta La Baronia. “La decisione di Planeta, di investire nel territorio, ci ha incoraggiato ad andare avanti e a credere ancora di più nelle potenzialità nella nostra denominazione”, commenta la presidente dell'associazione che è, invece proprietaria di Gaglio Vignaioli, la cantina che, con 12 ettari di vigneti, è praticamente la più grande del gruppo. “Ci rendiamo conto che siamo piccolissimi nel panorama enologico italiano e siciliano” continua “100 ettari vitati è praticamente la dimensione di una azienda del trapanese. Ciononostante, la maggior parte di noi vende l’85% del prodotto all’estero, riuscendo a spuntare un prezzo franco cantina sopra ai 7 euro. Una condizione che ci fa onore, ma che ci deve far riflettere su quale deve essere il passo successivo: farsi conoscere anche sul mercato domestico”.
La valorizzazione del Nocera
Tra gli altri obiettivi a breve termine, la modifica del disciplinare per poter inserire anche la tipologia Nocera Mamertino (con Nocera in purezza). Al momento, infatti, l'utilizzo di questo vitigno è previsto solo “in tandem” con il Nero d'Avola. “Il Nocera è la nostra scommessa” continua Flora “è il vitigno più rappresentativo della Sicilia Nord Orientale, che ha un'ottima capacità di evoluzione e si presta a dare vini veramente contemporanei”.
Il nuovo disciplinare, inoltre, aprirebbe anche ai rosati e agli spumanti. Sebbene al momento il Mamertino sia quasi totalmente identificato con il vino rosso: solo 5 aziende su 13 producono anche la versione bianca (dai vitigni Grillo, Catarratto e Ansonica).
Obiettivo, Consorzio
Guardando più in prospettiva, invece, si punta alla fondazione del Consorzio, che potrebbe anche aspirare all'erga omnes (la rappresentatività dell'Associazione è già superiore al 70%) e che darebbe accesso ai fondi Ue per la promozione. I tempi? “Quelli della burocrazia: uno o due anni”, chiosa la produttrice-architetto. Intanto, però, dopo la presentazione ufficiale dell'associazione e la prima degustazione a 13 di Vinitaly, è in programma una giornata interamente dedicata alla denominazione messinese. L'appuntamento è a Palermo con il Mamertino Day. A breve la data.
a cura di Loredana Sottile