A partire dal 12 luglio, con ordinanza urgente firmata dal sindaco di Comacchio Pierluigi Negri, “gli allevatori di vongole titolari di concessioni in acque demaniali sono autorizzati a catturare e smaltire il granchio blu nelle acque di loro competenza”. Un’ordinanza attesa da oltre trecento famiglie del territorio per un problema, quello della proliferazione del granchio blu, che nel Delta del Po come in altre zone d’Italia (Argentario, Sardegna, ma anche Puglia e Veneto ad esempio) sta mutando velocemente e radicalmente l’ecosistema marino, rovinando l’economia di interi territori.
Il granchio blu in Emilia Romagna
In Emilia Romagna, dopo l’alluvione dei primi di maggio che ha riversato in laguna quantità enormi di acqua dolce, c’è stata una proliferazione incontrollata di questi crostacei, una vera migrazione dal letto dei fiumi al mare. L’attività predatoria del granchio, originario del Nord America, è iniziata indisturbata andando a distruggere la maggior parte degli allevamenti di vongole a riposo, compromettendo l’intero raccolto. Un disastro per l’ecosistema locale e per le famiglie che vivono di itticoltura.
Il granchio blu è una specie molto prolifica (le femmine arrivano a deporre fino a migliaia di uova in una volta sola) che nei nostri mari non ha predatori, potendo crescere dunque indisturbata. Con le grosse chele potenti, che usa come artigli per cibarsi, apre taglia e uccide tutto ciò che si trova davanti. Reti di protezione e vongole comprese. Lo chiamano l'alieno non solo perché è una specie estranea ai nostri mari, ma anche per via della sua forma e per la voracità con cui si muove sotto le acque, anche i laghi di Lesina e Varano in Puglia ne sono pieni a tal punto che i pescatori, assieme al Cnr, stanno cercando di renderlo appetibile anche in Italia da un punto di vista gastronomico in modo da dare valore alla sua cattura.
L'impiego gastronomico del granchio blu e l'intervento della politica
Questo è infatti uno dei problemi centrali: mentre in Nord America il granchio blu è riconosciuto come “prelibatezza” gastronomica, venduto e commercializzato a prezzi molto alti, questo non accade in Italia dove il suo valore è ancora troppo basso per incentivarne la commercializzazione.
All’ingrosso ha ancora poco mercato in Italia e gli unici che sembrano essere interessati all’acquisto sono gli asiatici che lo utilizzano nelle loro cucine. In realtà il granchio blu, se pescato al momento giusto, possiede una polpa molto gustosa e prelibata, simile a quella della granceola, che in cucina può essere trasformata ed esaltata con successo.
E come fare dunque di necessità virtù? Come risolvere un problema creando al contempo un’occasione di guadagno? Ci sta pensando - oltre che la scienza - anche la politica con una interrogazione parlamentare a firma del deputato ferrarese di Fratelli d’Italia Mauro Malaguti che propone, vista la situazione di estrema preoccupazione in cui si trova il suo territorio, di “creare uno stabilimento per la lavorazione e inscatolamento della polpa esportandolo oltre oceano”. Ai ministeri competenti Malaguti chiede quindi “se intendano attivarsi per cercare un coinvolgimento delle realtà imprenditoriali degli Stati Uniti che già si occupano della lavorazione della polpa di granchio, al fine di realizzare uno stabilimento a Goro che ne giustifichi una pesca intensiva e quindi coordinarne l’esportazione negli Stati Uniti”, o se invece “intendano intraprendere altre azioni di studio, contenimento e commercializzazione del granchio blu e/o prevedere incentivi e altre forme di tutela delle coltivazioni dei molluschi”. La cattura del granchio blu acquisterebbe così un doppio valore: salvare le famiglie che sull’itticoltura fondano il proprio lavoro e dare valore a un prodotto fino a oggi guardato solo come un problema. Qualcosa si è mosso.