Sono passati vent'anni da quando Girolamo Sirchia, ministro della Salute del secondo governo Berlusconi, introduceva il divieto di fumo nei luoghi pubblici chiusi. Una misura storica che ha cambiato il volto di caffè, bar e ristoranti italiani, da quel momento senza più posacenere sui tavoli. A due decenni di distanza da quel provvedimento, la città di Milano ha introdotto una nuova normativa che estende il divieto di fumo a tutte le aree pubbliche all'aperto, e quindi anche ai tavolini fuori dai locali. Una novità che ha generato non poca preoccupazione tra clienti e esercenti di tutta Italia. Ma è davvero vietato fumare nei dehors o uscire fuori per concedersi una sigaretta? Dipende.
Il caso di Milano
Nel capoluogo lombardo il regolamento antifumo, introdotto nel 2020 e reso operativo gradualmente, ha raggiunto un nuovo stadio di applicazione. Dal 1° gennaio 2025, infatti, è vietato fumare in strade, piazze e aree pubbliche in modo da migliorare la qualità dell'aria e ridurre l'esposizione al fumo passivo. Oltre ai luoghi già off limits come fermate degli autobus e parchi, il divieto comprende però ora anche i dehors dei locali, che vengono considerati spazi pubblici. Un elemento che ha creato molte incertezze a livello nazionale, come spiega al Gambero Rosso Roberto Calugi, direttore della Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe): «C'è molta confusione in merito. Se si parla di Milano, il regolamento comunale parla espressamente di divieto di fumo applicabile alle aree pubbliche e quindi anche ai dehors dei locali, pur essendo di pertinenza di una struttura privata perché dati in concessione. Un bando che non provoca sanzioni ai proprietari, ma solo ai trasgressori. Tuttavia - spiega Calugi - la musica cambia a livello nazionale».
Cosa vale a livello nazionale
Già, perché nel quadro generale il principale punto riferimento rimane l'articolo 51 della legge 3 del 2003, che prescrive il divieto solamente nei locali chiusi. «A livello nazionale siamo fermi alla legge Sirchia», evidenzia il presidente Fipe. «È vero, è uscita una raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea pubblicata il 12 dicembre 2024 che invita a ampliare le politiche antifumo nei luoghi di lavoro chiusi e anche agli spazi all'aperto di ristoranti, bar, caffè e altri locali simili. Ma non si tratta di un parere vincolante». «La normativa nazionale» continua Calugi «rimane dunque quella della legge del 2005, anche se l’indirizzo europeo sembra suggerire che si vada verso un’estensione del divieto. Alla fine, però, l’ultima parola spetta agli esercenti, che possono decidere autonomamente di vietare il fumo nei loro spazi esterni, come già avviene per le sigarette elettroniche. È semplicemente a discrezione dell'esercizio commerciale».
Verso un futuro senza fumo nei dehors?
Allo stato attuale non esiste dunque una normativa nazionale che vieti il fumo nei tavoli all'aperto di bar e ristoranti, almeno per il momento. Negli scorsi mesi il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha infatti espresso l'intenzione di estendere il divieto a diversi luoghi all'aperto, seguendo l'esempio di alcuni comuni come Milano e Torino che hanno già introdotto lo stop, perseguendo l’obiettivo di tutelare i non fumatori e limitare i danni da fumo passivo. Una tendenza chiara verso un rafforzamento delle politiche antifumo, in linea con le raccomandazioni europee. Resta da capire se il legislatore nazionale sarà pronto a uniformare le regole su tutto il territorio. E, soprattutto, se il fumatore del tavolo accanto sarà disposto a magiare all'aperto senza cicca.