Chi è il milkman inglese
Se la figura del milkman, in Inghilterra, ha finito per entrare nel folclore, relegata all’immaginario di un tempo che fu, la colpa è principalmente della concorrenza dei grandi supermercati. Ricevere fuori dalla porta di casa una bottiglia di latte in vetro, oggi, costa mediamente 30 pence in più di un brick acquistato al banco frigo della grande distribuzione. Eppure, fino agli anni Settanta, nel Regno Unito, i milkmen sono stati incredibilmente popolari. E il loro servizio porta a porta, a bordo di camioncini elettrici, ha scandito a lungo il risveglio mattutino di tante famiglie inglesi, affezionate al tintinnio delle bottiglie lasciate davanti all’uscio quotidianamente. All’epoca, il mercato del latte passava principalmente attraverso questa forma di acquisto, che fino all’inizio del 2020, negli ultimi anni, ha finito per conservare meno del 5% di quel giro d’affari un tempo tanto florido. La pandemia, e i conseguenti lockdown, però, hanno riportato in auge il ruolo dell’uomo del latte: durante il primo lockdown, la primavera scorsa, 716mila inglesi sono ricorsi ai servigi dei milkmen. E ora il servizio di consegna a domicilio delle bottiglie raggiunge stabilmente 672mila famiglie.
Il ritorno dei milkmen in Inghilterra
Il rinascimento dei milkmen – che oggi vedono tra le loro file anche qualche milkwomen – passa attraverso il boom dell’e-commerce, ma è stato favorito anche dalla necessità di recuperare i rapporti umani in un periodo così drammatico, facendo appello, nel caso specifico, a una figura molto amata fino a qualche decennio fa, rimasta nei ricordi d’infanzia di tanti inglesi oggi adulti. E infatti, come riporta il Times interpellando i nuovi milkmen degli anni Venti, non è raro che all’interno della bottiglie vuote a rendere, negli ultimi mesi, siano comparsi bigliettini e messaggi di gratitudine (ma anche cioccolatini e piccole strenne) da parte delle famiglie raggiunte dal servizio. Il mestiere del milkman, in Inghilterra ha finito per diventare iconico, sebbene quasi scomparso con l’evoluzione delle abitudini di consumo: in auge dalla seconda metà dell’Ottocento, nacque sin dall’inizio con l’idea di consegnare latte fresco porta a porta, e non ha mai cambiato formula, basandosi sul sistema del vuoto a rendere.
Un servizio sostenibile, a prova di pandemia
Anche questa accortezza, nell’ultimo anno, ha determinato la rinascita del servizio: l’abuso di bottiglie in plastica, cartoni e imballaggi – sdoganato dalla grande distribuzione e accentuato da molti servizi di consegna a domicilio – con il latte in vetro è scongiurato. E la sostenibilità del modello è tanto più accentuata quando gli uomini del latte arrivano ancora a bordo dei loro veicoli elettrici, sebbene al giorno d’oggi molti utilizzino mezzi convenzionali. Certo, il latte è più caro (ma spesso anche qualitativamente migliore) rispetto a quello acquistato al supermercato.
Per invogliare a sottoscrivere il servizio, dunque, i milkmen del nuovo millennio consegnano a casa anche formaggio e uova, e frutta e verdura all’occorrenza. E i pagamenti, anziché passare dai contanti lasciati nelle bottiglie vuote fuori dalla porta, sono regolati principalmente online, in un mercato presidiato da grandi realtà che hanno fiutato le potenzialità del rinato business, come Milk&More, che durante la pandemia è arrivata a consegnare, in un anno, 110 milioni di bottiglie di latte door to door, guadagnando 75mila nuovi clienti negli ultimi dodici mesi. L’aspetto più romantico della vicenda, invece, risiede nel fatto che alcuni dei milkmen di oggi hanno ereditato il mestiere dei loro nonni e genitori. E ora possono essere orgogliosi di esercitarlo, nonostante la fatica di un lavoro che li porta a uscire in piena notte per consegnare le bottiglie entro le 7 del mattino.
a cura di Livia Montagnoli