Maestro dell’Arte della Cucina Italiana. È questo il riconoscimento pensato nel nuovo disegno di legge presentato in occasione della fiera del Sigep di Rimini (l’esame alla Camera è iniziato il 15 gennaio) e dedicato agli artigiani italiani. Legge Massari. Così vuole chiamarla il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, in onore al maestro pasticcere che sarà il presidente della commissione che decreterà i professionisti più meritevoli.
È stato proprio Iginio Massari a chiedere a gran voce una norma che in altri paesi esiste da anni. La prima volta che ha tentato di collaborare con il governo era il 1997: «Non mi interessa fare politica», chiarisce subito Massari, «voglio solo che l’Italia sia all’altezza del resto d’Europa». Nonostante sia più a suo agio a parlare di pasticceria che di leggi di governo, è stato proprio il Maestro dei Maestri a dare il via a questa iniziativa.
Non è da tutti avere una legge dedicata. Chi è stato a coinvolgerla?
Veramente sono stato io stesso a chiederla, più e più volte. È dal 1997 che provo a far capire quanto sia assurdo che in Italia non ci sia un riconoscimento ufficiale per gli artigiani, i pasticceri, i cuochi. Si comincia dal cibo, ma dovrebbe esserci per ogni mestiere d’artigianato.
Un sogno rimasto nel cassetto per 27 anni.
Esatto, posso dire ufficialmente di aver quasi esaudito una richiesta del secolo scorso.
Ne è felice?
A me cambia poco, per l’Italia penso possa essere un punto di svolta. In Francia esiste da decenni.
Rincorriamo i cugini francesi, allora?
Non li imitiamo, ma li emuliamo. Dobbiamo equipararci, semmai anche superare. Non ho mai voluto imitare nessuno, non credo che la nostra pasticceria debba farlo.
È stato Lollobrigida, alla fine, a darle udienza?
Ho avuto un appuntamento con il ministro dell'Agricoltura, che mi ha esposto la sua idea, una proposta di cui avevo già discusso qualche anno prima con Giorgia Meloni.
Quindi Meloni è stata la prima a interessarsi alla legge Massari?
Veramente è stato Centinaio, quando era ministro dell’Agricoltura. Era entusiasta, poi non si è fatto più nulla.
E alla fine è arrivato Lollobrigida.
Sì. Ha viaggiato, ha le sue esperienze, si è accorto anche lui che mancava qualcosa in ambito artigianalità.
È stato lui a proporre il nome Massari?
Sì, è una sua idea.
Le fa piacere avere il suo nome accostato a una legge di governo?
Non faccio politica, non mi interessa. Questa legge è un qualcosa in cui credo, e che chiedo da 27 anni: l’ho fatto con ogni governo, e avrei continuato a farlo ancora, a prescindere da tutto.
Cosa succede se non si riconosce il lavoro degli artigiani?
La meritocrazia apparterrà sempre ad altri popoli, sarà sempre appannaggio di quei paesi che vogliono emergere. E che continueranno a farlo.
Cosa si aspetta da questa legge?
La verità? Nulla. A furia di aspettare, mi sono venuti i capelli bianchi. Comunque, a parte gli scherzi, spero possa essere un nuovo inizio per tutto ciò che riguarda il cibo.
Ha già un’idea su chi saranno i papabili colleghi in commissione?
Non ne so nulla.
In qualche modo, in politica c’è entrato. Ci sono colleghi che hanno reagito male?
Mi sembra che in tanti ora vogliano salire sul carro dei vincitori. Senz’altro, se tutto andrà in porto, starò sulle scatole a diverse persone.. . più di quanto non lo sia già.
Pensa di essere un elemento di disturbo?
Mentirei se dicessi il contrario, so di non piacere a molti. Io dico sempre che ho fatto la mia "corriera", non carriera. Ho intrapreso un viaggio, molti sono saliti a bordo, a qualcuno non è piaciuto. Fa parte del gioco.