Colline del Prosecco Superiore: Patrimonio dell'Umanità Unesco. La proclamazione
Anno fortunato per l'Italia e per il Veneto. Dopo le Olimpiadi 2026 assegnate due settimane fa a Milano e Cortina, adesso arriva il marchio Unesco per le Colline del Prosecco Superiore. “A Baku, l’Assemblea mondiale Unesco ha assegnato alle nostre colline quest'ambito riconoscimento, da oggi quindi rappresentano il 55esimo sito italiano da proteggere e tutelare per l’unicità del suo paesaggio culturale”.
Con queste parole, Innocente Nardi il presidente del Consorzio di tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore ha annunciato l'entrata nella lista Patrimonio dell'Umanità: “Grazie al lavoro svolto da una squadra eccezionale capitanata dal governatore della Regione Veneto Luca Zaia, con il contributo dei Ministeri competenti e l’impeccabile lavoro del comitato scientifico, presieduta da Mauro Agnoletti, e, non ultimo, il supporto della Delegazione italiana Unesco, abbiamo raggiunto questo traguardo. Parlo di traguardo” continua “anche se il riconoscimento non rappresenta il punto di arrivo, ma un’importante tappa di un percorso che mira alla valorizzazione del patrimonio culturale, artistico ed agricolo presente in questo piccolo territorio, noto per il suo prodotto principe, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore”. Conservazione e manutenzione sono le parole chiave che il Consorzio ha lanciato, in osservanza delle indicazioni Unesco per i beni paesaggistici iscritti, in coerenza con l'obiettivo di un equilibrato e armonico sviluppo economico e sociale.
Il marchio Unesco, un iter decennale
Ma facciamo un passo indietro. L'iter per la candidatura era iniziato 2008 per volontà del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg che aveva avviato l’iscrizione del sito nella Lista propositiva del Ministero dei Beni culturali. Nel 2014 era stata costituita l'Associazione temporanea di scopo (Ats) e nel 2017 si era arrivati all'ufficializzazione della candidatura presso il Centro per il Patrimonio mondiale dell’Unesco di Parigi. Poi, lo scorso anno il rinvio, affidato alla parola: “Referral” pronunciata da parte della Commissione Unesco. “Non una bocciatura”, aveva subito precisato il Consorzio “altrimenti non avremmo avuto altre possibilità”. Rimandati al 2019, quindi. L'anno decisivo. L'anno giusto. Mentre le bollicine nostrane continuano la loro avanzata.
Un iter lungo, difficile e non al riparo da polemiche. Come i tanti attacchi mediatici legati all'utilizzo dei pesticidi, più volte finiti sulle cronache nazionali (e non solo). Le perplessità legate all'impatto della vitivinicoltura che ha cambiato faccia a intere provincie condannandole alla monocultura. Poi c'è la denuncia dei tanti (troppi, secondo la Tribuna di Treviso) soldi spesi: oltre 760 mila euro tra fondi regionali, provinciali, comunali e consortili. Tutti intoppi che non hanno fermato chi in questo riconoscimento ci ha creduto sin dall'inizio. E così due anni fa veniva presentato il logo ufficiale della candidatura. Un'immagine sinuosa che oscilla tra diverse sfumature di verde e tra le due anime del territorio: la zona delle alte colline e la parte collinare più dolce. Un'immagine che adesso non si farà più dimenticare.
L'area Unesco
In questi dieci anni, il processo di candidatura ha richiesto una revisione dei confini inizialmente proposti. Oggi il sito Unesco comprende la fascia collinare della provincia di Treviso, che dal comune di Valdobbiadene si estende verso est fino al Comune di Vittorio Veneto, ovvero una consistente porzione del paesaggio viticolo del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg.
La core zone (Valdobbiadene, Miane, Farra di Soligo, Pieve di Soligo, Follina, Cison di Valmarino, Refrontolo, San Pietro di Feletto, Revine Lago, Tarzo, Vidor, Vittorio Veneto) rappresenta il sito di maggior pregio per le sue pendenze.
In particolare quest'area è caratterizzata dai cosiddetti hogback, una serie di rilievi irti e scoscesi, intervallati da piccole valli parallele tra loro. Ed è qui che, in particolare, emerge il lavoro dell'uomo che ha saputo adattarsi e modellare queste ripide pendenze, grazie ai ciglioni, una particolare tipologia di terrazzamento, che utilizza la terra inerbita al posto della pietra. Il terzo elemento caratterizzante è il mosaico, dato proprio dall'intervallarsi tra questi tanti piccoli appezzamenti vitati e la presenza di elementi boscati e improduttivi, che funzionano come un’efficace rete ecologica in grado di fornire servizi ecosistemici di qualità. Attorno alla core zone, ci sono, invece, altri due areali: la cosiddetta buffer zone (Conegliano, Susegana e San Vendemiano) e la commitment zone (Cappella Maggiore, Colle Umberto, Codognè, Cordignano, Fregona, Godega di Sant’Urbano, Mareno di Piave, Moriago della Battaglia, Sarmede, San Fior, Sernaglia della Battaglia, Segusino, Santa Lucia di Piave e Vazzola), dove si possono riconoscere i caratteri principali della candidatura, ma con un maggior sviluppo dell’urbanizzazione.
I paesaggi culturali Unesco
Il paesaggio delle Colline di Conegliano e Valdobbiadene è il decimo sito al mondo iscritto alla categoria di “paesaggio culturale”. Prima di lui sono arrivati i riconoscimenti per Alto Douro (Portogallo), Tokaj (Ungheria), Pico Island (Portogallo), Lavaux (Svizzera), Langhe Roero e Monferrato (Italia), Champagne (Francia), Borgogna (Francia), Saint-Emilion (Francia), Wachau (Austria). Tutti e dieci i siti sono paesaggi culturali evolutivi, il cui risultato visibile è dato dall’interazione uomo-ambiente, un’interazione vitale, in continua evoluzione.
a cura di Loredana Sottile
foto di Arcangelo Piai